venerdì 25 maggio 2018

Nooooo! L'avvocato nooooo!

Interrompo le trasmissioni ciclistiche e sfrutto i pochi minuti che mancano alla nomina del governo per una piccola digressione sulla  natura della crisi nella quale il nostro Paese versa da un paio di decenni, forse anche tre.

E che riprende alcuni discorsi che si fanno spesso tra amici e colleghi, ovvero la rivalita' tra settore tecnico e settore giuridico nella pubblica amministrazione.

A piu' di un osservatore non e' sfuggita l'inarrestabile tendenza all'amministrativizzazione che pervade la vita politica italiana, ovvero che la crisi si superi con leggi sempre piu' complesse che guidino gli amministratori nella cosa pubblica.

Per carita', il mio mestiere e' fare regolamenti, e se uno li prende come guida al comportamento e piattaforma di fair competition, come dicono gli anglofoni vanno bene.

Altrettanto pochissimo si rendono conto che fare telefonini in Cina o in Finlandia che parlino in tutte le parti del mondo con qualunque SIM, basta che li accendi, richiede un livello di specifiche tecniche da km di carta. Pero' queste cose valgono il risultato, si chiamano standardizzazione, e permettono di abbattere i costi realizzando l'interoperabilita' dei dispositivi.

Pensate solo il risparmio globale per aver adottato gli alimentatori USB uguali per tutti!

In Italia abbiamo invece adottato da tempo una brutta strada.

Invece di avere una regolamentazione a servizio degli obiettivi da raggiungere, abbiamo sviluppato una corpus giuridico ipertrofico e incoerente che mette i laureati in giurisprudenza in vantaggio rispetto al resto della popolazione produttiva, ovvero quelli che i problemi li risolvono sul serio.

Nella disfida quotidiana avvocato/ingegnere le prime figure sogghignano tenendo i codici in mano senza rendersi conto che spessissimo sono proprio quelli a tenere in scacco le forze produttive del nostro paese.

La prova e' lampante.

Infatti se i prodotti tecnici italiani continuano a funzionare nel mondo, aeroplani, elicotteri, navi, treni, automobili, motociclette, etc. etc., se l'Italia ha ottime infrastrutture (anche se ultimamente non e' cosi' facile), il settore giustizia, la filiera della legalita' nella sua accezione piu' ampia, e' in ginocchio.

L'arretrato giudiziario e' tale che siamo un paese nel quale chi ha torto preferisce andare in tribunale e chi ha ragione raggiungere un accordo extragiudiziale. Almeno un po' della sua ragione ce l'ha subito.

Gli ultimi interventi sulla normativa degli appalti rendono sempre piu' difficile avere le opere fatte, ne sanno qualcosa tutti gli amministratori. Non solo i ricorsi dei perdenti bloccano per mesi l'avvio delle opere aggiudicate, ma aprire contenziosi su tutto e' diventata una prassi.

Come disse un personaggio pubblico che stimo molto: "Una legge fatta da amministrativisti, non migliorera' le cose". Per non parlare delle virtu' taumaturgiche attribuite ai magistrati, vedi Cantone all'ANAC.

Se poi andiamo al penale siamo pieni di delinquenti a piede libero... qualcuno dice "Ma i reati diminuiscono". Certo, perche' abbiamo limitato fortemente la nostra liberta' con antifurti, catene, non lasciamo le bici per strada e a Roma le case con tutte le inferriate sembrano succursali di prigioni. Invece di mettere in galera i delinquenti ci mettiamo i cittadini onesti.

Detto, in maniera rapida e forse molto grossolana... pero' credo efficace.

Insomma, quando ho sentito il nuovo Presidente incaricato dire "Saro' l'avvocato degli Italiani" mi sono sentito morire... gli Italiani hanno bisogno di ingegneri, geometri, architetti, matematici, fisici, progettisti, poliziotti, industriali, imprenditori, contadini, agronomi, marinai, aviatori.

Gente che risolve i problemi veri, e questo e' particolarmente vero per la pubblica amministrazione.

