lunedì 28 novembre 2011

Noi ciclisti del lunedì

Dopo la sbornia di biciclette della domenica è arrivato il lunedì a riportare le cose a posto. Eppure, meraviglia, ho visto tanta gente in bici, almeno una decina nel breve tragitto tra Piazza Indipendenza e Piazza Vescovio.

Vi sembrano poche? A me no! E la cosa fa ben sperare, se non altro perché non può essere solo “colpa” del bel tempo o del caro benzina o del caro assicurazioni… magari un po’ di tutti e tre ci stanno pure.

In compenso mi sono dovuto difendere da qualche colpo di testa di scooterista che sembra non considerare noi ciclisti. In un paio di casi mi sono preoccupato e ho dovuto tirare i freni.

Infine la maledizione delle auto si sosta in doppia fila o lato cassonetti. E quelle sono proprio pericolose, specie quando il traffico accelera.

Bene, ora provo a rispondere ai tanti commenti ricevuti per il post di ieri, ringraziando tutti coloro che sono intervenuti.

Cominciamo da Bikediablo:

a) Il tuo sito è bellissimo utilissimo e ci mancherebbe altro che non possa consigliarlo anche nei commenti ai miei post!

b) Sono d’accordo sulla differenza tra spostamento e gioco. Diciamo che le piste dei parchi dovrebbero costare da 1/10 a 1/20 delle piste su strada, in quanto sterrate e non asfaltate, e questo dovrebbe essere il loro vantaggio. Questa doveva essere la logica della Roma-Fiumicino sull’argine destro del Tevere, mentre sul sinistro doveva essere un’asfaltata per servire la mobilità dei quartieri…

Riccardo: sono d’accordo al 100%. E’ anche la dimostrazione che il trasporto “di massa” con la bicicletta richiederebbe vere e proprie strade e non semplici piste. Io stesso mi sono trovato su Via XX Settembre in un gruppone di ciclisti e si andava pianissimo… effetto Critical Mass! Però tutti quei bambini che divertimento, specie quelli che assaporano le prime volte che guidano un mezzo insieme agli adulti!

Ubik: come altri spesso temo che il famoso piano sia solo una scusa per non fare nulla senza farsi criticare… vedi il link, qualora ti fossi perduto il post scritto a suo tempo. Una citazione: Nonostante la stretta finanziaria, il Comune non ha rinunciato al piano della ciclabilità.. ma solo alla sua attuazione.

domenica 27 novembre 2011

Ciclisti della domenica, automobilisti del lunedì?

La domenica che abbiamo appena vissuto è stata meravigliosa… Un sole fantastico, temperatura primaverile… non è la prima volta che abbiamo un novembre così bello, addirittura ricordo un 16 novembre, del 1986, con un bagno al Parco dell’Uccellina e dopo asciugarsi al sole…

Sicuramente per la bellezza della giornata Roma era letteralmente invasa dai ciclisti. A parte un paio di critical mass autonome che scorazzavano per la città, da ogni parco uscivano centinaia di ciclisti, anche moltissime famiglie con prole, tutti in bicicletta, grandi e piccole, tutti con il casco e si pedala.

Sappiamo come l’uso della bicicletta stia aumentando a dismisura. Se dovessi giudicare, in quattro anni è quadruplicato, almeno. Ma la quantità di ciclisti in giro per la città questa domenica mi ha stupito veramente. E mi ha fatto pensare che l’espansione della rete ciclabile per scopi ludici, le piste dei parchi, per intenderci, non sia una cosa da trascurare, e molto apprezzata dalla popolazione.

Una rete di tali piste serve anche a rimorchiarsi i più piccini e dar loro il brivido dell’autosufficienza negli spostamenti. Se imparano ad amare la bici da piccoli, ci sono buone possibilità che continuino tutta la vita. Speriamo quindi che si realizzi anche uno dei sogni di noi ciclisti romani, una pista che ci porti fino al mare, lungo il Tevere. Oggi sarebbe stata veramente meravigliosa.

Dopodichè mi chiedo: ma tutti questi ciclisti che girano la domenica, cosa fanno il lunedì, quando debbono andare al lavoro? Pigliano la macchina? Probabilmente sì. Bene, quindi questa è una base sulla quale lavorare. Capire perché questi ciclisti della domenica il lunedì ritornano automobilisti.

