lunedì 30 gennaio 2012

Vatti a fidare della metro B!

Oggi commissione personale importante, importantissima lungo la linea B della Metro... Bici o Metro?

Prendo la metro, devo partire alle 16:15 e arrivare a San Paolo entro le 17:00 (da Castro Pretorio). Più o meno stesso tempo, ma in bici si buca, eppoi ieri sono caduto e mi fa male il ginocchio.

Beh ci penso... ci ripenso... ci ripenso... un impegno importantissimo, irrinuciabile! Prendo la metro e lascio a casa la bici.

Ore 16:05... arriva la notizia: la metro B è guasta, ma funziona tra Castro Prtetorio e Laurentina.

Col cavolo, mi fermano ai tornelli. Il servizio è sospeso fino a Piramide.

Rapida decisione, acchiappo un taxi e me la cavo con 12 (dodici) euro!!! (da non ripetere).

Vatti a fidare della Metro B!

Scusa bici, non lo farò più. Ho pagato salatamente.




domenica 29 gennaio 2012

Se a Roma nessuno ci ringrazia

Cari amici ciclomobilisti, vi ha mai chiamato il Sindaco per ringraziarvi?

A me no. E neanche gli assessori all’ambiente, alla mobilità, ai lavori pubblici.

E non solo non ci ha mai chiamato ad uno ad uno (secondo loro siamo pochissimi), ma neanche c’e’ mai stato un gesto di apprezzamento pubblico, un incoraggiamento, niente. Anzi.

E perché Sindaco e Assessori ci dovrebbero ringraziare? Semplice perché stiamo portando avanti una soluzione di mobilità economica ed efficiente, dalla quale la nostra città ha tutto da guadagnare. Riassumiamo:

a) In un periodo nel quale si bloccano le auto per il particolato, noi non solo non contribuiamo ad aggravare la situazione, ma filtriamo l’aria con i nostri polmoni!;

b) Non facciamo rumore;

c) Non usuriamo le strade e la loro segnaletica. La segnaletica sulle piste svanisce per effetto delle intemperie e non delle gomme dei ciclisti;

d) Non ingombriamo i mezzi pubblici, così chi è costretto a prenderli li trova più confortevoli;

e) Non occupiamo posti di parcheggio

f) Dato che i ciclisti sono mediamente più robusti e più in salute degli altri utenti della strada, ci ammaliamo meno frequentemente, contribuendo alla produttività nazionale e a risparmi sulla spesa sanitaria. Inoltre frequentando poco i mezzi pubblici non contribuiamo al diffondersi delle epidemie di influenza;

g) Non aggraviamo la bilancia dei pagamenti consumando idrocarburi.

A fronte di tutto questo, nei paesi efficienti, quelli che cercano la crescita, la mobilità ciclabile viene incentivata. Qui ci basterebbe proteggerla. Già stroncare la seconda fila sarebbe un buon inizio.

Ancora aspettiamo che Alemanno si dia ‘na mossa.

Prossimamente: Roma vara un museo della Shoa che costa più dell’interop piano della ciclabilità, che non si fa per mancanza di fondi (?)… E questo dopo aver già fatto Macro e Maxxi… come diceva O.W.? “Datemi il superfluo, farò a meno del necessario”

giovedì 26 gennaio 2012

La borsa nel cestino...

In Cicloappuntamenti c'e' sempre molta ilarità rispetto alle bcc, ovvero le bici-con-cestino, che fanno tanto Vispa Teresa.

Il cestino è un accessorio comodissimo, ci metti quello che vuoi e sta lì davanti a te. Quello che ci metti non hai bisogno di legarlo, assicurarlo, elasticarlo. Lo piazzi lì dentro e buonanotte.

Ideale per le borse da donna.

Peccato che sia esposto agli scippi. Ogni volta che vedo una donna mettere la borsa nel cestino, penso a qualcuno che con il motorino passa e se la porta via.

Ritengo che per questo che molte donne avvolgono la tracolla della borsa al manubrio, per non farsela portare via.

