giovedì 30 giugno 2011

Viale Libia: una mail (quasi) senza risposta

A proposito di Viale Libia e della sua pista… Per togliermi la curiosità ho inviato la mail allegata a Roma Metropolitane, Assessorato all’Ambiente e alla presidente del II Municipio:

I cantieri della Metro B1 stanno cominciando a "ritirarsi" per la prima volta dopo tanti anni... ed in effetti si comincia a rivedere il manto stradale di Viale Libia. Oddio, non è che ci siamo persi un gran che, ma riavere il nostro Viale senza cantieri, e con una bella metro che ci passa sotto, sarà meraviglioso.

Ho sentito dire che la corsia preferenziale verrà soppressa definitivamente. Mi pare giusto, visto che "sotto" ci passeranno i convogli della metropolitana. Ho controllato sul Piano Quadro della ciclabilità, ed in effetti a Viale Libia è prevista una pista (pag. 78). La fine dei cantieri sarebbe invece un'ottima occasione per fare una pista ciclabile a costi marginalissimi. Infatti, dovendo risistemare la superficie, quale migliore occasione?

Spero proprio quindi che il rifacimento della superficie di Viale Libia preveda l'integrazione di una pista ciclabile, eventualmente da continuare alla prima occasione utile per Viale Eritrea e Corso Trieste, fino a congiungersi con quella -prima o poi si farà- di Via Nomentana.

Un'infrastruttura di questo tipo servirebbe le maggiori scuole del Municipio: Avogadro, Giulio Cesare, Settembrini. In questo modo contribuirebbe a sgravare notevolmente il traffico del quartiere, e a consentire la mobilità verso l'ambiente responsabile degli studenti. Non va poi sottovalutato che l'uso della bicicletta è in forte espansione, e questo eviterebbe rallentamenti della circolazione veicolare, incrementando al tempo stesso la sicurezza degli spostamenti.

Sono sicuro che sia il II Municipio che il Comune e Roma Metropolitane non si lasceranno sfuggire questa occasione per realizzare un'infrastruttura chiave a costi marginali, in un periodo di drammatiche ristrettezze di bilancio.

Dopo più di 3 settimane l’unica risposta che ho avuto è stata quella di Roma Metropolitane… che diceva che la cosa non era propria competenza. Bene: non sarà arrivato il momento di alzare il livello del confronto?

martedì 28 giugno 2011

Quasi quasi mi faccio una pieghevole

Il ciclista lo guardava sconsolato.

Il vecchio cancello, reduce dall’ennesima rottura dell’asse posteriore, ha molte cose arrivate al limite di vita. Freni, ruote, parafanghi.

Il movimento centrale. La differenza si sente tutta, tra lui e le altre.

Le altre volano, lui arranca, viscoso e attritoso.

Facendo due conti sul costo dei componenti, forse sarebbe più produttivo pensare ad una bici nuova.

Però le condizioni sono cambiate. Infatti non lavorando più all’EUR non mi tocca attraversare Roma.

Mentre invece mi capitano missioni miste. Pezzi auto + bici. Colleghi che ti offrono un passaggio.

E allora, perché non farsi una pieghevole? Dopotutto ho un’età che certe cose o le faccio adesso o non le faccio più. E nella vita di un uomo una pieghevole ci sta bene.

Per esempio quando vado sul treno, come domenica scorsa, il biciclettone ruota 28 è un ingombro notevole, e costa un bel po’. Lo stesso per la metropolitana.

Una Brompton o una Dahon sarebbero molto più adatte. Durante il giorno le potrei tenere in ufficio e non rubano posto a casa. Forse sull’aereo in cabina non ci vanno, ma le puoi sicuramente mandare in stiva.

Insomma ci sto pensando.

Si accettano consigli.

domenica 26 giugno 2011

Bentornata Canoa! Le gambe ringraziano e si godono in pace la gita

Sabato 25 ha finalmente visto la (tardiva) riapertura della stagione della canoa. Considerando lo stato di poco allenamento delle spalle il programma è stato minimo: canoa singola e giro di Martignano, in pratica la Caffarella della canoa.

Le gambe erano stupitissime che per una volta se ne potevano stare tranquille a godersi la gita, piacevolmente spruzzate dall’acqua, mentre tutta la propulsione –e non solo la direzione- erano a carico di braccia e spalle.

Braccia e spalle che hanno fatto il loro dovere, anche se chiedere di più nello stesso giorno non sarebbe stato prudente.

Sulla riva opposta del lago un intermezzo cicloappuntamentistico, con Alessandro e Lorena, anche loro in trasferta canoistica. In effetti anche la canoa rientra tra gli “sport randagi” che uniscono l’attività fisica al vagabondaggio. Anzi, forse si potrebbe aggiungere una sezione a ciclo appuntamenti.