Forse solo perché non hanno pensato che la bicicletta, prima di essere uno strumento per lo svago, è un vero mezzo di trasporto.

lunedì 21 novembre 2011

Orario dei treni… che casino!

Chi ultimamente ha provato a prendere treni con servizio di trasporto bicicletta affidandosi al sito Trenitalia ha sicuramente avuto più di una brutta sorpresa: infatti il numero dei treni regionali che portano biciclette è drasticamente diminuito, confinando il cicloturismo ad una nicchia di orari, generalmente prima delle 7 di mattina e dopo le 6 di sera. Un incubo.

In realtà se si va in stazione la cosa cambia: l’orario appeso al muro è molto più liberale in fatto di bici, riconciliando il ciclista con la realtà.

Dopodichè se vai a chiedere “chi ha ragione?” gli addetti alle informazioni aprono le braccia… non lo possono sapere.

Le differenze aumentano ancora se si guarda l’orario stampato in possesso delle biglietterie. Su quello sembra che il sole del treno+bici splenda come a mezzogiorno.

L’altra sera, ad Orvieto, di fronte a tanta confusione, i bigliettai hanno preso il telefono e chiamato il capotreno, il quale ha detto: ma certo, abbiamo posto, alla faccia di tutti gli orari. Grazie tantissime, due ore di attesa risparmiate.

Pare che il problema stia nel materiale rotabile. Molti regionali sono composti da vagoni tradizionali con corridoio e scompartimenti da sei, dove entrano solo le Brompton. I treni con carrozza pilota e comparto per le biciclette relativamente pochi, e sembra che le Ferrovie abbiano difficoltà a garantirli. Nel dubbio proibiscono, ma senza coerenza tra le varie edizioni degli orari.

La questione ha una sua importanza, perché facendo così si ammazza il cicloturismo (anche quello a breve invernale) che già si trova a fare i conti con l’avvento di un’Alta Velocità allergica alle due ruote.
Posted by Picasa

mercoledì 16 novembre 2011

Invece della Pontina

Martedì sono dovuto andare a Latina per una questione privata.

Ho preso il treno, che mi ha portato da Termini a Latina Scalo in circa 40 minuti, anche se con un po’ di ritardo.

Per onore di cronaca debbo aggiungere che lo stato dei sedili del treno era pietoso, e che la paura era quella di prendersi qualche pulce o peggio. Comunque un viaggio rapido.

Latina scalo dista circa 8,5 km da Latina.

A sentire Pennacchi in Canale Mussolini questo avviene perché nessuno aveva pensato a fondare una città nell’Agro Pontino, ai tempi della bonifica, e Latina (nata come Littoria) è stata edificata un po’ all’impronta.

Sta di fatto che da allora nessuno ha portato il treno vicino alla città, anche se 8,5 km non sono poi moltissimi.

Per raggiungere la città ho preso il bus.

Se non fosse stato che dovevo ritornare a Roma con mamma e sorella (immaginate che tipo d’occasione era), avrei portato la bicicletta sul treno per andare e tornare dalla città… insomma, 10 km di pianura sono anche piacevoli.

E per fortuna non l’ho fatto!

Infatti di quei 10 km, almeno 7 sono su di una tipica strada dell’Agro Pontino, due corsie secche, se ci passano camion o corriere non c’e’ più posto per una bici. La classica trappola per ciclisti. L’autobus ci ha messo 25 minuti, perché non c’era traffico, mi ha garantito l’autista.

Non immagino quanto ci si metta nell’ora di punta, quando moltissimi prendono l’auto e la piccola via si riempie, (anche considerando che ci sono almeno 4 semafori, se ben ricordo). Per fortuna che l’autista (evidentemente romanista) è passato col giallorosso (rosso proprio, almeno una volta), altrimenti…

Insomma, ricapitoliamo: nelle ore dei pendolari da Latina Scalo a Roma Termini il treno ci mette 40 minuti. Almeno 40 da Latina a Latina Scalo.