Forse è successo questo, a Milano, la borsa era attaccata alla bici. Sta di fatto che la donna è caduta, e ora è in coma. La cronaca non ci dice se indossava il casco al momento dell'incidente, ma è probabile che non lo indossasse. Dopotutto faceva solo 2 km al giorno...

Questa notizia mi ha reso particolarmente amaro, tanto che non ho neanche sentimenti vendicativi nei confronti di chi ha commesso questo crimine.

Però fermateli prima che provochino altre tragedie. Inoltre ritengo che gli scippatori siano molto pericolosi, eppure continuiamo a sottovalutarli.


mercoledì 25 gennaio 2012

Il gigante adagiato

Me ne sono ricordato appena in tempo.

Oggi pomeriggio, poco dopo il decollo da Fiumicino, siamo passati, come al solito, sulla verticale dell’Argentario. Dall’altro lato dell’aereo l’Isola del Giglio. Mi sono affacciato, certo di vederla.

Ed in effetti, malgrado l’opacità del finestrino ed il riflesso del sole basso sull’orizzonte, la sagoma della nave spiccava come some una grande balena bianca piaggiata, da 10 mila metri d’altezza.

Cerco di tenermi lontano dalle cronache dell’incidente, mi ricorda troppo i giorni seguenti alla collisione di Linate, quando c’era solo dolore e sconforto, “come è potuto accadere questo da noi?”.

Quel poco che sento non mi piace, mi sembra di rileggere le cronache degli incidenti aeronautici degli anni ’80, quando il comandante dettava legge a bordo, prima del concetto di Crew Resource Management.

Personalmente. Le poche volte che ho preso il traghetto, mi sono sempre chiesto come doveva essere l’abbandono di nave, il calo delle scialuppe di note d’inverno, a nave sbandata (=inclinata)… difficile, critico, impossibile, quello che alla fine è successo. E i morti potevano essere molti di più.

Sono troppo vicino alle tematiche di sicurezza per facili critiche. Dico solo che, come per altri argomenti, i comportamenti individuali sono spesso il prodotto dell’ambiente, e che in Italia in molti campi dobbiamo veramente cambiare.

domenica 22 gennaio 2012

Ma come fanno gli Olandesi?

Se vi aspettavate il solito post sulla ciclabilità dei Paesi Bassi, mi dispiace deludervi.

Qui si parla dell’assenza totale di protezione delle abitazioni olandesi, e specialmente di quelle al piano terra. Ad Amsterdam, almeno fino alle ultime volte che ci sono stato, le abitazioni al piano terra non hanno grate, ma solo grandi vetrate.

Purtroppo, dopo l’ahimè “profetico” profetico post sul decreto tiracolli, ho ricevuto una visita dei ladri. E’ accaduto domenica scorsa, mentre rientravo dalla gita ai Castelli. In casa c’era la famiglia. I ladri sono entrati nella veranda, ma poi si sono accorti che la casa era abitata e sono andati via.

Qualche danno, ma per fortuna nessuna conseguenza seria.

E' stato chiamato un bravissimo fabbro (che era già intervenuto in un episodio analogo circa 4 anni fa) e sono state applicate varie misure di rinforzo delle protezioni. Misure di rinforzo che sono state rese necessarie dalle varie scoperte che abbiamo fatto, fino ad alcuni calcinacci vicino alle inferriate (poi il mistero si è chiarito).

Denuncia alla Polizia, tanto per rimpinguare le statistiche e domani è un altro giorno.

Non ho neanche menzionato l’accaduto nel blog, ed in effetti non avrei proprio toccato l’argomento se non per ciò che è accaduto dopo. Infatti martedì tra le 18:00 e le 19:00 si è scatenato l’inferno. Evitando il nostro (dove c’era mia figlia sola) i ladri hanno visitato gli altri tre appartamenti che hanno il giardino.

Come sono entrati? In maniera molto semplice: strappando le inferriate dai muri (avete capito i calcinacci).

