sabato 30 marzo 2013

Buona Pasqua in umido… l’anno dei pantaloni impermeabili


Se dovessi fare una classifica degli  accessori da bicicletta, nell’inverno 2012-2013, assegnerei sicuramente il primo premio ai sovra pantaloni impermeabili, accessorio praticamente obbligatorio per tutto l’autunno, l’inverno e –pare- anche per la primavera.

Di acqua ne ha fatta tanta, ma non ha fermato il prode Marziano che, complice anche l’indisponibilità della fida Astra per ragioni ambientali, ha fatto di necessità virtù, affrontando con sprezzo del pericolo le tempeste di questi mesi.

In effetti per questo inverno ho messo in linea un guardaroba molto equilibrato, che mi ha permesso di mantenere un aspetto presentabile sul posto di lavoro, pur continuando ad usare la bici praticamente tutti i giorni, compresi gran parte di quelli di pioggia.

Innanzitutto l’intimo: ho assunto come standard le mutande con fondello light spugnoso (il tipo da 5€ di Decathlon) e la maglietta intima retata, alternando quella di decathlon ad una molto più nobile Biotex.

Assicurato un sottostrato antisudore e confortevole, la tenuta da ufficio è stata costituita da pantaloni di velluto, camicia maniche lunghe e cravatta e giacca di velluto o di tweed. In effetti ho fatto una Tweed Ride praticamente ogni giorno lavorativo.

Visto che ero già bello coperto, come tenuta “esterna ho utilizzato i pantaloni antipioggia anche nei giorni assolati ma di gran gelo, ed un gilet imbottito sopra la giacca di velluto, per proteggere il busto ma lasciar disperdere l’eccesso di calore dalle braccia. 

Nei giorni di relax (venerdì e tra le feste) ho sostituito la giacca con un maglione, ma portando sempre sotto camicia e cravatta.

La pioggia continua, quindi credo che ai pantaloni non potrò rinunciare.

Sopra il tutto ho messo praticamente tutti i giorni il giubbotto ad alta visibilità (GAV).

Nei giorni di pioggia, o in quelli di vento veramente gelido, ho aggiunto il poncho con maniche di Decathlon,  quello leggerissimo, il cui verde bimbo marziano aiuta anche a farsi notare e quindi non richiede il GAV.

In testa il casco, e, in caso di pioggia, il cappuccio del poncho di decathlon. Alle mani guanti da sci di qualità infima, ma con il vantaggio di essere caldi e praticamente impermeabili.

In questa tenuta mi sono trovato benissimo. 

Di fatto non ho sudato quasimai, anche perché in città tendo ad adottare un’andatura “da passeggio” al limite della sudorazione. Ovviamente quando fa più freddo vado molto più veloce. In ufficio il velluto è sempre andato bene.  

Al rialzarsi della temperatura ho  rinunciato al gilet imbottito. A queste temperature Il GAV protegge il busto abbastanza bene.

Della collezione primavera-estate parleremo in un prossimo post. 

mercoledì 27 marzo 2013

Bici e TV: Sicurezza dei ciclisti in un bel documentario (alla TV belga...)


Tanto per alimentare il mio sconforto da confronto con la realtà europea, a Bruxelles, intorno alle 19, mi sono visto un interessantissimo programmino, preparato in collaborazione con la polizia stradale belga, che spiegava con molta chiarezza e dovizia d’esempi, il famoso problema dell’angolo morto dei camion.

Problema che avevo francamente frainteso, ovvero pensavo si verificasse quando il ciclista si trova a metà camion… il camion gira e travolge il ciclista.

Invece non è così.

Dalla cabina del camion, con i normali specchietti, si tiene più o meno sotto controllo l’intera fiancata del camion, dalla porta alla coda. Quindi il camionista non ha difficoltà a vedere il ciclista. 

Il vero problema nasce per il ciclista (ma anche un pedone) che si trovi ad un semaforo, sulla sua striscia ciclabile, allineato al muso del camion.

Se il ciclista è arrivato zitto zitto sulla dx del camion, magari lungo una striscia ciclabile, con il camion fermo al semaforo, il camionista può non averlo notato mentre prendeva posizione alla striscia di arresto del semaforo. 

Dopodichè il camionista guarda lo specchietto e non vede nessuno, perché il ciclista è già passato oltre. Inoltre, cosa più grave,  guardando davanti dal suo posto di guida così alto e avanzato, può non vedere il ciclista allineato col muso sulla striscia di arresto in basso alla sua destra.

Quando scatta il verde, se il camion deve girare a destra, il ciclista è praticamente morto. Infatti il camion gli passa sopra prima che il ciclista abbia il tempo di fare mezza pedalata. Amen.

Per evitare questo rischio. La polizia invita i ciclisti a non allinearsi accanto al camion se non si è sicuri di essere stati notati dal camionista. In caso contrario segnalare alzando la mano la propria posizione al camionista.

Ai pedoni viene consigliato di non attraversare la strada raso muso camion, dove l’autista può non notarti (specie se se un bambino), ma di attraversare la strada un po’ avanti al camion, magari alzando la mano per farsi notare.

