martedì 26 giugno 2012

Ma nun core 'sta metro?


Velo ricordate il villico de “il sorpasso”, a cui Gassman da’ un passaggio sullo spider, e poi se ne esce dicendo “ma nun core ‘sta machina?”

E’ proprio quello che sta succedendo alla B1, attesa come la manna dal cielo dopo anni di lavori, e che si è rivelata un cavallo un po’ sfiatato. 

Nun core ‘sta metro?

La critica viene soprattutto da due categorie di persone: gli abitanti di Viale Libia e Via Nomentana, e gli utenti dell’altro ramo della metro.

Questi ultimi hanno visto crollare le frequenze dei passaggi, per cui si trovano lo stesso numero di passeggeri o quasi, ma con meno treni e più attese. E già questo è un motivo molto valido per incazzarsi, senza contare tutte le volte che sbagliano convoglio e si ritrovano a Conca d'Oro...

I Nomentani hanno visto il dowgrading delle linee express (almeno il 60), che adesso, soppresso il 36, fa tutte le fermate di Via Nomentana. Ci mette non una, ma due quaresime, e quindi l’autobus si riempie da fare a botte.

I Libici hanno visto massacrata la rete di bus per la mobilità locale. A causa di due fattori concomitanti, la scarsa frequenza e la profondità delle stazioni, i vantaggi sui tempi di percorrenza fino a Termini sono molto inferiori alle legittime aspettative. Da Cavour in poi si comincia a ragionare, per l’EUR sono 20 minuti risparmiati, ma alla fine la frazioni dei long-range non è così numerosa.

E’ anche vero che la B1 è entrata in funzione a scuole chiuse, quindi con poco traffico. Alla ripresa, a settembre, evitare il traffico ritornerà fondamentale, specie poi nel picco natalizio. Forse allora cambieranno idea.

Di certo mantenere frequenze più elevate, per esempio 4 minuti e non 8, avrebbe aumentato l’indice di gradimento. Per non parlare dello sciopero bianco dei macchinisti, che ha ulteriormente complicato la situazione. E pensre quello che costata quest’opera!

Per quanto riguarda i mezzi di superficie, il ridimensionamento era inevitabile, specie considerando la situazione economica dell’ATAC. Certo pubblicare uno studio trasporti stico spiegando le ragioni delle scelte avrebbe aiutato molto, e secondo me sarebbe stato una prova di correttezza nei confronti di noi cittadini.

Magari anche illustrando le parte economica delle scelte fatte, da non trascurare. Il che avrebbe portato a definire una politica e un criterio nell’erogazione dei servizi di trasporto pubblico, che per adesso sembrano più legati alla tradizione e alle esigenze dell’ATAC che a quelle dei cittadini.

lunedì 25 giugno 2012

Pollice ciclistico


Me ne stavo pedalando allegramente per Via Salaria, un o’ prima dell’incrocio con Viale Liegi, direzione centro, quando da un portone esce una ragazza… di spalle.

Il pollice (sinistro) è andato immediatamente al campanello (tipo MTB) e prima che lo potessi fermare alza il percussore e tira un colpo al campanello.

La parte cosciente del cervello ha avuto un attimo di vergogna: Come sono caduto in basso, suonare alle fanciulle (NdR … e non era un fanciulla, ma poco meno che una coetanea) che camminano per strada…. Che coatto maniaco.

Neanche il cervello saccente aveva finito questo ragionamento puritano, che la fanciulla si gettava dal marciapiedi per attraversare la strada, di tre quarti, senza vedere. 

Il secondo tocco di campanello  l’ha inchiodata con tanto di occhi spalancati al vedermi arrivare (passato con 10 cm di scarto), e per fortuna che il pollice sapeva il fatto suo.

In realtà l’emisfero ciclistico del cervello aveva già acquisito la traiettoria e l’avanzare obliquo rispetto al marciapiedi, capendo già in anticipo che non solo avrebbe attraversato, ma che la manovra le avrebbe imposto di voltarsi solo all’ultimo momento, non sentendo auto arrivare.

Ho porto le mie scuse al mio pollice ciclistico e per premio (e parziale ammenda per i cattivi pensieri) me lo sono ciucciato un po’ in ufficio, di fronte al PC.

domenica 24 giugno 2012

Disastro Monte Antenne



La ragione era la semplice scomparsa dei sentieri a causa degli alberi caduti dopo la neve e non rimossi. Con grande soddisfazione, credo, di quel tanghero che voleva mettere a Villa Ada i cartelli col divieto di bicicletta.