Per ogni appartamento hanno letteralmente strappato le inferriate dal muro. Nell’ultimo hanno trovato una cassaforte murata di medie dimensioni. L’hanno strappata dal muro e se la sono portata via per aprirla con calma. Peccato che la proprietaria si fosse persa le chiavi sin dall’inizio, e la cassaforte era vuota. Ma è rimasto un bel buco nel muro. Negli altri appartamenti hanno portato via denaro e gioielli, ovvero quei gioielli che si tramandano da madre in figlia, o reglai di matrimonio.

Nel tutto una speciale menzione per i cani del palazzo, che abbaiano tutto il giorno rompendo il cazzo alle persone per bene, ma sono stati rigorosamente zitti con i ladri.

Anzi, una delle proprietarie ha anche chiamato il veterinario perché il cane era sotto shock. Altro che veterinario, io l’avrei abbattuto contestualmente, il vigliacco. (Notare che la stessa mi aveva detto domenica sera di farmi un cane per proteggermi dai ladri…)

Ad Amsterdam ho sempre ammirato la libertà delle loro case… niente inferriate, niente allarmi, ma come fanno? Già noi viviamo sempre sotto minaccia, che se per caso ti dimentichi un’inferriata aperta la Polizia quasi ti rimprovera…

Seppoi le stesse inferriate vengono strappate, 4 appartamenti violati in due giorni nello stesso palazzo,allora significa che non si tratta più di semplice criminalità, ma di un attacco al vivere civile, al quale la comunità dovrebbe rispondere in modo adeguato.

Dalla stampa si apprende che raramente queste persone sono autoctone, ma abbiamo una rigogliosa criminalità di importazione, attratta dal favorevole rapporto tra valore del bottino e mitezza delle pene. Allora prima di tutto ribalterei questo concetto e direi: “Se vieni in Italia a delinquere ti becchi tre volte la pena che darei ad un Italiano”.

Infatti il non fare distinzione di nazionalità non vale quando tu vieni qui apposta per delinquere, in quanto al paese tuo ti fanno un mazzo che non finisce più.

Detto questo, un episodio del genere giustifica le ronde di quartiere con i cittadini armati. Infatti ci troviamo di fronte alla palese impotenza della Polizia. Io sono convinto che ogni poliziotto riesca a notarle. Se ci fosse una politica di identificazione di tutti i tipi sospetti con controllo delle impronte digitali, si arriverebbe facilmente a rendere l’ambiente invivibile per queste forme di criminalità.Se non è colpa loro perché non hanno i mezzi, la voglia o la motivazione, ancora meno lo è dei cittadini che hanno tutto il diritto di difendersi.

Ma insomma, come fanno gli Olandesi? Forse è un retaggio culturale. Ho sentito dire da loro che una volta il furto era trattato come tale solo se entravi nella casa dalla porta.

Ma se forzavi una finestra, allora c’era la pena di morte. Segno della massima disapprovazione sociale. E infatti ti trovavi di fronte a portoni robustissimi e a finestre senza sbarre.

martedì 17 gennaio 2012

Una risposta a Martina

Scrive Martina in risposta al post 2012 l’anno del … “Se semo rotti”:

Sul rapporto di convivenza (forzata) tra ciclisti e automobilisti secondo me bisognerebbe completamene capovolgere la prospettiva.

Prima di tutto non dobbiamo essere noi ciclisti a chiedere le ciclabili perché tanto in quattro e quattr'otto sarebbero occupate dalle macchine o scooter parcheggiati, bancarelle eccecc, vedi l'esempio delle piste ciclabili di

Porta di Roma belle larghe e del tutto inutilizzabili.

Non sarebbe meglio se invece fossero gli automobilisti a chiederle? per toglierci dalle palle diciamo, perché man a mano che siamo sempre di più sulle strade facciamo massa critica (eheh) e insomma diciamocelo a viale libia, dove quel bel rettilineo li tenta ad accelerare a 200 all'ora, quanto rompo io in bici? che sto praticamente al centro della strada stretta tra la corsia dell'autobus (dove non vado se c'è l'autobus) e le macchine parcheggiate in seconda fila a sinistra della carreggiata?