L’unico neo, è che non sono ancora riuscito a sistemare la canoa (neanche quella monoposto) sulla on bicicletta. In realtà la monoposto era stata acquistata proprio per quello, ma alla fine non tanto il peso, quanto l’ingombro, rendono difficile l’operazione.

I saggi mi consigliano di utilizzare un carrellino. A parte il costo, a fronte di un utilizzo di poche volte, c’e’ comunque da “rimessarlo” per il resto dell’anno, e lo spazio a Roma non abbonda.
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giovedì 23 giugno 2011

Il ciclo dei rifiuti… la Waterloo della politica locale

Il Marziano si occupa di un ciclo particolare, quello dei rifiuti…
Da Napoli giungono notizie pessime.

Ma nel Lazio, e a Roma, stiamo tanto meglio? Per adesso sì, ma solo perché abbiamo (ancora per poco) la discarica di Malagrotta.

Ma se peschiamo nei titoli che escono sui giornali troviamo che:
- Malagrotta si è esaurita (in proroga) ed occorre trovare di corsa un’altra discarica;

- AMA deve 13 milioni di euro di premi non pagati per le assicurazioni dei mezzi alla compagnia assicuratrice del Comune;

- Il CDR (Combustibile da Rifiuti) preparato per l’inceneritore di Valmontone è fuori specifica e non può essere utilizzato, e pertanto l’impianto funziona a circa il 50% della capacità;

- Molti comuni (tra i quali quello di Roma) non pagano le discariche che stanno arrivando alla decisione di bloccare gli sversamenti;

- Roma viaggia su di una percentuale di riciclo intorno al 20% (comunque sotto il 30) a fronte di obiettivi nazionali intorno al 60%;

- L’Unione Europea sta aprendo una procedura d’infrazione perché i rifiuti a Malagrotta non vengono pre-trattai in modo adeguato…

Se c’e’ una Waterloo della politica locale, dell’amministrazione regionale nel Lazio è la gestione dei rifiuti. Che poi sarebbe una cosa tranquilla, basterebbe organizzarsi.

Ma, per esempio, la trattazione da parte dei Sindaci di Roma (ci metto anche Veltroni) è stata di ripo sdegnoso. Non si sporcano, secondo la tradizione che il mondo si divide tra chi sporca (i signori, che non si abbassano) e i servi (che puliscono). Mai visto un sindaco che si è fatto servo.

Mai visto un sindaco alla radio o in TV a dire: “Romani, quello dei rifiuti è un problema serissimo, che in più ci costa un sacco di soldi. Smettetela di fare gli zozzoni, buttate le carte nel cestino, e separate i rifiuti dal riciclato. E chi sgarra gi faccio un culo così” accompagnato dal raffinato e proverbiale gesto (magari alla radio non rende).

Mai vista una bolletta che separi la pulizia delle strade dalla gestione dei rifiuti.

Mai sentito nessuno che è venuto in TV a dire: “Se ricicliamo bene l’anno prossimo risparmieremo il 10% sulla bolletta”.

Nada de nada.

Inutile aspettarsi una strategia per la diminuzione della quantità di rifiuti, come una capillare diffusione dei prodotti “alla spina”. L’unica cosa che abbiamo avuto è stata la legge nazionale che ha finalmente vietato la vendita dei sacchetti di plastica non biodegradabili… Per fortuna!

E intanto la bolletta dell’AMA sale.

Con il valzer dell’IVA, è stato incamerato il momentaneo vantaggio del 10% dovuto di sconto sull’IVA. Adesso che l’IVA è tornata, non solo la ripaghiamo di nuovo, ma ci la paghiamo anche sul quel 10% di aumento che abbiamo avuto.

(Nella foto un classico romano: carta di riciclo accuratamente avvolta nella plastica prima di venire gettata… veramente roba da chiodi!)
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domenica 19 giugno 2011

Al ciclocompleanno di Alessandro, da Oriolo a Ladispoli con ciclo picnic

Foto

Auguri Alessandro! Ci siamo divertiti un sacco, anzi Lorena si è divertita due sacchi (quelli che ha dovuto portare per tutta la gita appesi al portapacchi, povera bestia) J

Ci siamo divertiti anche se non è andata esattamente così come era stato programmato… accade con i ciclo picnic.