Ora mi viene da pensare quanto segue: tutti da quelle parti stanno chiedendo il raddoppio e la messa in sicurezza della Pontina, e anche una Pontina bis. Il costo di un’opera del genere è altissimo, la probabilità di farla bassa… e comunque anche in questa ipotesi, da Latina con 30 minuti stai a malapena all’EUR, per entrare dentro Roma comunque ci vuole quello che sappiamo.

Allora, perché non spendere per fare un corridoio della mobilità tra Latina e Latina Scalo, magari che permetta di raggiungere la stazione ferroviaria in 15 minuti? E magari ai lati farci una bella pista ciclabile, spendendo pochi milioni di euro, ma rendendo l’uso del treno molto più appetibile?

Inoltre aggiungendo una pista ciclabile la bicicletta potrebbe essere usata anche dopo il tramonto o con la pioggia.

Per fare sviluppo occorre anche fare efficienza!

domenica 13 novembre 2011

Single Track a Villa Ada e capolino nel Parco dell’Aniene

Foto

Domenica di lavori a casa. Cambio di guardaroba, visto che il freddo sta cominciando ad arrivare, e grande potatura del solanum, come a dire fare la boccia a Caparezza issato in cima ad un palo. Dopo ho preso la bici e sono andato a fare un po’ di allenamento a Villa Ada.

Villa Ada può essere sgarruposa, ed in particolare ha un bel single track nel bosco che cresce sulle pendici di Monte Antenne. Saranno un 4/5 km di sentiero stretto e tortuoso. Ancor più tortuoso negli ultimi hanno, a causa delle circonvoluzioni formatesi intorno agli alberi caduti e non rimossi.

Il single track è largo meno di un metro. Non ha grandi pendenze, almeno la parte che faccio io, e quindi diventa tecnico solo se si aumenta la velocità. E’ sempre molto bello, e in qualche punto anche bellissimo, ad esempio tra i larici (cedri del Libano, abeti… non ci ho fatto caso, ma di sicuro non sono palme) del versante Ovest di Monte Antenne.

Bellissima ma molto triste la pineta bruciata di Monte Antenne. Ormai il sottobosco è ricresciuto, ma i pini morti stanno cadendo ad uno ad uno. Purtroppo tutto Monte Antenne giace nel più totale abbandono, e ormai la verzura inghiotte i sentieri. Tra l’altro mi piacerebbe trovare la discesa lungo la quale fu fatta la prova dei mondiali.

Dopo il giro di Monte Antenne sono ritornato per la stessa traccia, e ho anche avuto modo di collaudare il nuovo casco. Dietro una curva a gomito c’era un ramo basso (salendo è facile passarci sotto) che non mi ricordavo. Mi sono abbassato di scatto ma la parte superiore del casco lo ha colpito, per fortuna senza conseguenze.

Uscito da Villa Ada ho fatto la pista verso Ponte Nomentano e mi sono affacciato al Parco dell’Aniene… Non me lo aspettavo così selvaggio e lussureggiante… Quanto prima voglio esplorarlo! Peccato però che la pista di Ponte Nomentano non sia unita al parco dell’Aniene.

Mancheranno neanche 100 metri di collegamento, e si darebbe vita ad un percorso lunghissimo!
Posted by Picasa

venerdì 11 novembre 2011

Salvate i nostri ciclisti... ovvero Il terrore dei mezzi pesanti

L'incidente sull'Aurelia, nel quale ha perso la vita un altro ciclista mi ha fatto ricordare che circa sei mesi fa un collega in ufficio, anche lui molto ciclista (ma molto più tosto di me) mi ha passato un agghiacciante articolo apparso nel Regno Unito.

L'articolo Parla della strage di ciclisti che si sta compiendo sulle strade da parte dei mezzi pesanti. Lorry (pl. Lorries). S’intitola… Salvate i nostri ciclisti.

http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/save-our-cyclists-clamour-for-flood-of-avoidable-road-deaths-to-be-stemmed-2268135.html

Al di là delle cifre totali dell'articolo (oltre 230 ciclisti uccisi o feriti gravemente ogni mese in UK) l’attenzione punta ad un aspetto particolarmente raccapricciante, quello dei ciclisti schiacciati dagli autocarri, una tipologia di incidente che cresce con l’aumentare dei ciclisti.

La dinamica degli incidenti è quasi sempre la stessa. L’autista del camion, a causa di vari angoli morti nella specchietteria, non si accorge del ciclista e lo travolge, con conseguenze letali o gravissime.