Come potete notare, e come avevo sospettato, è un tipico incidente da rispetto del Codice della strada. 

Accade in tutti quei casi dove ci sono corsie ciclabili (per fortuna a Roma non ci sono) e dove camionisti e ciclisti rispettano rigidamente il codice della strada (…anche qui siamo salvi). 

Poi noi abbiamo provvidenziali auto in seconda fila, ciclisti che si fermano al centro dell’incrocio, ciclisti che proprio non si fermano al semaforo, camion che non si fermano al semaforo, insomma, è un tipo di incidente statisticamente poco probabile.

Però va notato l’uso corretto della televisione per informare, con un documentario interessante, ben fatto, ben illustrato, che sicuramente contribuirà a salvare qualche vita. A Roma i vigili vanno nelle scuole a fare lezioni di patentino di motorino…

Subito dopo un altro argomento di guida ciclistica: cosa sono i passaggi ciclopedonali e come affrontarli… proprio un altro pianeta. 

(PS.: il Belgio dall'entrata nell'Euro è passato da un debito di circa il 120% del PIL ad uno intorno al 60%, e apparentemente senza grosse riduzioni del welfare...)

domenica 24 marzo 2013

Non lamentiamoci se i Vigili non ci amano troppo...

Stamattina ho fatto un bel giretto per la città. Attraversando la Colombo, all'altezza della Circonvallazione Ostiense, per puntare all'Appia Antica e alla Caffarella, sento un ululare di sirene e vedo un turbinio di lampi blu in avvicinamento dall'Eur.

In men che non si dica, un Vigile motociclista si piazza in mezzo all'incrocio, mentre altri due suoi colleghi bloccano le complanari.

"Ecco" mi sono detto "finalmente hanno arrestato l'ambasciatore indiano e lo portano al gabbio  fino a quando non ci ridanno i nostri soldati!" Però , visto che non arriva nessuno, lo sguardo del vigile è perso verso Ostia e il semaforo è finalmente verde,  mi accingo ad attraversare... Neanche provo a muovermi che il Vigile mi fischietta lo stop con una faccia incazzata, ma così incazzata... Sembrava stesse dicendo "te ciclista NO! STAI FERMO!"

Rimango perplesso, ma poi capisco.

Per la discesa della Colombo da Piazza dei Navigatori, vedo arrivare un drappello di ciclisti da strada. Non più di una cinquantina (magari 60, visto che erano compatti) preceduti da un'auto dei Vigili, una della protezione civile (volontari... ma benzina e rimborso spese ce li mettiamo noi), al  seguito un'unità di rianimazione coronarica.

Passano e continuano verso il centro. I vigili risalgono sulle moto e via verso l'incrocio successivo.

Debbo ammettere che visto l'uso continuo che faccio della bicicletta, sono sempre più insofferente al blocco delle strade dovuto alle attività agonistiche. Mi viene tanto voglia di buttarmici in mezzo e scompaginarle. Vabbè.

Quesslo che mi lascia veramente senza fiato, è l'uso di 5 Vigili di domenica (e anche belli incazzati) pr scortare una pattuglia di una 60ntina di ciclisti sulla Colombo. Mica erano le migliaia di persone della Ciemmona. E che ogni volta che organizziamo un giro di Cicloppuntamenti ci facciamo scortare dalla Forestale?

Quelli sono vigili che se li usi per queste ... , lunedì non li puoi mettere davanti alle scuole o a fare le multe a chi sta in doppia fila!

Non solo, ma quelli erano evidentemente girati con i ciclisti per essere costretti a fare la scorta. Poi si vendicheranno stando dalla parte degli automobilisti!

mercoledì 20 marzo 2013

Automobilisti contromano

Una volta andavano contromano bici, motorini e qualche motocicletta.

Da un po' di tempo per molti automobilisti è diventato normale guidare alla parte sbagliata della strada (qui un episodio storico di qualche anno fa, "c'e' mancato poco e un'altra bicicletta bianca").

Ieri, per ben due volte nell'arco di meno di 12 ore, mi sono fermato ruota 20" verso parafango di auto contromano.

La prima volta dalle parti di San Giovanni.

Arrivo su di una discesella chiamata Via Pinerolo e prendo un semaforo appena diventato verde, immettendomi su Via Taranto... larghissima.

Visto che dopo neanche duecento metri devo girare a sx per Via Foligno, mi porto direttamente sulla mezzeria, in modo da non dover riattravesare la strada lontano dal semaforo... quindi taglio Via Taranto in senso laterale e mi trovo ruotina contro muso, di fronte ad un'auto che, dall'altra corsia, aveva bellamente deciso di fare un'inversione a "U", senza curarsi di chi stava arrivando dall'altra parte (cioè me).

Preciso che ero dalla parte della ragione (manovra rapida ma regolare nella mia metà campo) perfettamente illuminato e con palandrana color verde marziano innamorato, quindi visibile anche nella notte più buia.

