venerdì 5 dicembre 2014

Dell'unita' d'intenti dei ciclisti

Che il disastro dell'amministrazione capitolina non fosse frutto di mera incapacita' l'avevo capito anche io. Il problema adesso e' come continuare l'opera di pulizia e, in seguito, mantenere l'ambiente pulito.

E' necessaria un'unione degli onesti per contrastare questo cancro, al di la' e prima di qualunque divisione di tipo ideologico.

Bene, ma nella pratica? Conosco un poco l'ambiente dei ciclisti, e gia' quello mi spaventa, perche' vedo replicare  su piccola scala quello che e' la politica nazionale e cittadina di divisione ideologica che travalica il dibattito e porta alla paralisi.

Infatti a Roma siamo una marea di ciclisti, ma alla fine non otteniamo nulla o quasi, ne' da destra ne' da sinistra. Perche'? Perche' manca il senso dell'accordo a vantaggio di tutti, e una parte importante di persone preferisce non ottenere nulla piuttosto che concedere qualcosa accordandosi con gli altri.

Prendiamo una prima importante fazione, i politicizzati. Sono persone che vedono nella bicicletta un'occasione di fare politica, addirittura la rivoluzione, e non la politica a favore della bicicletta come soluzione pratica agli spostamenti, ludici o di lavoro che siano.

Sono in genere molto attivi, ma secondo me il danno e' piu' del guadagno, in quanto alla fine generano un'eguale dose di repulsione tra i loro stessi avversari, e quindi siamo da capo a dodici. Inoltre tendono, ovviamente, ad intruppare tutti i ciclisti dietro a loro, a parlare anome della categoria senza poi alla fine preoccuparsi di cosa la categoria dica o  pensi veramente...  intendo come media dei soggetti.

Dall'altra parte, i ciclisti con opinioni di destra, e non sono pochi, tendono a non considerare la bicicletta come mezzo di spostamento nella vita di tutti i giorni, almeno non a Roma, e non esercitano abbastanza pressioni sui loro eletti per concedere qualche cosa anche alla mobilita' pedaliera, considerata, vedi sopra,  una cosa di sinistra.

Un'altra brutta divisione e' tra corridori e ciclomobilisti. Nei rapporti con il comune, i corridori si presentano come ciclisti, ma sono "solo" sportivi. La stessa differenza che passa tra pedoni e corridori.

Mi risulta che abbiano fatto un bel po' di danni, per esempio impedendo di raggiungere in tempo un accordo sulle piste per Ostia/Fiumicino, che vorrebbero pavimentate da allenamento, mentre  invece a tutti gli altri basta il macadam, basta che ce le aprono. Oppure chiedendo che i soldi della ciclabilita' vengano investiti in velodromi, ovvero in attrezzature sportive.

Altra divisione, tra chi vuole le piste ciclabili e chi invece le considera un ghetto. Opinioni rispettabili, ma senza contestare sempre le piste, che ce le hanno in tutta Europa e ne aprono di nuove costantemente.

Infine biketoworkers e ludici, ovvero chi vuole le piste in citta' per andare a lavoro, chi le vuole tra la citta' e la campagna per andare a divertirsi.

Tutte queste sfaccettature della ciclistica dovrebbero trovare un accordo per guadagnare spazi, invece continuano a dividersi.

Ecco proprio come noi Romani che continuiamo a dividerci tra sx e dx, disposti a litigare, ma non a deporre le ideologie e ad affrontare i problemi con serieta' logica, razionalita' e rispetto per l'altro.

Soprattutto a non considerare che la battaglia in questo momento, e' tra onesti e disonesti. A prescindere dalla loro collocazione.

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