In particolare perche' i laureati in giurisprudenza, i giuristi, sono persone come le altre, molti eccellenti e intelligenti, ma per loro forma mentis , non comprendono i principi profondi che muovono le organizzazioni.

Salvo eccezioni, ovviamente, e speriamo che questa sia una di quelle...

mercoledì 16 maggio 2018

Evviva San Giovanni C!

Dopo due anni di letargo inspiegabile (e inspiegato dall'ATAC), e' stata finalmente aperta la stazione di San Giovanni della Metro C.

Image result for san giovanni in lateranoUna distanza piccola da Piazza Lodi, ma una differenza di tipo sostanziale.

Infatti i cittadini del quadrante Prenestino Casilino finalmente si connettono via metro al resto della rete romana.

Che la mattina a San Giovanni  si riesca poi a trovare effettivamente posto sulla metro A scendendo dalla C e' tutto da dimostrare, ma cmq la possibilita' teorica almeno c'e', ed e' un grande passo in avanti, almeno dovrebbe essere, rispetto alla situazione attuale.

Infatti adesso come funziona? Bene, tutti prendono il 5 o il 14 e scendono a Piazza Vittorio in corrispondenza della fermata della metro A. Il tram, normalmente pieno fino a quel punto, perde il 75%  dei passeggeri di colpo.

Peraltro non credo che sia tanto piu' semplice salire sulla metro A a Piazza Vittorio piuttosto che a San Giovanni, se non che il tram porta meno persone e quindi probabilmente la cosa e' piu' semplice.

Ma la cosa importante e' che finalmente la metro C comincia a servire a qualcosa. Un po' di tempo fa un compagno di classe del liceo mi ha invitato nella sua nuova casa a San Giovanni. Scherzavamo e gli ho detto:

"Adesso ti aprono la metro sotto casa osi' puoi andare a Piazza dei Mirti in 5 minuti..."

"E' proprio quello che sognavo".

Questo breve dialogo riflette lo stato della Metro C, che fino ad adesso e' stata solo una metro che ha collegato  una periferia profonda ad un'altra meno profonda.

Per chi agognava un avvicinamento al centro di quartieri non ben collegati (non mi parlate di tra e trenini, pls) il piu' era ancora da fare.

Adesso va molto meglio, e cominceremmo ad avvicinarci ad un risultato decente se si aprisse la famosa stazione del Pigneto della linea ferroviaria Fiumicino Orte, connettendo la Metro C (Pigneto) con questa infrastruttura, visto che la stazione Tuscolana rimane in splendido isolamento... ma perche' aspettare (speriamo) il 2020? Invece di tante stronzate...

Rimane il problema dei tanti, troppi, nemici della metro.

Ancora oggi abbiamo un sacco di nemici della metropolitana. A cominciare dei fanatici del tram, che sciorinano argomenti da ferromodellisti piu' che da trasportisti. Il tram deve essere il nemico del bus, puo' competere con il filobus, ma non puo' competere con la metro per velocita' e numero di passeggeri trasportati. Sono cifre di un ordine di grandezza diverso, dove la metro trasporta 20 mila, il tram 2 mila... non so se mi spiego.

Il tram non puo' essere un mezzo strategico per Roma, e l'esperienza quotidiana lo dimostra.

Nei lavori della metro C c'e' stata l'opposizione feroce di Italia Nostra e di tutti quelli che non volevano i lavori sotto casa, essenzialmente di due categorie:

a) quelli che vivono in case del comune ad affitto quasi nullo al quartiere Monti... avete capito bene, quelli che non potrei mai vivere in un altro posto a 80 euro al mese...

b) cooperative di alti papaveri che non vogliono lavori sotto casa, tanto loro al centro gia' ci abitano...

Un capitolo a parte spetta all'Amministrazione Raggi, il cui primo atto, tra tutte le cazzo di cose che poteva fare a cominciare dallo spazzar via gli insediamenti abusivi, e' stato quello di metter in discussione la Metro C, con la scusa che qualcuno ci mangiava. Per fortuna la musica e' cambiata, ma Raggi e (specialmente) Meleo quando le vedo ancora mi fanno venire i conati di vomito.