Credo che il guidatore dell'auto si sia spaventato più di me, perchè ha alzato le mani dal volante per arrendersi e ha cominciato a chiedermi scusa. Vabbè, può capitare. Ha ammesso di aver sbagliato, e del resto è successo tutto tanto rapidamente che non ho avuto il tempo di spaventarmi, ho solo agito sui freni... Storia chiusa.

La mattina dopo, percorro l'ultimo pezzettino di Via Sabaudia, passo la complanare della Prenestina, con occhio alla spazzatrice dell'AMA in azione, attento a che da dietro la spazzatrice non sbuchi qualche debosciato a tutta birra. Sto per raddrizzare lo sguardo, quanto vengo strombazzato da un'auto che richiama la mia attenzione.

Un tizio tutto incazzato.

Con gesto signorile gli faccio notare che siamo vicino al marciapiedi dalla parte destra della strada (per lui la sinistra)e che quella è la mia parte di strada non la sua (che evidentemente aveva impegnato per non essere bloccato dalla spazzatrice dell'AMA in avanzamento.

Visto che il villico incazzato (con faccia da villico) non desiste gli ho cura di fargli noatre, con i termini più appropriati, come si fosse permesso di suonare invece di tenersi dalla sua cazzo di parte di strada.

Comunque esprimo preoccupazione per questa escalation di comportamenti inconsulti da parte degli automobilisti.

Ragazzi stiamo sempre in campana.





domenica 17 marzo 2013

Ferentino e Fumone: coltellate e Marzjango Unchained

Questa gita dovrebbe veramente essere l'ultima gita dell'inverno... insomma sono tre gite che me lo dico, ma la primavera ci ripensa e rimanda. A Bruxelles mi sono anche beccato 40 cm di neve, quindi il colpo di coda dell'inverno ci sta tutto.

La bella gita Ferentino Stazione, Ferentino, Fumone, si è infatti svolta in un'atmosfera da prima glaciazione, dove il calore prodotto dai corpi è appena bastato per i quasi 800 m di dislivello, ma la discesa ci ha trasformato tutti in ghiaccioli, per non parlare del pic-nic sulla piazza di Monte Fumone. Non ho capito esattamente la temperatura, ma invece della birra gelata (mi correggo, a temperatura ambiente) una cioccolata calda da versare sul pane e prosciutto sarebbe stata perfetta.

Prima della gita due terribili  antefatti.

Il treno è partito con quasi 18 minuti di ritardo dovuti a guasto tecnico. Poi a Labico il treno si ferma e non riparte. Una donna, viene nel nostro vagone. " Oddio, nel vagone si sono accoltellati due. Il treno è fermo in attesa della Polizia e dell'ambulanza". Altri passeggeri vengono e confermano la notizia. Pare che ci siano state avances non gradite tra maschi e la cosa sia finita a coltellate.

Come due passeggeri del treno possano girare col coltello pronto all'uso è un qualcosa che non riesco a capire, tanto esce dalla mia quotidianità.

Però lo stesso Trecchia ha confessato di avere in tasca un cucchiaio, per qualsiasi evenienza.

Io stesso ho pensato che uno di quei bei cucchiaioni di legno che so vedono nelle fiere potrebbe essere un'ottima arma da difesa su di un treno.

Insomma, alla fine  è arrivata la PS e ha prelevato i due. Considerato che è gente che prende il treno col coltello, spero che li chiuda in una cella e butti via la chiave prima che possano fare male a qualcuno. Così parlò il Marziano.

Da lì in poi la strada è stata tutta in discesa.

Ma chissà come mai, dopo una 50ntina di metri dalla stazione di Ferentino sento provenire alcuni ticchettii staccati dalla catena. Comunico agli altri ciclisti che mi attorniano: "Ragazzi, sento gli stessi rumori che ho sentito l'ultima volta che mi si è rotta la catena" e banf! La catena si stacca e rimane sulla strada. Marzjango Unchained!!!!

Daniele soffia nel suo fischietto e subito piomba il Presidente. Io tranquillizzo tutti: porto con me smagliatore e falsa maglia, proprio per casi di questo tipo (per i critici, la catena ha circa un anno e mezzo). Il merito è di Taccio, che mi ha consigliato di portare la falsa maglia, e di un ciclista di Terracina, che mi ha detto di portare lo smagliatore.

Mi appresto all'operazione di ricomposizione della catena (non senza provare profonda vergogna per l'ennesima avaria), ma il presidente, gentilissimo, si mette lui al lavoro e in meno di 5' (e un po' di grasso sulle mani del presidente) la bici  in grado di riprendere la strada.

Da lì in poi la strada è stata tutta in discesa.

Ovviamente in senso figurato, ovvero i nostri 750 metri abbondanti di salita su asfalto ce li siamo fatti tutti, seppur interrotti dal mitico Banchetto di Ferentino, dove sulla piazza dell'incantevole centro della ciociaria, ci siamo rimpinzati col prelibato ciambellone preparato dalla mamma del Presidente.

Da lì in poi la strada è stata tutta in discesa.