Insomma lo so che è una provocazione (e mi danno sempre tutti contro) ma secondo me dobbiamo capovolgere il problema:
se non ho una ciclabile dove stare, non è un problema mio, è loro
!

Cara Martina,

quello che dici non è sbagliato, ma solo se parti dal presupposto dell’automobilista veloce ma attento, che non accelera se vede il ciclista, non gli passa vicino, aspetta pazientemente nei passaggi ingombrati, etc. etc.

Ciò non corrisponde alla realtà, ed in particolare non corrisponde a quella italiana.

Quando a giugno ho fatto scuola guida a mia figlia, le ho spiegato come si supera un ciclista: tenendosi a debita distanza (almeno 1,5 metri), il che significa che prima di superarlo devi accertarti che puoi passarci, come ogni altro sorpasso.

Appena un paio di mesi dopo, mentre percorrevo il sentiero dei briganti, mi sono accorto sui tratti stradali della differenza di approccio tra automobilisti italiani e stranieri (dico Belgi, Tedeschi, Finlandesi, Olandesi). Quando sentivi che la macchina rallentava dietro di te, e ti superava solo quando aveva spazio, potevi stare sicuro che era uno straniero.

Quando invece l’auto non modificava la velocità, ma semplicemente si allargava per passarti, a prescindere da quello che c’era davanti, era un Italiano. Uno di questi signori mi ha superato in questo modo sotto curva, ovvero non ha rallentato per passarmi, ma si è allargato, e ha rischiato di stamparsi su di un’altra auto appena uscita dalla curva di fronte. Alle brutte non ho dubbi che per evitare l’urto frontale mi avrebbe travolto. Dove si vede che non sono autisti, ma solo guidatori di macchine.

Nel caso urto auto-bici, chi ci rimette sempre è il ciclista. E’ per questo che occorre fare percorsi protetti. Anche perché sui percorsi protetti puoi mandare anche i ragazzi.

Aumentando i ciclisti aumenteranno anche gli incidenti. Infatti è ancora pieno di automobilisti che non intendono in nessun modo limitare la loro velocità, anche mettendo in pericolo gli altri.

Per questo in tutto il mondo civile costruiscono le piste ciclabili.

domenica 15 gennaio 2012

Nel Parco dei Castelli con il GPS


Foto

Era tanto che volevo andare nel Parco dei Casteli, ma mi fermavo sempre alle fatidiche parole di P&G: visti i percorsi occorre avere un GPS. E adesso finalmente ce l’ho, e quindi, per la prima uscita, sono proprio andato nel parco dei castelli, sentiero di P&G 136, i due laghi.

Il tirocinio GIPIESSICO è stato estenuante. Prima di tutto non sono amministratore del mio computer, e quindi non posso installare una minchia. Meno che meno (ovviamente) basecamp, mapsource e compagnia bella.

Non sono amministratore neanche dell’altro mio computer, almeno da quando il marzianino l’ha linuxato. Linux dice che esiste un programma per fare le mappe, ma è tutto in tedesco, e cmq non siamo riusciti ad installarlo.

Alla fine mi sono rivolto alle Apps di Google, e in effetti ho trovato GPSIES che fa tutto sulle tracce, devo ancora capire come formatta le mappe.

Insomma, dopo 15 giorni di corpo a corpo con il PC sono riuscito ad ottenere un modo di formattare le tracce e trasferirle sul Garmin. Successo! Allora ho postato la gita (tipico prescout) su Cicloappuntamenti, treno delle 8.37 per Castel Gandolfo e pronti alla partenza.

Alla facciaccia vostra è stato un giro meraviglioso per il Parco dei Castelli, e non la solita Bracciano Maccarese, con vista eccezionale su Castel Gandolfo e Nemi, single track nei boschi di castagni e faggi, orge di porchetta e chi più ne ha più ne metta.

Il GPS una favola! Passata un’iniziale diffidenza, ho imparato a seguire la traccia finanche nei vicoli di Nemi, e mi ha portato sanissimo e salvissimo per tutti i boschi del Nemorense!