Speciale mensione al giubilato Berdini che invece di collegare Casilino e Prenestino all'altra parte di Roma, voleva collegarli a Corviale... una botta di centrosocialismo da manuale, costante monito su cosa puo' accadere se si da' via libera a scie chimiche, novax e sovranisti vari.

Chi invece i lavori li subisce sulla propria pelle e' la categoria dei commercianti, i quali non sarebbero magari contrari alla metro, ma devono affrontare sconvolgimenti terrificanti del loro accesso al mercato per periodi di tempo non definibili. Li' credo che sia il vero problema e gli indennizzi (sempre legati al fatturato dichiarato al fisco) dovrebbero essere piu' che generosi.

E le biciclette?

Beh, innanzitutto la Metro, quindi C compresa, rappresenta un elemento fondamentale di noi che usiamo la bici pieghevole, quindi un aumento di connettivita' della rete e' tutto a nostro favore. La C poi e' la prima metro che ammette le biciclette a tutte l'ore, quindi fa parte ufficialmente del patrimonio ciclomobilistico della capitale.

Meno direttamente, la speranza di ridurre l'uso dell'automobile si basa sull'esistenza di alternative piu' convenienti, e la metro rimane l'unica percorribile per una citta' come Roma.

A dimenticavo... un grazie a Roma Metropolitane, che continua ad essere un centro di competenza fondamentale per la nostra citta', ben diversa da ATAC, AMA e altri, che invece andrebbero azzerati e rifatti.




sabato 12 maggio 2018

Tranquilli, le bici non pijano foco...

Roma Ciclista puo' confermare che non si ha notizia di casi nei quali una bicicletta, intendesi una vera,  non una elettrica, abbia preso fuoco.

Quindi potete continuare ad andarci con tranquillita' senza portarvi l'estintore.

Il bus dell'ATAC pero' e' tutta un'altra cosa.

Il climax e' stato toccato quando qualche genio ha creato l'immagine che orna questo post... la celeberrima copertina di wish you were here, tornata di attualita'.

Peccato che il livello culturale sia cosi' scarso che tutto sommato pochi, anche della mia generazione, se ne sono accorti.

Detto questo, come utenti, vicini e anche proprietari dell'ATAC dobbiamo essere alquanto preoccupati. O forse  sollevati perche' i comunicati sul sito www.atac.roma.it ci informano che il rateo di incendi di bus e' addirittura sceso del 25%.

Bene, sicuramente e' vero, tutto sta capire cosa si intende per incendio, ovvero un semplice fuoco nel vano motore oppure se stiamo parlando di un episodio che lascia appena il tempo ai passeggeri di scendere dal mezzo e lo distrugge totalmente, rischiando anche di far cuocere una povera negoziante rimasta intrappolata nel suo esercizio.

Comunque sia, la sequela di eventi stimola il safety investigator dentro di me a farsi qualche domanda...

a) Qual'e' il rateo accettabile di incendi di una ditta di autobus urbani?
Sembra che a nessuno interessi, non ho visto numeri o statistiche pubblicate...

b) Cosa fa incendiare un motore diesel?
Sicuramente non i vapori della benzina, ciononostante in tutti i motori gli incendi capitano per tre motivi di base: esplode una turbina, si rompe un tubo del combustibile, un corto circuito da' fuoco a qualche materiale che non dovrebbe trovarsi li'.

A quale classe appartengono tutti questi incendi?

Ci viene detto che questo incendio sarebbe originato da un corto circuito, che pero' deve aver dato fuoco a qualcosa di sostanzioso... isolante (che pero' dovrebbe essere ignifugo), oppure qualche accumulo di gasolio o spray di gasolio in uscita dai tubi... beh, la butto li'.