Con la trascurabile eccezione dei circa 400 metri di ascesa a Fumone, che però sono stati molto allegri. avremmo anche cantato, se il respiro ce lo avesse permesso. In tutto questo vorrei sottolineare l'estrema slealtà di taluni del gruppo che hanno usato bici da strada per questa gita. Particolarmente infidi e sleali quelli che hanno messo gomme da strada ad onestissime MTB, coglionando così i poveri pedalatori su gomme tacchettate. Un vero comportamento molesto!

Dopo il mitico frigo-picnic sula piazza di Fumone, la scena più divertente è stata la preparazione alla discesa. Dico: normalmente, quando si sa che la salita è finita, tutti sono contenti. Qui invece, l'idea di gettarsi a 50 all'ora nell'aria gelida ha fatto assumere ben strani comportamenti.

Trecchia è uscito sventolando giornali: "A chi serve carta? A voi ragazze?" E tutti abbiamo pensato che la cosa fosse veramente di cattivo gusto. Poi Daniele si è spiegato: "no, è per metterla sotto i vestiti. Fa freddo" "Aaahhhh!" tutti hanno detto. In effetti X. e Y. già avevano foderato i giubbotti di carta di pizza, mentre  W. e J. si sono fatti scaldare l'acqua della borraccia dal barista.

Z. ha invece estratto un cecio nero dal suo microzaino in fibra di carbonio. Tutti hanno detto: "buona la liquirizia, ma perchè solo una?", invece il cecio aveva magicamente una lampo e ne è uscito un micro giubottino nero da discesa che ha lasciato tutti a bocca aperta, e speciamente l'ombelico di Z. comunque destinato a rimanere al gelo per evidente carenza di stoffa. Non copriva niente, però neanche pesava!

Vabbè, ma insomma... abbiamo fatto il giro di Fumone per riscaldarci, e poi da lì la strada è stata tutta in discesa. Bilancio: surgelati 2, congelati 3, brinati 5. S. l'abbiamo sghiacciata al microonde della tavola calda di Ferentino scalo.

Personalmente sono l'unico che è sceso in guantini, e dopo un po' la rigidità delle dita mi ha impedito di azionare i freni, quindi sono arrivato alla stazione di Ferentino con dieci minuti di anticipo.

Da lì la strada è stata tutta in discesa. per fortuna il treno era riscaldato... e al ritorno niente coltellate.

Un grazie al Presidente per il soccorso tecnico e a tutti gli amici della gita! E speriamo che poi cominci la primavera!!!

giovedì 14 marzo 2013

Salvaiciclisti 2013


Stamattina, mentre pedalavo per andare in ufficio, mi chiedevo che cosa avesse cambiato l’iniziativa di salvaiciclisti, e quale dovesse essere il suo scopo.

Nel concreto... tanto e niente. 

Niente perché abbiamo sempre le solite strade rotte, piene di vetri, senza piste o corsie ciclabili. Niente zone 30 etc. etc. Ma forse questa è colpa, almeno per Roma, di Alemanno e della sua gente.

Tanto, perché gli automobilisti hanno capito che esisti. 

Oddio, lo stronzo/a lo incontri sempre, ma è molto meno frequente. Di più sono quelli che ti rispettano e cercano di non darti fastidio. Il progresso mi sembra palpabile, e moltissimo –secondo me- è dovuto proprio alla grande risonanza mediatica che ha avuto l’iniziativa salvai ciclisti.

E da questa considerazione secondo me discende proprio il continuo dell’attività del 2013. Per me salvaiciclisti ha lo scopo principale di diffondere la consapevolezza che i ciclisti esistono e che nel traffico di tutti i giorni  sono esposti a forti rischi.

Pertanto è bene che salvaicilisti continui questa attività di diffusione del concetto della necessità di curare la sicurezza di chi va in bicicletta. Poi è ovvio che non si possa parlare solo di sicurezza, altrimenti la gente si scoraggia. 

Quindi se si apre una ciclofficina dedicata a salvaicilisti va benissimo, se si parla di intermodalità (che con la sicurezza non c’entra un’emerita ceppa) va benissimo non stiamo troppo a formalizzarci.

Però e nostro dovere essere anche realistici.  Come ho fatto notare più volte, l’iniziativa italiana si deve staccare da quella inglese. A Londra stanno troppo in avanti rispetto a noi. 

Lì il codice della strada tendono a rispettarlo, e quindi lavorano di continuo a migliorarlo, e a migliorare alcuni punti deboli, tipo le rotatorie.

E’ pericolosissimo scimmiottare gli Inglesi, con azioni tipo la famosa proposta di legge, un aborto totale che è stata giustamente avviata a discarica dalle commissioni competenti, e che si farà bene a non resuscitare. Tipico esempio di come parlamentari in cerca di pubblicità sono pronti a trasformare in legge testi di pura fantasia, con risultati disastrosi in termini di dispendio di energie e relative delusioni

L’azione da noi deve dividersi a due livelli:
-        
      Un livello nazionale (appannaggio di associazioni tipo la FIAB), unico per tutti, volto a migliorare il codice della strada per liberare i lacci che in questo momento impediscono alla mobilità ciclabile di esprimere il proprio potenziale;
-        
       Un livello locale, differente a seconda del livello di maturità locale della ciclabilità, volto a introdurre infrastrutture, politiche e azioni a sostegno della mobilità (e del turismo, perché no) ciclabili.