L’unico inconveniente una mandria di camminatori sul sentiero, che mi ha fatto pensare cosa pensavo gli automobilisti dei gruppi di ciclisti che ingombrano la strada.

Alla fine successo completo, anzi completissimo! Finchè durano le batterie non perdo certo più! E comunque mi voglio girare tutto il Parco dei Castelli (Artemisio, Monte Cavo, Sentiero Vulcano, etc.).

venerdì 13 gennaio 2012

Ma quale svuota carceri, qui ci vuole un decreto tiracolli!

Devo dire che ammiro molto, perché è veramente seria, la battaglia che i Radicali stanno portando avanti per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica italiana sulla drammatica condizione di sovraffollamento delle carceri, e sul fatto che la pena da scontare non debba aggravarsi a causa del sovraffollamento.

Purtroppo non sono neanche d’accordo sulla soluzione proposta, ovvero l’amnistia.

Di sicuro diminuisce il sovraffollamento delle carceri, ma a quale prezzo? Dalle cronache che sentiamo tutti i giorni, l’ultimo l’episodio del vigile urbano ucciso a Milano, l’idea che mi faccio è che invece ancora troppi criminali pericolosi sono a piede libero. A questo si dovrebbe portare rimedio, e non a rimetterne in libertà altri.

Come diceva Antonietta l’altro giorno: “Da quando hanno fatto l’indulto sono tornati tutti gli spacciatori in giro”.

E i quartieri meno fortunati, quelli “borderline” tra vita normale e criminalità, rivanno “sotto”.

Purtroppo è vero che in molti casi il carcere diventa una discarica sociale, ovvero l’unico posto dove si scaricano le persone che non riescono a trovare un modo di vivere con gli altri, ma che altro fare? Quando sento parlare dell’amnistia sembra che le carceri italiane siano popolate esclusivamente da errori giudiziari… ma ci sono anche tante persone malvage, o che non sanno campare se non a danno degli altri cittadini.

Prendiamo i due che hanno sparato alla famiglia cinese a Roma, o i due che hanno sequestrato e violentato la donna polacca fino a quando la poverina non è stata salvata dalla polizia… che si fa con quelli? Li si riammette alla vita civile? Oppure li si schiaffa dentro a vita? E quanto ci costa tenerli dentro a vita, quando non abbiamo soldi per le scuole?

Se veniamo alle nostre materie, consideriamo il vecchietto (74 anni) che viene arrestato continuamente perché ruba le biciclette… beh, rubare le biciclette non sarà un crimine grave, ma uno che campa sistematicamente rubando le biciclette non è tollerabile e dovrebbe essere confinato dietro le sbarre e basta.

Personalmente ritengo che il nostro paese, e l’Europa Occidentale nel suo complesso, non stia disapprovando il crimine in maniera abbastanza forte. Non dico riprendere le esecuzioni in piazza (che pure nei casi citati in questo articolo non guasterebbero), ma sicuramente rassegnarsi alla circostanza che un po’ di persone non possono essere riammesse al mondo civile in quanto o pericolose, oppure perché continuano sistematicamente a commettere reati.

E anche se un qualche provvedimento svuota carceri sarà attuato (in qualche modo è imminente e inevitabile), almeno che non sia amnistia cieca ma solo sospensione di pena.

domenica 8 gennaio 2012

Botto sulla pista! Per fortuna non passava nessun ciclista?

Tornando da una uscita pomeridiana con Antonietta e Riccardo, sulla pista di Via Panama, all’altezza di Via Lisbona, mi sono imbattuto in un cartello abbattuto, proprio sulla pista.

Aggiratolo, ho visto –e potete vedere anche voi in foto, che il cartello pubblicitario è stato abbattuto per un incidente d’auto. Si vedono con chiarezza sia i segni delle ruote che i cristalli rotti. Spero che non si sia ferito nessuno.

