lunedì 24 febbraio 2014

Un tragico fallo di reazione

A Milano è morto un tassista di 68 anni, dopo una lite con un pedone. Una storia tristissima.

A leggere il resoconto del giornale, il pedone stava attraversando sulle strisce pedonali, usecndo dal supermercato, con la moglie incinta di 8 mesi.

Un tassì ha probabilmente fermato all'ultimo momento. Il pedone ha reagito e ha tirato una confezione da quattro bottiglie d'acqua contro il taxi. Il tassista è sceso e me è nata una colluttazione.  Il tassista è caduto e ha battuto la testa. E' morto in ospedale.

Due famiglie rovinate.

Quella del tassista e quella del pedone, che sta, appunto, per diventare papà,

La storia, appunto molto triste, mi ha colpito perchè proprio oggi ho rischiato la pelle per due volte non in bici, ma semplicemente attraversando la strada sui passaggi pedonali.

Per ben due volte un automobilista ha "forzato il passo", ovvero ha cercato di modificare traiettoria e velocità per passare prima lui. Poi, passato uno, passano tutti... Ovviamente io non mi sono fatto intimidire è ho continuato sulle strisce, ma insomma, utte e due le volte mi sono dovuto incazzare. Ma se si finisce a litigare sul serio, questo è quello che può venire fuori.

Però se fossi un giudice una riflessione la farei... in questi casi andrei a vedere l'iniziatore dell'azione, ovvero chi e se, questo qualcuno ha violato grossolanamente le regole di convivenza civile.

E in genere gli addebiterei tutto il resto, o almeno, in un caso come questo (in attesa della conclusione delle indagini) gli concederei qualche generosa attenuante.

Con questo non voglio giustificare nulla, dico solo che il cittadino che reagisce alle violazioni delle regole andrebbe sempre sostemuto. Anche, e soprattutto, quando non finisce bene.

mercoledì 19 febbraio 2014

I padroni della strada

L’altra sera stavo tornando a casa con la BFold 7, quando imbocco una strada a senso unico, due corsie, alquanto breve (un paio di centinaia di metri)

Una delle corsie (la sinistra) è ostruita, a circa metà della strada, dal solito SUV parcheggiato in seconda fila di fronte ad un ristorante.

Mentre continuo tranquillo per la mia strada, sento (non ho lo specchietto sulla Bfold) che dietro a me si sta immettendo un bus. Immediatamente capisco che io e lui (il bus),nel punto della strada  dove è parcheggiato il SUV, insieme non ci passiamo.

Lo capisce anche lui, che mi da’ subito subito un colpettino di clacson, come a dire “attento che ci sono io”.... almeno questo è quello che capisco.

Io però, visto che sto sulla destra e vado tranquillo per la mia strada, non gli do importanza. 
Lui invece evidentemente non aveva intenzione di accodarsi e attacca la manovra di sorpasso, che, ovviamente, non è in grado di completare senza tagliarmi la strada.

Infatti si allarga,  mi supera con i primi tre metri di bus, poi, per non pigliare il SUV parcheggiato riconverge verso destra, forse pensando che io, intimorito, mi fermi.

Io non mi fermo e continuo a pedalare, e lui deve arrestarsi e darmi strada. Arrivato all’altezza della porta anteriore, comincia ad inveirmi contro.

Ovviamente gli rispondo con il gesto internazionale “ma che sei matto?” e continuo. E lì finisce.

Morale, abbiamo incontrato die padroni della strada: l’autista del SUV, che si fotte tutta una corsia, e quello del BUS, che prepotentemente vuole sopraffare la bicicletta.

Dei due non so’ quale sia peggio. La mia antipatia va sempre al quello del SUV, la radice di tutti i mali, ma se ci fosse stata una macchina invece di una bici l’autista dell’ATAC il sorpasso non lo avrebbe tentato proprio. Quindi è doloso il suo comportamento e non colposo.

E pensare che all’estero le corsie preferenziali sono aperte alle biciclette!

sabato 15 febbraio 2014

Prove di cicloprimavera

Dopo tanta acqua un po' di sole ce lo meritavamo proprio.

Peraltro colgo l'occasione per rendere onore a coloro che in queste settimane di pioggia hanno difeso il buon nome della categoria pedalando indefessi  sotto l'acqua, talvota letteralmente sott'acqua.

Io invece ho approfittato di questi giorni per far fare un po' di manutenzione alla bici e dare un po' di tregua alla prostata, e a rifarmi un nome di elegantone in ufficio, presentandomi coi "vestiti buoni".

Archiviato il diluvio febbraro, ci siamo improvvisamente trovati con temperature primaverili e fiorescenze diffuse. per l'aria il profumo di vegetazione in rinascita.

Se non nevica le  prossime settimane, siamo già alla primavera.