Quale che sia la cosa la manutenzione e' fortemente sospettata. L'idea base e' che per far quadrare i conti ATAC alcune sostituzioni di tubi possano essere state rimandate. Cose che permettono di risparmiare un po' a breve termine ma creano danni nel medio/lungo, tipo non cambiare olio alla macchina.

Oppure che qualcuno abbia acquistato tubi o cavi non a norma, o abbia messo nei vani motore isolanti non a specifica... Ancora, non conosco i motori dei bus e quindi la butto li'.

Come utenti e proprietari dell'ATAC avremmo ormai diritto a qualche risposta circostanziata.

Poi apprendo che e' cominciata un'inchiesta penale (probabilmente sulla scia delle ustioni riportate dalla negoziante) e quindi ormai tutti hanno il motivo ufficiale per non raccontare piu' nulla...

Vabbe' tranquilli, le bici non pigliano fuoco ma fino a nuovo ordine tenetevi lontani dai bus, e' meglio.

SE non sono loro ad acchiapparvi, ovviamente.



venerdì 4 maggio 2018

The return of the mortaccibus

Purtroppo continua lo scambio di cortesie tra ciclisti e mezzi del trasporto pubblico…
e a livelli mai visti prima debbo dire.

Che mi e’ successo?

Bene, andavo verso l’ufficio su Viale Castro Pretorio, tranquillo sulla destra come
previsto dal Codice, e soprattutto fuori dai coglioni degli automobilisti, quasi su di
una bikelane, quando arrivo in vista della fermata dell’autobus subito dopo Viale
dell’Universita’...

Mentre mi avvicino alla fermata mi si affianca un bus… appare subito chiaro che
non fa piu’ in tempo a superarmi prima della fermata, quindi la regola vorrebbe
che aspettasse 5 secondi che io sfili parallelo al marciapiedi per poi terminare
l’accostata e la fermata.

E invece no.

Accosta tranquillamente affiancandosi a me tanto che alla fine devo frenare,
fermarmi, e lasciarlo passare per non essere schiacciato contro il marciapiedi.
Una vera prepotenza.

Ovviamente la cosa non me la tengo, lo supero e mi affianco alla cabina di
guida, facendo con la mano il segno internazionale che significa ma che
cazzo stai a fa’?

Ora, se c’e’ una cosa che fa incazzare un automobilista, e’ un rimprovero
chiaro e incontestabile… quando ti beccano con le mani nella marmellata.
Embe’ che si aspettava, che scappassi impaurito?

Vabbe’, la guerra dei gestacci e’ andata avanti un altro po’, poi alla fine ho
lasciato perdere, anche perche’ avevo una riunione presto e cmq di li’ a
poco si sarebbe passati alle mani.

Tanto lui lo sapeva benissimo di aver fatto una porcata, l’unica cosa che
gli scocciava e’ che sperava di cavarsela inosservato. Avessi avuto con
me la gopro francamente un filmatino all’ATAC lo avrei mandato.

Morale? Beh, se rivedete indietro nel blog, vi e’ una casistica abbastanza
diffusa di autisti proprio stronzi. Qualcuno forse per celia, dico senza rendersi
conto, altri che effettivamente ce l’hanno con noi ciclisti.

Un anno fa circa mi era capitato ‘nantro stronzo sulla Prenestina che superavo
tranquillamente al semaforo, e questo ogni volta mi passava facendomi il pelo
(a strada vuota), fino a quando, dopo la terza volta, al semaforo di Villa dei Gordiani
l’ho affiancato e gli ho chiesto, visto che aveva il finestrino abbassato, perche’ stesse
facendo cosi’ lo stronzo. Ovviamente apriti cielo…

Magari era lo stesso di oggi, chissa’, non sono tanto fisionomista.

Purtroppo, a fronte di automobilisti nettamente migliorati nel rapporto con le bici,
si continuano ad avere individui particolarmente nocivi. Convinti che le biciclette
non debbano girare per strada…

Eppure il piu’ delle volte sono io ad essere rallentato dalle auto e non viceversa...

martedì 1 maggio 2018

Lobby anticiclista al lavoro?