A Roma il livello locale dovrebbe avere come primo obiettivo contenere la straripante invadenza 
dell’auto e la repressione  sistematica dei comportamenti più pericolosi e aggressivi.

Al tempo stesso va adottata un’oculata politica delle piste ciclabili, allo scopo di creare una rete di spostamento attraverso la città. 

Infatti la zona 30 e va bene per la ciclabilità locale, ma se uno deve andare da Centocelle al Nomentano in sicurezza, non può condividere gli stradoni con le auto, e sulle arterie di comunicazione il limite 30 non verrà mai introdotto.

Infine va gettato un occhio alla repressione dei furti,  con politiche fortemente e concretamente dissuasive, in particolare contro i mercatini della refurtiva.

Il prossimo appuntamento è dunque alle elezioni per il prossimo sindaco. Inevitabilmente, con i problemi dirompenti che ha la nostra città, il tema della ciclabilità verrà in secondo, o forse in terzo piano. Inevitabile, ma non facciamoci ingannare da chi mette solo belle frasette in programmi fatti di buone intenzioni.

Facciamoci dare i soldi.

 #Salvaiciclisti vorrebbe sapere quanti cazzo di milioni l'anno intendi dedicare alle infrastrutture per la ciclabilità. 

Numeri, non parole.

mercoledì 13 marzo 2013

Papa Argentino? Molto meglio un ciclopapa Marziano!


Peccato che  la tradizione abbia avuto ancora la meglio sull’innovazione…

Il conclave, per innovare veramente, avrebbe potuto scegliere il nuovo papa al di fuori del ristretto ambito del pianeta Terra e puntare su di un illustre esponente della comunità marziana di Roma. 

Sarebbe venuto fuori un grande Papa, con un nome evocativo: HAL 9001, con un occhio anche ad una possibile espansione della fede nel campo dell'intelligenza artificiale.

E, oltre al nome, in che cosa avrebbe potuto innovare questo papa marziano? 

Beh, un sacco di cose, diamo un’occhiata.

Per prima cosa l’Angelus lo si sposta da mezzogiorno alle 8, meglio 7 e 30, così poi alle 7:40 si inforca la bici e via in pellegrinaggio tutto il resto della settimana.

Per  esempio un pellegrtinaggio San Pietro-Castel Gandolfo tutto senza auto, da fare ogni tre domeniche dopo l’Angelus.

Giustamente l’itinerario non avrebbe potuto trascurare la Via Sacra fino al Monte Cavo, eppoi giù per la vecchia ferrovia fino a Trisulti.

Da lì il pellegrinaggio procede fino in Abruzzo per le grandi Abbazie della fede, senza trascurare una deviazione, sempre lungo il tracciato della ferrovia abbandonata, fino a Montecassino.

Per non parlare della mistica del Subasio, il Santuario della Mentorella a Guagagnolo, San gregorio da Sassola… insomma un tripudio.

Interessante anche la conversione del treno papale con aggiunta di vagone bici che parte dalla stazione del Vaticano e si dirige verso Oriolo Romano, Capranica-Sutri (grande il pellegrinaggio fino a Civitavecchia), l’eremo di San Gregorio sul Monte Fogliano.

A maggio pellegrinaggio Roma Lourdes, per poi proseguire sulla francigena fino a Santiago de Compostela. Ritorno sul percorso inverso a settembre.

Nella liturgia, a parte lo spostamento dell’Angelus ad ora più consona, abbiamo il passaggio  del rosario in zona 30 (da zona 50), che inaspettatamente invece di rallentarlo lo accelera! 

Inoltre l’affermarsi della Critical Mess, sentita celebrazione che si tiene nell’ultimo venerdì del mese in tutte le diocesi del mondo, e che intende far recuperare all’uomo il rapporto con la natura.

Sul fronte dell’organizzazione vaticana alcune grosse novità. Aria nuova.

Innanzitutto si crea la Sacra Rota Fixa, incaricata di salvare le anime (non i corpi) degli automobilisti e vegliare sull'eresia salvaciclistica.

Secondo serve un vero predicatore, dalle idee chiare e la voce stentorea, Marcus Pierfrancescus, per diffondere il nuovo credo.

Gli adepti vengono educati nel seminario di Fratel Drughino e Sorella Valeria dedicato a San Lacu.

Ma a parte queste eccezioni, basta con questa chiesa tutta maschile, occorre aprirsi  alle donne. In Vaticano non si vogliono più vedere uomini, ma solo donne, e di formazione recente, aperte al mondo, meglio se  peccatrici redente (non spaventi qualche occasionale, ma purtroppo inevitabile, ricaduta).

Pure le guardie svizzere. L’intenzione iniziale era quella di sostituirle con le ex guardie del corpo di Gheddafi, ormai disoccupate (ma dove saranno finite?), ma poi gli elvetici si sarebbero sentiti traditi.