A Roma, un po' di tempo fa, un altro incidente di questo tipo è costato la vita ad una ciclista.

Il terrore dei mezzi pesanti è, per la nostra generazione, più o meno l’equivalente di quello dei treni per le precedenti.

Chi ha visto il film Vite vendute (io l’ho visto da piccolo, e come il film La strada di Fellini ha indelebilmente segnato la mia vita. Quando entro in un circo mi viene la depressione), certe scene non può scordarsele. Guardatelo per credere. Un grande film.

Di tutti i pericoli che si corrono in bicicletta è quello che mi spaventa di più, perché i mezzi pesanti occupano una parte considerevole della strada, sono irti di spuntoni che ti possono agganciare, e molto spesso mentre ti superano, ti stringono per evitare i mezzi che arrivano in senso opposto.

Mi è successo quest'estate tra Ischia di Castro e Gradoli, con un TIR lanciato in discesa, e mi sono preso un bello spaghetto. Perchè tanto lui deve andare a tutta birra, che glie ne importa...

Rimedi?

Innanzitutto le piste (o i marciapiedi) ciclabili, che separano le i ciclisti dai camion. Lo dico sempre e comunque. La pista ciclabile è il miglior ambiente per il ciclista, a parte il corridore. Purtroppo per i corridori ancora non hanno inventato nulla.

Il secondo sarebbe spiegare ai guidatori che debbono tenersi “alla larga” dalle bici, ovvero superare a 1, meglio due metri di distanza. Ma ai camionisti chi glielo spiega?

Infine sembra che stiano studiando qualche sensore da installare sui camion per avvisare il conducente nelle curve. Speriamo bene.

mercoledì 9 novembre 2011

Condomini che odiano i ciclisti

Per far piacere ad Antonella...

Qualche tempo fa è apparsa sul CdS edizione romana una lettera che è una spia dei pregiudizi che ancora avvolgono la bicicletta. A dar credito al firmatario della lettera firmata, il parcheggio del cortile sarebbe permesso alle auto e agli scooter e precluso alle biciclette per motivi di decoro. Come se una bicicletta fosse più brutta di una macchina o di uno scooter.

Non capisco bene l’estensore della lettera si faccia problemi di mettere lo stesso la bicicletta nel cortile. Il regolamento di condominio è portatore di una chiara discriminazione immotivata, un comportamento assolutamente inaccettabile. Se fossi io la bicicletta la metterei lo stesso, poi fammi causa e vediamo di fronte ad un giudice.

Oppure chiederei i danni per oppressione delle minoranze. Auto sì, scooter sì, biciclette no? Una cosa da corte internazionale dell’Aja. Milioni di euro di risarcimento per danni morali e biologici ai condomini. Se siamo fortunati, il tribunale dell'Aja ci condanna i condomini a morte, ovviamente giustiziati con una forca nel suddetto cortile. Quale santa pace scende sul condominio!

L’unica attenuante che posso trovare a favore degli altri condomini è che la bicicletta molto spesso si trasforma in rottame, o comunque viene abbandonata ad arrugginire nel parcheggio sine die, come tutti quei milioni (che dico, miliardi) di bici che dormono sonni profondi nelle cantine italiane. Insomma, il parcheggio deve essere per chi la bicicletta la utilizza e non per chi non sa dove altro metterla.

Al di la’ delle cortesie che ci si scambia tra condomini, e dei comportamenti scorretti dei ciclisti, la lettera è un altro palese esempio della paura della diffusione della bicicletta che sembra attanagliare fette rilevanti di altri utenti della strada.

L’humus di cui si nutre questo sentimento è, in sostanza, la paura di dover cedere spazio a qualcosa che a Roma è ancora considerato più un giocattolo che un vero mezzo di spostamento. Un qualcosa che renda obsolete sia i pedoni che le automobili, ed in particolare il terrore da parte degli automobilisti di dover restituire lo spazio di cui si sono appropriati con la forza, tipo la sosta in seconda fila.