Andando a trovare la genitrice a Nettuno ho percorso il tratto di Litoranea che unisce Lavinio ad Anzio.

Alcuni tratti di questo litorale sono piuttosto belli. Addirittura i campi agricoli sono stati miracolosamente salvati e tra la strada e il litorale non vi sono costruzioni.

Sono posti che hanno visto i miei primi usi della bicicletta come mezzo di trasporto, quando intorno ai 13 anni andavo a trovare il mio amico Roberto, successivamente compagno di classe al liceo, nei torridi pomeriggi di luglio.

Un posto ideale per farci, finalmente, una pista ciclabile.

Ma c'e' bisogno di una pista in quel punto? Decisamente si', questo tratto di strada e' un rettilineo stretto
e piuttosto frequentato dalle auto.

Una pista in quel punto avrebbe il pregio (e lo avrebbe gia' fatto da parecchio in parti piu' progredite de ns paese) unire l'abitato di Lavinio a quello di Anzio, in modo da permettere la pedalata in sicurezza.

Anche di notte, e anche ai più giovani. Ricordo che poi Nettuno e Anzio sono a loro volta collegati da un'altra bella pista ciclabile cui questa si sommerebbe.

Bene, già durante l'inverno avevo notato che vi erano in corso lavori di rifacimento, o meglio di costruzione, del marciapiede.Dal tipo di lavoro fatto speravo che si trattasse della posa della mitica pista ciclabile...


Ebbene, il risultato è quello che vedete nella foto, ovvero una qualche cosa che è grossa come una pista
ciclabile, costa come una bella pista ciclabile, e non permette la ciclabilità, almeno legalmente.


Anche l'utlizzo abusivo, che si preannuncia copioso, sara' fortemente limitato dalla presenza delle
panchine, e dalle rampe degli scivoli che sembrano avere pendenze superiori ai 45 gradi, quindi parenti
molto stretti dei bordi dei marciapiedi.


Uno si chiede, perché non fare le panchine su belle piazzole oltre la pista, ovvero tra la pista e la
staccionata? E perché fare queste rampe, che invece di aiutarti a salire e scendere ti fanno fare dei salti
niente male?


Andando più avanti Ho scoperto il cartello dei lavori, che immagino sia applicabile anche al lotto gia'
concluso, e vedo che questi lavori sono stati fatti nell'ambito degli interventi di riqualificazione del Litorale
lanciati dalla Regione lazio.


Ora... che senso ha costruire un marciapiede in mezzo alla campagna e non farne una pista ciclabile ad
uso promiscuo, prendendo ad esempio la citata e ottima pista che si stende all'interno del comune di
Nettuno fino ai confini del comune di Anzio?


Realizzazione che è ormai proverbiale, ha preso il posto di un marciapiedi poco frequentato è inutile, e
serve benissimo i ciclisti, i passeggiatori e i corridori.


Visto che abbiamo ben pochi quattrini per riqualificare il territorio, che senso ha spenderli per
un'infrastruttura che esprime solo il 40% delle sue potenzialità?


Più In generale cosa alligna nella mente dei committenti dell'opera?


Che dopo aver speso tutti quei soldi i ciclisti, anche quelli più piccoli, debbano essere ributtati in mezzo alle macchine? E con quale logica?


Boh!


Insomma, ci troviamo di fronte a un'altra occasione buttata, questa volta proprio soldi sprecati, che
invece in un altro paese sarebbero stati utilizzati per ottenere anche un'utilissima pista ciclabile


Ma la cosa più grave è che questo è un progetto della Regione lazio, e quindi suppongo che abbia
superato una qualche forma di vaglio da parte degli uffici di questa.


A questo punto i casi sono due: o c'è gente che ha problemi con il proprio lavoro (ma non credo),
oppure sono vere le dicerie che una lobby di anti ciclisti si annida nelle nostre istituzioni amministrative,
e sta attivamente contrastando lo sviluppo dell'uso di questo mezzo.

Non sono un complottista, ma stavolta...