Quindi un interessante compromesso diplomatico, con Isabelle Hunzicker a capo delle guardie (divisa michelangiolesca e capelli biondi sotto il morione) e una legione di sue ex-colleghe dell’ordine di Santa Roberta a guardia della SCV... 

domenica 10 marzo 2013

Dove se ti fanno la multa sei contento…


Scendendo per una strada di Bruxelles assisto ad una scena, che avrei voluto fotografare…  ma non è prudente fotografare i poliziotti al lavoro, specie se sei all’estero. Insomma: un agente di Polizia in bicicletta, completo di casco e mascherina con i filtri al carbone attivo, sceso dalla bicicletta e libretto delle multe in mano, cercava di capire come fare a multare una bicicletta legata irregolarmente ad un palo invece che alle numerosissime (non dovunque) rastrelliere.

Che la bicicletta fosse in divieto di sosta era chiaro… infatti era stata legata a quel palo il cui unico scopo era reggere un cartello con su scritto:

C’est severament proibit de legat le velo dans le pal quois reges le presant avìs,  il che, pur non conoscendo il Francese, credo che si tratti di un divieto di legare la bicicletta al palo messo per reggere il cartello di divieto di legare la bici al palo.

Nelle stesse condizioni, di poliziotto, infrastrutture ciclistiche, continuo flusso di ciclisti, a Roma sarei stato contento di ricevere una multa siffatta. Anzi, avrei voluto costituirmi al poliziotto, dire… questa bici è mia, adesso fammi una multa!

E proprio percorrendo mestamente le strade di Bruxelles all’imbrunire, unico divertimento dopo una giornata di serrate discussioni, godendomi la solita pioggerella, ho potuto constatare l’accrescersi della ciclabilità della capitale belga, che tra poco rivaleggerà con Amsterdam.

Innanzitutto con l’allontanarsi dell’inverno il flusso di ciclisti è esploso. Dove sono le grandi arterie ciclabili la faccenda è evidente: siamo quasi una bicicletta per ogni auto.

Tutti i ciclisti sono evidentissimi. La maggior parte indossa il giubbottino verde ad alta visibilità, e soprattutto quasi tutti montano luci brillantissime, quasi automobilistiche. Molte bici hanno doppio faro. Alcune mantengono uno fisso ed uno lampeggiante, mentre non poche portano il doppio faro integrato nella forcella anteriore, effetto moto.

Infine  ho visto anche un’officina ambulante, montata su una di quelle biciclette da carico: pronta a fermarsi per effettuare manutenzione al volo!!!

Veramente un altro pianeta!

Voglio anche far notare una cosa: dall’ingresso nell’euro ad adesso il Belgio ha ridotto il proprio debito dal 120% del proprio PIL a circa il 60%. Senza grosse scosse, solo lavorando con tranquillità tutti i giorni. Proprio come sta facendo con le biciclette, agendo con tenacia, tranquillità e serietà.

Altra cosa: nello stesso periodo è stato realizzato un altro grande tunnel stradale… anche per le auto fanno notevoli infrastrutture.

mercoledì 6 marzo 2013

Un tipo di vittoria non desiderato


A pranzo con Mario l’elettricista…

Sai, sul forum delle bici elettriche ci sta un sacco di gente che vuole comprarsi un’elettrica cinese da 600 euro, perché non puo’ piu’ permettersi la macchina per andare al lavoro… e sono quelli fortunati, perché il lavoro ce l’hanno ancora…

Chiaramente un brivido ti corre lungo la schiena. Pensi sempre a cosa succederebbe se fossi costretto a cercarti un altro posto passati i 50… in un mondo che sembra non avere bisogno di nessuno. Mi ricorda i genitori di un’amica ungherese. Dopo la vita attiva passata nell’economia di stato, si sono trovati da vecchi e pensionati in pieno capitalismo rampante.

Comunque ieri a Porta Maggiore eravamo in cinque ed un sesto è entrato subito dopo di me. Con il ritorno delle belle giornate l’uso della bicicletta sta esplodendo. In effetti si tratta di una delle poche cose che ti permette di risparmiare soldi veri. Sostituire, se non la macchina, lo scooter con la bicicletta significa risparmiare da 300 ai 600 euro l’anno, solo di costi vivi.

Per fame… non è questa la diffusione della bicicletta che avrei voluto, ma occorre trasformare una crisi in un’opportunità. Purtroppo Alemanno in questi anni non ha fatto proprio nulla. Lo sappiamo bene, e Roma si trova totalmente impreparata di fronte a questa nuova sfida.

Per esempio stamattina pedalavamo in due. Pur andando in fila indiana, vicini alle auto in sosta, non c’era abbastanza spazio per superarci. Perché dall’altra parte le auto invece di essere parcheggiate parallele al bordo della strada, erano parcheggiate a spina di pesce.

Quanto ci vorrà ad approntare una nuova infrastruttura?  Il piano della ciclabilità è compatibile con il rosso profondo delle casse comunali? Conviene sognare piste costose, o trsformare in piste decine di km di marciapiedi?