E’ strano infatti come gli automobilisti non solo abbiano messo KO il trasporto pubblico di superficie,con la complicità dell’amministrazione comunale, ma abbiano dribblato anche le potenzialmente sacrosante obiezioni degli scooteristi che sono esposti anche loro ai rischi derivanti dalla seconda fila e da altri comportamenti altamente scorretti (non è che loro siano da meno, peraltro).

lunedì 7 novembre 2011

Sciopero bus in giorno di pioggia… salvato dalla bici

Reduce da una domenica umida, stamattina infilo la grande uniforme per accogliere una delegazione internazionale venuta a farci il paiolo… Bicicletta vietata “per abbigliamento” e vai col bus.

Arrivo alla fermata e mi viene da piangere… tutto bloccato a perdita d’occhio. “Cacchio, ma che succede?” poi mi ricordo… lo sciopero dei mezzi pubblici.

“Cazzo, e poi dicono che non servono. Però quando non ci sono si blocca tutto… “

Bene, torno a casa e rispolvero la bici come unica speranza di arrivare in tempo. Al diavolo l’uniforme da parata. Sistemo bene gli stringi pantaloni e sono in sella. Addirittura senza casco che ho lasciato ad asciugare, ormai non c’e’ più tempo. Inoltre avevo controllato il fido sito meteo: non una goccia di pioggia in vista. Equipaggiamento leggero, nuvole in ritirata, si va…

Una battaglia. Una vera battaglia combattuta di marciapiede in marciapiede, e fortuna che era presto! Oltretutto in una situazione così critica tutti lasciano la macchina come gli pare. Non un vigile a presidiare gli incroci e i punti critici. Magari può anche essere giustificato nei momenti di sciopero, ma finchè circolano i bus non dovrebbero essere concesse troppe smagliature… ma figurati se glie ne frega qualcosa.

Comunque, attento a non sudare, arrivo Just in time all’appuntamento.

Verso le 11 il tempo si è guastato e ha cominciato a piovere. Peggio. Dalla nostra sala del 6^ piano la vista era totalmente occupata da una cappa di grigio pioggia a perdita d’occhio… e io in alta uniforme, senza casco, con lo spolverino che insomma, era impermeabile ai suoi tempi.

Verso le 19, percorso inverso, solo che piove che Dio la manda. Però non dispero e mi dico: è una nuvola passeggera. Lo era, e reinforco la bici mentre magicamente lo scroscio si attenua fino a scomparire. In compenso il traffico permane. Torme di automobilisti isterici ingombrano le strade, li ho dovuti dribblare più volte, compreso il solito deficiente che in seconda fila apre la portiera e si mette sotto l’ombrello (non pioveva più) ad ingombrare definitivamente una strada a tre corsie.

Ad un certo punto una, in una strada stretta, mi si è affiancata, lampeggiando selvaggiamente alla macchina che la precedeva rea di essere ferma ad uno stop.

Preoccupato dall’inconsulto comportamento della vicina, l’ho dovuta richiamare all’ordine, altrimenti chissà che avrebbe fatto. Per fortuna sono rientrato sano e salvo a casa.

Morale:

- Non tollero gli scioperi del trasporto pubblico perché alla fine sono sempre contro il cittadino che paga.

- Considerate le fasce di garanzia, sono sempre stupito di quante persone prendano l’auto… ma lavorano tutti solo mezza giornata?

- I detrattori del trasporto pubblico o sono deficienti o sono in mala fede. E’ indispensabile, quando manca anche per poco, la città si blocca. Figurati se non ci fosse.

- In questi casi i vigili (pardon la Polizia di Roma Capitale) spariscono e ci troviamo nel regno della totale anarchia;

- La bicicletta rimane il mezzo più idoneo, perché alla fine riesci anche a salire sui marciapiede senza disturbare i pedoni

domenica 6 novembre 2011

Con Antonietta la pineta di Ostia è tutta un’altra cosa…

Foto

Premetto che Antonietta ha guidato un gruppo e non ha portato me da solo in pineta, il che avrebbe anche potuto dare tutto un altro senso al titolo del post.

Forti di un gruppo di nove impavidi, Antonietta –Contadera per il popolo Cicloappuntamentista – ci ha guidato nella pericolosa macchia della Pineta di Ostia, tra crotali, prostitute, malviventi e cannibali, e ce ne ha riportato fuori indenni. Magari un po’ umidi, ma indenni.