Sta di fatto che tutte le pendici di Monte Antenne lato Villa Ada sono diventate impercorribili. Io propongo di fare un ciclo picnic & segheria a motore per riprisitinare la ciclabilità dei sentieri.

Ma se il lato di Monte Antenne che da’ su Villa Ada è messo male, Monte Antenne propriamente detto è un vero disastro. Lì i pini avevano cominciato a cadere con gli incendi dell’estate. La neve ha portato un disastro totale, reso ancora più caotico dal rigoglio primaverile e dall’insipienza dell’amministrazione (immagino) comunale.

Metà del parco è un caos. Se fosse naturale si potrebbe ormai parlare di selva di Monte Antenne. 

Scomparsi sentieri e vialetti, si avanza solo sull’anello di asfalto, usato peraltro come toilette da parecchi cani.

La situazione è talmente caotica che anche la frequentazione dei canisti è diminuita.

Un quarto della cima è invece interessata da lavori di risistemazione che non mi pare abbiano fatto alcun passo in avanti dall’ultima visita.

Ma insomma, possibile che si debba lasciare al disastro un’area così bella? E adesso che arriva l’estate, come la mettiamo col fuoco? E’ chiaro che arriveranno incendiari da mezza Italia per godersi lo spettacolo… 

martedì 19 giugno 2012

Il vero problema rimane il furto


Più vado avanti e più mi convinco che il vero ostacolo alla diffusione della ciclabilità a Roma  non è il traffico, non sono i rischi, non è la mancanza di piste ciclabili, ma molto banalmente, l’impossibilità di tenere una bicicletta parcheggiata sotto casa come facciamo con l’automobile.

In  effetti cosa rimarrebbe del mercato dell’auto se non potessimo lasciare l’auto parcheggiata per strada? Per esempio nella mia vita adulta autonoma, dico dal 1986, non ho mai messo la macchina in garage.

Non ho mai avuto automobili particolarmente scintillanti,o nuove. Ma tutte erano perfettamente funzionanti e in grado di fare il loro mestiere come la maggior parte delle altre auto intorno a me. Avrei potuto farlo con le biciclette?

Sicuramente no.

Non si riesce a lasciare una bicicletta, per quanto vecchia e scalcagnata, permanentemente legata ad un palo per strada. Arriva sempre il momento (nel giro di qualche mese) che qualcuno se la piglia e se la porta via, oppure ne smonta qualche componente.

D’altra parte, prendiamo una famiglia di quattro persone che usi le biciclette per spostarsi a Roma… mica può tenersele a casa… ci vuole una stanza per le biciclette! E comunque, anche se avesse la stanza, non si possono portare le bici su e giù per molte rampe di scale. Occorre passare per forza alle pieghevoli.

Si dirà… ma allora ritorniamo ai garage, non dovrebbero costare molto per le biciclette.

Anche qui c’e’ un problema.

Innanzitutto i garage che ospitano le biciclette sono pochi. Inoltre, gran parte dei vecchi garage sono stati convertiti a box, che semplicemente non hanno alcun minuscolo posto per le biciclette. Le sistemazioni di fortuna –comprese le cantine- si rivelano vulnerabili ai ladri, per non parlare dei cortili. Sappiamo tutti che ci sono ladri specializzati nel seguire biciclette di valore e “pizzicarle” in questi posti.

Che fare allora?

Una ricetta non ce l’ho. Di certo il furto di biciclette dovrebbe essere considerato socialmente dannoso, e il ladro di biciclette non dovrebbe continuare ad essere considerato come un piccolo imprenditore, ma come un delinquente che nel suo piccolo crea un danno serio agli individui e alla città.

Quindi un maggiore impegno a stroncare almeno l’industria del furto, ovvero quelle organizzazioni che fanno incetta di biciclette per rivendersele ai loro paesi d’origine. Inoltre considerare il ladro di biciclette nella reale dimensione della sua pericolosità sociale.

La prima cosa dovrebbero essere condannati ad estesi periodi di lavori forzati di costruzione di piste ciclabili e ripitturazione di segnaletica orizzontale. Gli stranieri dovrebbero essere, dopo tale periodo, rispediti immediatamente ai loro paesi d’origine. Inoltre la recidività dovrebbe essere punita in maniera molto seria.