Staremo a vedere e speriamo che la nuova Amministrazione dia un po’ di attenzione alle legittime richieste di noi ciclisti.

lunedì 4 marzo 2013

Il massacro di San Vittorino



Dopo il massacro di San Valentino, quello di San Vittorino rimarrà alla storia come uno degli episodi più sanguinosi del XXI secolo. 

Un povero gruppo di ignari ciclisti è stato attirato con l’idea dell’itinerario Paola e Gino n. 51 (Stazione Termini-tiramisu’ da Pompi- ritorno)  in una vera e propria imboscata che si è tradotta, per quelli cui è andata bene, in 70 km e 1300 metri di dislivello (senza contare l’ascensore della metropolitana), ma ha raggiunto livelli incontenibili per il povero Jean Paul che è tornato in bici a casa (Rocca di Papa), prima passando peraltro da Piazza Cola di Rienzo per prendere le sigarette…

Cmq, ripercorriamo i passi di una tragedia. 

Prima però un versamento a Diego il molesto: 
IBAN: IT 32415 00000000472153. 
Causale: Ti prego, per favore non organizzare più nulla.

Il pianificatore folle
Diego il molesto ha architettato il tutto in lunghi giorni insonni. Ha fornito una traccia palesemente taroccata che mostrava un percorso in sola discesa. Hanno abboccato in 4 (uno addirittura veniva da Marte che ne poteva sapere)   più una povera ragazza accecata da un incomprensibile amore (tutti hanno concordato su questo). 

Diego, ma quelli di Pedalando, ti hanno dato il permesso di seguire la loro strada?

Inizia l’incubo: la levataccia
Aperto gli occhi la domenica alle 6:24, 6 minuti prima della sveglia. Per sbrigarmi ero andato a letto (come gli altri immagino) in salopette invernale, cerata, scarponi, casco e Garmin al collo. Sconsigliate le calzature con l’attacco Shimano che si impicciano nelle lenzuola. Il tutto per prendere la locomotiva della 08:00

Il museo
Come il gatto gioca con il topo, così ci siamo messi a giocare con il meraviglioso museo delle ferrovie in concessione di Colonna. Un posto incantevole che ti riporta agli anni nei quali i trenini percorrevano la Casilina da Roma a Palestrina.

C’erano anche carrelli a pedali, con le ruote composite: raggi e cerchi in legno con copertoni di metallo. Con quelli non buco neanche io!!!!!

Parte la “gita”
Dopo la è iniziata come gita, prima di trasformarsi in massacro. Il Molesto ha mantenuto un perfetto controllo della situazione, scartando in più punti e conducendo il gruppo con sicurezza tra le forre del predestino.

Indimenticabili i ponti e gli acquedotti, che danno la memoria di millenni. Orribili le discariche che punteggiano le strade campagnole. Ma insomma, che si deve fare per fermare questi vandali?

Guadi pericolosi
Se dovete fare un dispetto al Molesto, dategli uno schiaffo, poi attraversate il guado. Per picchiarvi dovrà fare il giro da dietro il monte, quindi avrete tutto il tempo di dileguarvi… uno dei tratti più belli del giro è stato il sentiero sotto San Gregorio da Sassola, che Diego ha voluto a tutti i costi evitare tirando dritto per la strada.

La gola bellissima, l’acqua così fresca e profumata che vi abbiamo riempito le borracce. La salitella un tantino ripida, devo ammetterlo.

Banchetto al sacco
Risalendo i vicoli di San G regorio è stata individuata una fraschetta che ha consentito l’approvvigionamento (in quota) di 1,5 l di vino. Tutti hanno avuto più o meno la stessa idea, quindi il frugale pranzo al sacco si è trasformato in un lungo banchetto. Evabbè, mangiato e bevuto vino e birra, cioccolata e muffin, alla fine diamo ripartiti…

Giù per il dirupo
Arrivati sulla meravigliosa terrazza che da’ verso Tivoli e Villa Adriana non credevo al mio GPS: dobbiamo andare giù per il dirupo! Peraltro la discesa la mia bicicletta la fa benissimo, con quello che pesa. Per fortuna che avevo cambiato i copertoni, quindi alla fine ha tenuto bene, senza schiantare alcun ulivo secolare (che se esci dall’ospedale ti mettono in galera) e senza triturare sassi alcuni. Eroico Jean Paul con la sua MTB vintage eighties cantilever brakes front wheel totally lish è venuto giù anche lui a palla. Insomma abbiamo scampata la scarpata!

Ma quand finish?
A quel punto ho cominciato a scuotere il GPS perché il conto dei km a finire non diminuiva… e lì abbiamo capito… si trattava di una traccia autorigenerante, che quando sembra stai finendo ti aggiunge altri 10 km e 200 m di dislivello!!! E infatti dopo la meravigliosa discesa tra gli ulivi e la salita per superare l’ autostrada, ci siamo reimmessi nella discesa per San Vittorino. Trecchia e C. sono andati a palla davanti a noi, verso le loro borghesissime auto. Noi invece abbiamo tagliato per il bosco verso il treno, peraltro con una variante architettata direttamente da Diego lì per lì.