Passata la falsa partenza di mercoledì scorso, con il bel tempo noi ciclisti siamo tornati ad affollare le strade. E siamo anche parecchi. Per due giorni consecutivi mi sono aggregato ad altri ciclisti che facevano la mia stessa strada.

Siamo addirittura arrivati a quattro in fila indiana, cosa impensabile fino a qualche anno fa. Segno che in molti, sempre di più, stanno transitando ai pedali. Se continuiamo a crescere diverrà giocoforza realizzare piste ciclabili, altrimenti sarà Critical Mass tutti i giorni.

Si annuncia, quindi, una cicloprimavera.

Certo, a questo punto un po' di incoraggiamento ci vorrebbe proprio. Tipo inaugurazione di qualche pista a lungo attesa, o almeno l'avvio dei lavori. Quali? Io direi Nomentana (ciclomobilismo) e Roma Sud-Fiumicino (Cicloturismo). Bellissima sarebbe anche una pista Roma Sud-Ostia, ma mi rendo conto che questa non è la BBC...


venerdì 14 febbraio 2014

Per fortuna che mi ero allenato domenica...

Mai visti tanti ciclisti in giro con l'acqua l'altro pomeriggio... forse anche complice una nuvolona briccona che non ha rispettato le direttive dei previsori meteo e ha annaffiato abbondantemente un pomeriggio che tuti i siti davano per aciutto.

Mentre uscivo dall'ufficio mi è sfilato davanti uno dei nostri meteo che con un sorriso mi ha mostrato l'ombrello... peraltro io avevo già indossato lo scafandro che uso per le gite su Deimos e Phobos, che si rivela utile anche sulla terra, quando piove.

E quanto ha piovuto!

Per fortuna che domenica mi ero allenato al torrentismo, ma Roma così ruscellosa, con tuttosommato non tantissima pioggia, non me ricordavo proprio!

Mi sono trovato a guadare in più punti, e alla fine l'acqua da sotto ha fatto più danni di quella dall'alto.

Comunque la Bfold 7 si è comportata decentemente e le ruote piccole non mi hanno mai tradito, anche se ho avuto timore entrando in una pozzanghera  che copriva un tombino... costretto ad entrarci a causa di un'auto che mi stava superando, mi sono reso conto che non avevo modo di sapere cosa ci fosse sotto l'acqua... per fortuna è andata bene, ma mentre la ruota 20" sprofondava nell'acqua ho desiderato molto la mia bici da campagna!

lunedì 10 febbraio 2014

Traffico romano 1, Forconi 0

A Roma succede proprio di tutto!

I Forconi erano venuti per far casino, ma tra maxitamponamenti, voragini, frane, smottamenti, alberi caduti, allagamenti, alluvioni, pioggia...  alla fine il corteo è rimasto intrappolato nel traffico.

Succede solo a Roma. Infatti tutti fanno il corteo per bloccare le auto, invece i Forconi si sono trovati bloccati dal traffico, che è la vera manifestazione di Roma.

Permanente, tutti i giorni. E quando piove, invece di lasciare come le altre manifestazioni, raddoppia!

Insomma, alla fine Roma sta imparando a difendersi anche dai cortei, che vengono inglobati nel traffico come una qualsiasi scuola di ballo nel sambodromo di Rio.

La città eternamente incasinata!


giovedì 6 febbraio 2014

Un atto di leso automobilismo

Su vari giornali, alcuni effettivamente insospettabili, stanno passando articoli contro l’adozione della possibilità che le biciclette vadano “contromano” nei sensi unici.


Il tenore degli articoli è sempre lo stesso: “Che cazzo vogliono ‘sti ciclisti, mo’ pure andare contromano”. Il bello che spesso non sono soltanto articoli d’opinione, ma anche pezzi che pretendono d’informare il pubblico…

Insomma, alla fine si tratta di articoli di denuncia di “leso automobilismo”.

A tutti questi signori il fatto che la pratica sia in uso in quasi tutto il Nord Europa, compresi paesi solidamente automobilistici come la Germania o la Francia, non passa proprio per il cervello ne’ viene segnalato al popolo dei lettori, che sono doppiamente insultati.

Insultati innanzitutto dall’ignoranza e dal provincialismo del giornalista/opinionista. Infatti un articolo a scopo informativo non può non tenere conto della realtà europea di paesi sicuramente più efficienti e più avanzati di noi, economicamente, e ahimè, ormai anche culturalmente.

Quindi significa che gli articoli non vengono assolutamente preparati. Nemmeno un pochino, magari telefonando ad un amico o aprendo semplicemente Internet o FB per cercare qualche indizio in proposito. Più grave, ovviamente, non essere mai usciti dal proprio guscio come persone.