Si dirà, ma alla fine è solo microcriminalità… certo, però tenete conto che un ladro che si porta via 100 euro di bicicletta, vi fa lo stesso danno individuale di un sindaco che si fotte 250 milioni di euro, o di un politico nazionale che si frega 6 miliardi di euro…

domenica 17 giugno 2012

La settimana dei ciclisti cammellati

E' ritornata la callaccia, come ogni anno.

Domenica è stata durissima.

Anche un ciclista con un po' sangue Tuareg come me, si è trovato a non poter rimproverare i compagni di gita che ansimavano sulle salite con la lingua a penzoloni tipo San Bernardo chiedendo di riposare.

E lunedì per andare al lavoro come faremo?

Innanzitutto ci porteremo la giacca e la camicia in borsa separata allo scopo di non sudarle.

Dopodichè sposteremo un bel vestito in ufficio, che sarà il vestito dell'estate, ovvero quello che indosseremo nella nostra stanza appena arrivati.

Certo, il passo in avanti sarebbe quello di ottenere l'approvazione di una divisa da impiegato o funzionario estivo, come le divise coloniali di un tempo:

- camicia a maniche corte con tasche sul petto;
. pantaloni corti tinta unita con pinces (colori sobri, non costumi da spiaggia) e risvolti;
- scarpe di cuoio o tela con calzini lunghi;
- niente cravatta;
- borraccia opzionale alla cintura.

Con questa divisa tutti potremmo venire al lavoro tranquillamente in bicicletta!

giovedì 14 giugno 2012

Il collaudo della metro B1


Prima di partire per la capitale dei Belgi, ho pensato bene di collaudare almeno un pezzetto di B1.

L’idea iniziale era di presentarmi alle 5 e 30 a Conca d’Oro con la bici pronta da ripiegare, ma i casi della vita e una certa sonnolenza che ancora mi prende intorno alle 5 di mattina, alla fine mi hanno fatto optare per una soluzione che alla fine si conciliasse con gli altri impegni della giornata.

Ho collaudato la tratta Castro Pretorio/Libia  e ritorno, e qui sono le impressioni del viaggio.

A Castro Pretorio tutto uguale, a parte che ho dovuto aspettare la seconda metropolitana, correttamente informato dal cartellone… che però non sembra essere abbastanza, infatti alla stazione Libia sono stato l’unico a scendere perché andava effettivamente lì, tutto il resto del treno (sono rimati a bordo non più di 4 persone) è sceso perché non aveva capito che era stata aperta la B1.

Prendo Libia come esempio valido anche per le altre stazioni… di un bello stile Apple Store, sono proprio l’emblema del progresso, specie se uno la confronta con la stazione Cavour. Tutto in colore chiaro, un grigetto chiaro chiaro, perlaceo.

Sono contento d’averla vista pulita… spero che questo sentimento di reverenza che mi ha ispirato tenga a bada anche i pennarellisti e gli sputatori di gomme da masticare sul pavimento, che finiscano tutti sotto i treni della metro! Peraltro anche quando entra in stazione uno dei treni vecchio tipo (quelli tutti rovinati dai writers) uno ha paura che la stazione si sporchi. Chissà quanto olio perdono sugli immacolati binari…”

Ma la caratteristica saliente della stazione è che è en plein air (quasi). Non è proprio come le stazioni di Ostia Lido, ma una specie di altissima chiostrina porta luce da Viale Libia fino al livello dei binari. Se qualcuno ci pianta una buganvillea in un vaso viene fuori un rampicante da 40 m.

Eh sì, perche l’altro dato tutto particolare è che scesi dal treno, per arrivare la livello del terreno ci vogliono dalle 7 alle 5 rampe di scale mobili (i binari sono sovrapposti). Visto che ogni rampa sono circa  due piani di palazzo, parliamo di 14 piani,  diciamo 40 m sotto il livello.

Tutto bellissimo, ovviamente, ma comunque ci vogliono un bel po’ di minuti per venirne fuori.
Minuti che si aggiungono all’attesa del treno, in quanto per adesso si parla di un treno ogni 8 minuti. Per dare un’idea lo stesso tempo di un buon bus e metà dell’intervallo tra due treni per FCO.

Bilancio finale: bellissima e comodissima sulle distanze medio-lunghe. Sui tragitti brevi i tempi presi sull’orologio sono piuttosto espansi. Da tutto Viale Libia, se vai alla Sapienza o alla stazione termini, secondo me la bici continua ad essere conveniente.

Ciò non toglie che l’espansione della rete metro rappresenta veramente un grande passo avanti. Basti pensare alle possibilità che ci sono di usare la metro per raggiungere o tornare sia da Termini che da Ostiense.