Dalla posizione del cartello caduto è chiaro che un ciclista avrebbe potuto facilmente essere coinvolto. La pista è interrotta, perché il poco spazio rimasto a seguito della caduta del cartello è cosparso di vetri.

Una volta avevo un amico che abitava a Via Panama. Ora come allora era una via molto popolare tra quelli che corrono (e non a piedi) per la bella curva sgombra.

Lui diceva “Finchè le ruote fischiano va tutto bene. Quando smettono di fischiare improvvisamente è perché la macchina ha perso definitivamente la presa e se ne è andata. Immediatamente dopo arriva il botto”.

Allora, perché non mettere prima della curva un bel dosso di rallentamento?
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domenica 1 gennaio 2012

2012: l’anno del… “Se Semo Rotti”

Il 2011 ha visto l’esplosione dell’uso della bicicletta a Roma. Vuoi per il tempo, vuoi per l’influenza dall’estero, vuoi per la crisi economica, vuoi per l’inefficienza del trasporto pubblico. Abbiamo iniziato il 2011 in pochi, siamo diventati tanti. E nel 2012 saremo ancora di più.

Di più perché la manovra per la correzione del deficit toglierà ancora più quattrini dalle tasche. Molte famiglie non saranno più in grado di finanziare lo scooter ai figli, o semplicemente di pagarsi la benzina per spostarsi, o addirittura i biglietti del mezzo pubblico. Però stavolta ci sarà pronto l’esempio degli altri ciclisti, e quindi molte persone ancora faranno questa scelta.

Per quanto mi riguarda il numero di Romani (spero non solo antichi come me, ma anche qualche liceale) che, seppure saltuariamente, sceglieranno la bici come mezzo di trasporto all’interno della città, è destinato ad incrementarsi con rapidità nei prossimi sei mesi, fino a fare del ciclista una figura costantemente presente nel mix degli utenti della strada. E’ giusto quindi che si cominci a destinare a questo mezzo di trasporto una quota delle risorse cittadine.

Purtroppo insieme ai ciclisti anche gli incidenti sono destinati ad aumentare. Non mi sento particolarmente Cassandra, quindi ritengo che il rateo di incidenti non aumenterà in proporzione al numero dei ciclisti, ma comunque stiamo sempre assistendo all’ingresso sulle strade di un numero consistente di utenti non protetti che affiancheranno gli altri centauri. Ed è quindi giusto chiedere al Sindaco di fare la sua parte anche per aumentare le condizioni di sicurezza.

Innanzitutto separare il traffico sulle strade principali. Invece con le piste ciclabili si è venuta a creare una situazione paradossale: il Piano della Ciclabilità (anzi, il piano piano piano della ciclabilità) per adesso sta producendo solo effetti negativi. Visto che non è approvato non si procede alla sua realizzazione, ma visto che c’e’ un piano, quando si ristrutturano le strade, non vi si inglobano le piste, vedi i casi macroscopici di Viale Libia e il più recente e grave Viale Aventino.

Per cui viene il legittimo sospetto che il piano sia solo uno specchietto per le allodole e una scusa per dire… avrei voluto fare, ma non avevo il piano. Poi vedremo che, una volta approvato il piano, non ci saranno soldi nelle casse, e intanto avremo perso molte occasioni per fare piste a costi men che marginali in occasione delle ristrutturazioni stradali.

Ma le biciclette non vivono solo sulle piste. Occorre un’azione decisa per stroncare i comportamenti pericolosi come la sosta in seconda fila e l’eccesso di velocità. E piantarla con tutti quei personaggi che arrogantemente occupano con le loro auto le strisce pedonali, le fermate degli autobus, o parcheggiano accanto ai cassonetti, occupando la carreggiata, e si avvantaggiano della loro arroganza.

Non c’e’ nulla di nuovo in quello che dico, lo dicono praticamente tutti i ciclisti.

Dobbiamo solo far capire al Sindaco che questo è l’anno del “se semo rotti”, siamo peraltro già incazzati per le tasse, e che quindi cominceremo a rendergli la vita difficile, se a noi ciclisti non la renderà più facile.
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