Sembra piuttosto di vedere un direttore o un caporedattore che ammolla la “notizia” a qualcuno dicendo: “Mo’  ‘sti ciclisti hanno rotto il cazzo. Vedi di dargli ‘na strigliata senno’ tra ‘n po’ non possiamo più andare in giro in macchina” , che a Roma e dintorni si traduce in “non riesco più a parcheggiare in seconda fila”.

L’altra questione non riguarda i giornalisti, da troppo tempo costretti alla partigianeria e al poco rispetto dei principi della sacra professione, ma  gli “opinionisti”. Infatti, come per il critico d’arte o di cinema, per fare l’opinionista non serve tanto avere un’opinione su tutto, ma essere in grado di offrirla ai lettori e giustificarla in maniera passabilmente razionale, anche tenendo conto delle principali obiezioni e, soprattutto,  del punto di vista opposto.

Quindi in realtà, noi abbiamo avuto uno spostamento di spettro. Abbiamo opinionisti che si spacciano per giornalisti e partigiani che si spacciano per opinionisti. Francamente ritengo che il popolo italiano, nel suo complesso, se lo meriti. Infatti tutti i pretesi “nuovi sussulti” di democrazia e libertà, vedi M5S, alla fine ricadono nel solito peccato mortale: volere una verità a propria immagine e somiglianza.

Ritornando a consigli più miti e più ciclistici, dobbiamo cominciare a fare azioni abbastanza decise. Vediamo, singolarmente o collettivamente, di rispondere a questi mezzi di “informazione” con qualche pillola di realtà… ovvero che l’Italia continua a perdere il contatto con il Nord civile dell’Europa per scivolare verso un altro Nord...

domenica 2 febbraio 2014

La necessità di tecnici competenti ed esperti

Qualche anno fa mi trovai in un gruppo di lavoro europeo per una evoluzione normativa (tecnica) molto discussa, sulla quale in molti avevamo dubbi.

Il gruppo era capeggiato da uno dei mostri sacri della normativa (tecnica) mondiale, che aveva tempo addietro affrontato, e risolto, un problema molto serio, quello dell'apertura delle rotte oceaniche ai bimotori, imoensabile fino agli anni '80, adesso cosa perfettamente normale.

Il problema era simile, ma profondamente diverso, ed in effetti non se ne cavo' nulla di veramente innovativo. Anzi, più si andava avanti, più le similarità con il caso precedente svanivano di fronte a ragionamenti logici e tecnicamente fondati. Il mostro sacro non se accorse realmente se non alla fine del lavoro...

Questo per dire che per trovare soluzioni vere, non occorre solo avere tecnici bravi, ma anche esperti di quella particolare disciplina. Il migliore progettista di autostrade del mondo non è detto che sappia affrontare bene una pista ciclabile.

La necessità primaria di avere un nucleo di tecnici esperti in piste ciclabili l'avevo manifestata già con un post il 12 settembre scorso: Bici: cosa chiedere veramente al sindaco. E, correttamente, lo ponevo come esigenza primaria per lo sviluppo della ciclabilità urbana.

Per quanto io mi consideri un tecnico, la mia esperienza in campo stradale è nulla, quindi non mi azzarderò a dare giudizi sulla qualità tecnica.

Da semplice ciclista mi pare abbia qualche serio inconveniente, e almeno un'evidente pericolosità... che però potrebbe derivare dalla condizione, stabilita a priori, di una pista che non muova una virgola della parte dedicata alle auto.

Quindi attenzione a dare addosso al progettista, magari ha fatto il meglio nelle condizioni "politiche" dell'opera. O anche amministrative, perchè la necessità di chiudere il progetto in pochi giorni  (ore, minuti) per rientrare nella tempistica della call  per i fondi europei.

Io stesso sto combattendo con il sistemare i dettagli rimasti aperti di un lavoro che mi venne chiesto di completare in poche ore, invece della decina di giorni, che sarebbe stato il tempo realmente necessario.

Più grave, invece, è la questione della interruzione della pista in corrispondenza dei passi carrabili, e della non uniformità della sistemazione degli attraversamenti delle strade.

Per i passi carrabili non ho capito perchè la pista si dovrebbe interrompere e il ciclista scendere e spingere a mano. Sarebbe come dire che l'automobilista può attraversare il marciapiede con l'auto, ma solo se scende e spinge a mano l'auto. Spiegatemelo meglio,  sono assolutamente convinto che la pista non si interrompa ai passi carrabili, casomai il contrario.

Per gli attraversamenti ciclopedonali occorre che i tronconi di pista ciclabile siano SEMPRE uniti da attraversamenti ciclopedonali. In caso di sistemazioni rischiose, casomai occorre proteggere l'attraversamento rialzandolo oppure applicando "bande rumorose", tipo quelle messe per l'attraversamento dell'imbocco di Via Cilicia sulla pista dell'EUR.

Insomma, qui dobbiamo affrontare con serietà la questione. Non si può fare una buona rete ciclabile senza buoni progetti.