Comunque, se sulle brevi distanze non può competere con la bicic, comunque  non c'e' proprio alcuna scusa per continuare ad usare l'auto.

lunedì 11 giugno 2012

Flying under radar

A quante tentazioni devo resistere?

Ho resistito -complice le serate di giugno- alla tentazione di andare in metro con la pieghevole... perchè avrei dovuto resistere  alla tentazione, ormai veramente irresistibile, di attaccare il navigatore incorporato nel telefonino e tornare a casa accompagnato dalla voce sintetica in cuffia?

Insomma, perchè i ciclisti dovrebbero esseredi meno degli automobilisti in quanto a gadget? In effetti non lo siamo.

Inizio bene

PROSEGUIRE PER ALTRI 600 METRI PER PIAZZA NUMA POMPILIO

Poi mi viene da ridere

TENERE AL CENTRO PIAZZA METRONìA (pronuncia come regalìa)

Mi aspetto scatafasci, ma lui continua.

PROSEGUIRE PER VIA IPPONIO

Ipponio lo dice bene. Più in là cominciano i guai.

SVOLTA A DESTRA PER VIA ARDEA. POI SVOLTA A SX PER PIAZZA SAN GOVANNI

Io vado dritto, un piccolo tratto contromano per arrivare a Piazza San Giovanni. Lui medita sopra, ma fa buon viso a cattivo gioco. Dopo un certo tempo nel quale non crede ai propri occhi alla fine si convince a parlare di nuovo invece di tenere il broncio.

TIENI LA DESTRA A PIAZZA SAN GIOVANNI

SVOLTA A DESTRA PER VIA CARLO FELICE

Qui capisce che qualcosa non va.

VIA CARLO FELICE, NON MARCIAPIEDE DI VIA CARLO FELICE

Io continuo sul marciapiede, mene frego

PRENDI A DESTRA PER PIAZZA DI PORTA MAGGIORE, PER FAVORE SULLA STRADA

Io vado sulla strada


A 500 METRI SVOLTA A DX PER VIA PRENESTINA

Col cavolo, acchiappo la Casilina Vecchia.

QUANDO DICO PRENESTINA INTENDO PRENESTINA E NON CASILINA VECCHIA, CHE CAVOLO.

E' il navigatore, mica la suocera... anche lei ciclista a 82 anni quasi 83.

LA PROSSIMA A SX FAI INVERSIONE A U E VAI A RIPRENDERE LA PRENESTINA SENNO' SONO GUAI.

Kittese. Io continuo dritto, c'e' anche una ciclista carinissima che pedala, figurati se torno indietro.

VABBE' CONTINUA PER VIA CASILINA, SE POI ALLUNGHI SONO AFFARI TUOI, BASTA GIRI A SX PER VIA CASILINA NUOVA

Vado dritto.

CHE CAZZO FAI ANNAMO CONTROMANO. MO' STAMO AR PIGNETO IN MEZZO ALL'AREA PEDONALE SI CE PISELLANO LI VIGGILI 'AMO CHIUSO M'ARESTANO PURO A ME.

'Nte preoccupa', nun ce pijano.

A TE T'HO CAPITO NUN C'HAI MANCO LA MACHINA SEI N'ANTRO DE QUEI MATTI CO' LA BICI PROPRIO A ME ME DOVEVA CAPITà AMMORIAMMAZZATO SOTTO 'NSUV...

Che voi fà... così è la vita.

MO' VEDO N'C'HAI MANCO LA BICI VERA, MA QUELLA PICCOLA CHE MANCO LI PUFFI. DEOGRATIAS MI ZIO SE L'E' COMPRATO UNO CO LA MEGANE CHE FA ER COMMESSO VIAGGIATORE OGNI GIORNO 'N POSTO DIFFERENTE BEATO LUI NO A 15 ALL'ORA...

Sic transit gloria mundi.

domenica 10 giugno 2012

Movida sulla pista

L’altro eri sera tornando a casa percorrendo la pista dell'EUR all'altezza della passeggiata archeologica. Mentre scendevo verso piazza numa pompilio improvvisa ho cominciato ad avere difficoltà.

All’inizio è stata una bicicletta ferma esattamente a in mezzo alla pista assieme ad un gruppo di persone. Pensavo che fosse un raro esempio di bad manners ciclistiche.

Magari... in realtà la bicicletta stava lì perchè l'altra  metà della pista era utilizzata come parcheggio da moto.  