Imprevisto!!!!
Ve lo ricordate “I quattro dell’oca selvaggia” quando l’aereo se ne va e lì lascia in Africa con il prigioniero? Beh stesa cosa a noi quando abbiamo trovato la strada di attraversamento disperatamente chiusa da una recinzione nuova nuova ed estesa estesa. Di fatto abbiamo continuato per la strada per Gallicano (prima), Zagarolo (Poi), Stazione di Zagarolo (alla fine).

Ecchè non potevi forare?
Verso Zagarolo, dopo che Jean Paul era andato per la sua strada, sono andato in avanti per lascaire i piccioncini a tubare. Arrivo alla rotonda di Zagarolo e aspetto. Aspetto. Aspetto. Alla fine mi preoccupo e torno indietro. Li trovo ad uno spiazzo, con la bici di Diego a ruote all’aria. Ovviamente ha forato dopo avermi descritto per filo e per segno le meraviglie delle sue gomme latticizzate. Meglio che non ne parliate, perché il 100% di quelli che mi decantano le tubeless, latticizzate,  etc. forano entro la fine della gita.

Quell’ultimo ponte
Nun me lo so’ nculato per niente. Stavo al km 67 e l’unica cosa che mi teneva in vita era la speranza di morire. Mi dispiace (Diego mi ha rimproverato) e sono sicuro che faremo una gita solo per vedere quello. Magari in un giorno di pioggia.

Cioccolata calda a Zagarolo Station
Grazie a Barbara che mi ha offerta una cioccolata calda mentre lei e Diego bevevano birra e patatine. Il rientro in treno fantastico, 30 minuti netti. Però che massacro!!!

Morale della gita
Bellissima. Superlativa. Fantastica. La prima di primavera. Ho sempre sognato di vagare in quei canyon, e finalmente l’ho fatto. Il Lazio è bellissimo, ma come lo trattiamo male! Speriamo che un po’ di strade di campagna si salvino dalla chiusura dei fondi.
Anche se strade in asfalto sono bellissime, ma quante auto rompiscatole…
E quanto sono belli i Monti Prenestini


Credits
Un grazie a Diego, che ha architettato tutto il massacro fin nei minimi termini (secondo me si è anche bucato apposta la ruota.

Barbara ci ha allietato con la sua grazia e la sua sopportazione di Diego… ma come farà?

Trecchia è sempre lui. Ottimista e veloce che sono per lui pochi chilometri e neanche 5000 di dislivello?

Jean Paul sfoggia un cancello molto più pesante del mio, ha qualche annetto in più, ma mi sta sempre avanti e non bestemmia mai in salita… che invidia!!!!

Cubeboy
: ecchè dire… cammina come un treno, è grosso come un treno… avrei dovuto mascherarmi da vagone e farmi trainare un bel pezzo…

venerdì 1 marzo 2013

Mea culpa, mea culpa, mea grandissima culpa...

Scrivere questo post mi costa abbastanza, ma devo assolutamente confessarmi... spero solo di non dover espiare troppo.

Insomma, oggi andavo abbastanza allegro.

Sì, perchè avendo ricominciato a fare gli addominali alti, il passo in bici si allunga all'istante. A parità di pendenza guadagno un rapporto, e in effetti i tempi di percorrenza sono quasi crollati.

Insomma, vado rapido per stradone con semaforo e volta a sx. Il semaforo blocca il flusso ad andare dritti, ma da desta non vi sono immissioni, è praticamente un pedonale.

Arrivo rapido rapido e davanti a me volge a rosso, ovviamente il marciapiede appare deserto. Visto che 800 m più avanti svolto a sx, prendo in considerazione di svoltare a sx a questo semaforo e seguo l'andamento dell'altra luce, che mi aspetto passi al verde per il traffico diretto a sx.

Non succede, mentre il verde passa al traffico che proviene da sx, per cui tutte le luci del mio semaforo vanno al rosso e scatta il verde pedonale.

Non ci faccio caso, senonchè mentre taglio la striscia d'arresto sui 15/20 km/h, da dietro un ostacolo (auto o cassonetto) due signore attraversano sul passaggio pedonale proprio mentre io violo il rosso.

Le ho evitate con la manovra dell'alce (cmq le signore NON avevano le corna) ma anche loro, non solo io, si sono prese un bello spaghetto.

Mi sono fermato a scusarmi con le malcapitate (ribadisco che non le ho toccate) e a maledirmi per la distrazione.

Di positivo solo una cosa. Per quanto tu possa correre con una Hoptown, l'energia cinetica è sempre molto ridotta e quindi è difficile fare male a qualcuno.

Però occorre sempre prestare attenzione, anche se in ambiente automobilistico sei quello che va più piano.

Adesso mi aspetto che Marco Bikediablo mi imponga la penitenza, tipo assistere a qualche assemblea del VI municipio oppure discutere di ciclabilità con qualche integralista della ruota fissa.

In ogni caso me lo merito.