La gita non era neanche un Last Minute, ma addirittura un Last Second, riorganizzato sulla base di un buco di azzurro in una domenica di pioggia. Zompati sulla metro a Piramide, siamo scesi alla stazione di Castel Fusano, e da lì abbiamo imboccato la pineta.

Il bello è venuto una volta passata la Colombo, dove la pineta si è fatta più selvaggia. Accodato al gruppo ho perso totalmente l’orientamento, e per me avremmo potuto fare anche 20 km tutti in linea retta.

Se mi avessero lasciato lì non avrei saputo come fare a tornare.

Poi, delizia delle delizie, la natura ha ripreso il sopravvento ed è cominciato a piovere.

Abbiamo continuato per una mezz’oretta sotto l’acqua scrosciante fino ad un chiosco, per un picnic umido ma onesto.

Lì ci hanno raggiunto Marcopie e Manuela con le loro Brompton, totalizzando quasi tre km di gita dalla stazione di Castel Fusano, per lo più su asfalto.

Al ritorno, cioccolata calda ad Ostia, e poi sul treno. Da lì, una vera odissea, come gli eroi di ritorno dalla istruzione di Troia. Antonietta e Maria ci hanno lasciati alla stazione e sono incappate nel nubifragio. Stessa sorte per Uta, Lorena e Alessandro nel tragitto da Ostiense a casa.

Io ho continuato in metro con Marco e Manuela. Loro sono scesi alla stazione Termini (e spero siano arrivati a casa), io ho continuato fino a Piazza Bologna in metro, percorrendo gli ultimi 2 km fino a casa sotto una dignitosa pioggerella, tenuta a freno dall’antipioggia.

Antonietta, grazie per la pineta. Da solo ne avevo sempre diffidato. Rifacciamo la gita qualche altra volta, magari anche con la luna piena, in piena licantropia.

Per Lorena: l’attrice era Candice Bergen… l’alzheimer avanza!!!

venerdì 4 novembre 2011

Sinistri scricchiolii dal trasporto pubblico locale

Un articolo su Repubblica ha dato corpo ai timori che covavo da un po’ di tempo, riguardo la tenuta del trasporto pubblico locale del Lazio.

Sommando la crisi finanziaria della regione con l’enorme buco di bilancio dell’ATAC mi pareva abbastanza sicuro che qualcosa di brutto era prossimo ad accadere…

Il brutto sembra concretizzarsi nella separazione delle strategie per affrontare la crisi di Regione e Comune.

In pratica il Comune intende alzare il biglietto per ridurre le perdite, la Regione no. Pertanto, addio Metrebus, la mirabile creatura di Rutelli, ed il ritorno a biglietti rigidamente separati per metro e bus, Cotral e Trenitalia. Biglietti e abbonamenti, beninteso.

Siamo chiari: senza risorse aggiuntive e senza iniezioni di competenza, serietà ed intelligenza il TPL è destinato a peggiorare ulteriormente. La parola è razionalizzazione, che nelle attuale condizioni significherà per lo più riduzione delle corse.

Ma sono possibili interventi “a costo zero”? Secondo me certo, anche se ATAC (e Regione) debbono portare al centro dei loro pensieri il cittadino-utente-cliente. In generale occorrerebbe una maggiore attenzione alla rete, per intervenire con tempestività dove si generano i ritardi.

A Roma molti interventi sono a costo zero, a cominciare dal controllo della sosta in doppia fila che è competenza del Comune. Far salire la velocità media dei bus significa farne scendere il costo, per non parlare del vantaggio sociale di far risparmiare al cliente un mare di tempo al cittadino-utente-cliente.

Un altro miglioramento è il rispetto degli orari. Capisco che a Roma il rispetto degli orari di passaggio sia difficile, ma almeno quelli di partenza dai capolinea dovrebbero essere fatti rispettare. A Termini basterebbe mettere su ogni bus un cartello con l’orario di partenza di quel bus. Per esempio sul primo 310 il cartello con scritto 09 per dire che parte alle X:09. Tutti sarebbero più rilassati (e non chiederebbero agli autisti).

Infine le corsie preferenziali. Alemanno ne aveva promesse di nuove, e tante. Dove sono? Qualcuno le ha viste?