Dopodichè l'altra metà (non parliamo di 3 metà. questa metà è metà della metà di prima. Chiarendo: metà della pista è occupata dal parcheggio, l'altra metà dalla bicicletta. Poi mi accorgo che la metà libera dalle moto parcheggiate, ovvero quella occupata dalla bicicletta... ) era completamente occupata da persone che usavano da marciapiede insomma con la (mia) bicicletta era impossibile passare.

Visto che arrivavo in discesa a rallentare non ci pensavo proprio. Quindi ho cominciato a scampanellare senza diminuire la velocità, pensando: “Con la bicicletta che ho vado tranquillo. Se mi scontro  mi piego ma non mi spezzo”.

Passare non è stato facile passare ma alla fine la folla si è aperta... senza aver cambiato qualche vaffanculo con gli astanti.

Non ero al corrente di questo sgradevole uso notturno delle piste. Mi sà che è una di quelle brutte abitudini che prenderanno piede.



PS.: un paio di astantesse occupanti la metà della pista libera dalle moto in parcheggio e quindi dopo la bicicletta che occupava la loro stessa metà ma un po' più in la', sarebbero state da tramortire nell’urto e da portare via legate sul portapacchi, come giusto risarcimento.

giovedì 7 giugno 2012

Sentire iIl profumo dei tigli

Il profumo dei tigli marca un momento dell'anno che dire magico è poco, specialmente se come in questi giorni ancora non è arrivata la mazzata del caldo e il cielo è di un bel colore limpido.

In questi giorni spostarsi con la bici è ancora più bello, proprio perchè la fragranza dei tigli riesce a coprire gli scarichi dei motori, peraltro diminuiti alquanto a causa della crisi e dell'aumento del prezzo della benzina.

Per quanto mi riguarda quest'anno non mi ricordo neanche un raffreddore, malgrado l'uso quasi costante della bicicletta, compresi i giorni di neve. Se ripenso a quando andavo in moto, il naso mi si chiudeva a settembre e mi riapriva a giungo, per tutto il resto del tempo non sentivo alcun odore.

Spesso si legge nelle statistiche che chi usa la bicicletta si ammala meno facilmente, con beneficio anche della presenza in ufficio.

... Se non ti mette nessuno sotto  mi pare azzeccato,... almeno per quanto riguarda la mia esperienza personale.

Peraltro vedo un sacco di biciclette in giro. Complice la crisi, direi che molte di quelle bici che dormivano nelle cantine dall'ultimo incentivo stanno finalmente riconquistando la strada.

Ciclisti... più siamo, meglio stiamo!

martedì 5 giugno 2012

Il mio primo giorno da pieghevole...

Occorre saper affrontare le sfide con flessibilità.

Per questo al cambiare dell'ambiente mi sono pieghevolizzato, e ho acquistato una Hoptown 5, la "media" di Decathlon.

Una pieghevole di fascia bassa, che ha (soprattutto) il pregio di entrare in ascensore ed evitarmi quattro piani di trasporto bici.

La cosa era nell'aria da un po' di tempo.

Stavo già pensando di sostituire il caro cancello con qualcosa di più agile, alla fine l'ho fatto (il cancello  non l'ho buttato, cmq).

Oggi è stato il primo giorno di impiego operativo, 12 km totali andata e ritorno, più missione intermedia verso lo studio medico.

Mi sono tenuto la bici in stanza d'ufficio e l'ho portata dal medico, peraltro non ho catena. Domani le farei prendere volentieri la metro, anche se non vi è vera necessità operativa... vabbè, vediamo come va.

La sorpresa è stata che, seppure la chiamano Hoptown 5, ha un cambio a 7 marce, e che comunque pesa non più di due terzi del vecchio cancello. Alla fine non vedo grosse differenze di velocità, se non nelle pendenze accentuate.

E' emozionante la leggerezza dello sterzo, mentre la borsa dell'ufficio si aggancia una meraviglia sul portapacchi aggiunto.

E la pieghevolezza?

Beh... non è una Brompton, ovviamente.

Si piega quel tanto che basta per entrare in ascensore e in macchina, e poco di più. Però era quello che cercavo. Inoltre la posizione di guida è molto eretta, e qualche botta sulla colonna vertebrale l'ho accusata.

Però mi sembrano inconvenienti sopportabili, anche a fronte della simpatia cui sono fatto oggetto da quasi tutti gli altri. Stranamente sono improvvisamente diventato bene accetto anche sui marciapiedi. Incredibile!

Pur non avendo la Brompton, sono diventato anch'io un po' pedone con le ruote.