Mola di Oriolo: in preda ai lavori non abbiamo potuto fare il bagno. Le vasche sono svuotate e transennate, senza avere idea di quando verranno ripristinate. Tutto il sito è stato cosparso di cartelli con il teschio e le tibie –stile campo minato- per indicare che a causa dei gas vulcanici se ci si sdraia si può anche morire. Figurati ad intingersi nell’acqua. Ma il laghetto sarà balneabile?

Guide: tre guide ognuna con il proprio GPS e traccia possono portare a risultati alquanto sconcertanti. Suggerisco un’architettura di sistema. Due guidano il gruppo, il terzo decide in caso di discordia tra i due.

Walkie Talkie: Alessandro, sei un grande. Le radio per mettere in contatto la guida con la scopa ed evitare problemi sono proprio il cacio sui maccheroni. Se poi i due con la radio evitano di rimanere tutti e due indietro ad aspettare quelli che sono già passati, siamo proprio al massimo della professionalità.

Discese: non si chiamano così perché per farle si discende dalla bicicletta. Non siamo P.O.R.N.O. noi, ma ciclopicniccari.

Ciclopicnic: fantastici. Ci siamo fermati in un posto molto carino, con le mucche che muggivano, sotto le querce. Magnata epocale, un grazie alle cuoche e a chi ha portato il vino a spasso per la campagna. Il ciclo picnic rimane una formula validissima. Se riusciamo a fare ciclo picnic con 50 km di gita, siamo proprio dei tosti. Almeno uno al mese.

Colazione iniziale: un’abitudine da limitare nella durata. Prossime gite max 20’, va bene?

Campagna: bellissima, ma costantemente minacciata dalla lottizzazione. Anche Bracciano è così. Ma abbiamo veramente bisogno di tante case? Quanti siamo?

giovedì 16 giugno 2011

Il Pedone Errante

Nel corso delle ore di pratica di guida con mia figlia, mi sono re- imbattuto in una delle più sconvolgenti manifestazioni del soprannaturale che ancora sopravvivono in questa era tecnologica e materialista.

Il Pedone Errante.

Il Pedone Errante è uno spettro che appare nelle giornate torride, quando la città è mezza o quasi deserta. La forma umana, spesso con gli occhiali da presbite, lo si incontra sulle piazze, gli slarghi, i parcheggi deserti, le rotatorie.

Lo si distingue dagli altri pedoni in quanto non tocca mai le strisce pedonali e non attraversa mai quando il semaforo è verde per i pedoni.

Anzi, se dovesse calpestare una striscia pedonale, verrebbe immediatamente risucchiato in quel limbo dal quale è evaso con l’aiuto di potenti sortilegi.

Proprio perchè evaso da quel limbo, è terrorizzato dall’idea di doverci ritornare.

Per questo cammina con lo sguardo rivolto al cielo senza mai –dico mai- vedere quello che gli sta intorno, tantomeno i veicoli che transitano nel suo raggio d’azione.

Sembra che cammini sull’asfalto, ma in realtà segue la superficie di un Anello (o Nastro) di Moebius tangente alla superficie terrestre.

Infatti spesso scompare dalla nostra vista in quanto percorre la parte “a testa in giù” dell’anello, per ricomparire in altre parti della piazza o quanto altro.

Domenica scorsa ne abbiamo visti diversi al un parcheggio al Villaggio Olimpico scelto per impratichirci con la macchina.

Un vero luogo fatato!

L'apparizione più sconvolgente mentre stavo ri-spiegando alla giovane allieva la teoria dell’attraversamento pedonale, ovvero che deve rallentare alle strisce aspettarti il pedone.

Ovviamente niente pedoni, ma in compenso, quando meno te lo aspetti, nel mezzo che le spiegavo come impostare correttamente una rotatoria, quando attivare la freccia per segnalare l’uscita, come tenere sotto controllo un’auto senza servosterzo, etc.., ecco che quello ti compare in mezzo. Io ho urlato FRENA!!! Dopodichè abbiamo capito e, vista la condizione di traffico 0, siamo rimasti fermi, terrorizzati dall'atmosfera spettrale, a fissarlo mentre procedeva sulla superficie del suo modo, tangente al nostro.

Ma non occorre poi aspettare tanto: per farlo scomparire, basta abbassare il finestrino, e urlare la seguente formula magica: “Io vorrei sapere cosa cazzo ci fai tra i coglioni in mezzo ad una rotatoria”, magari rinforzata da una bestemmia.

Se scompare risucchiato nel limbo è il pedone errante.

Se risponde è il solito testa di cavolo di Romano.

mercoledì 15 giugno 2011

Pisteggio

Proprio nei giorni della critical mass, per la precisione il 27 maggio, due immagini relative ad un parcheggio su pista (o pisteggio) sulla pista di Via Zabaglia...

Doveva essere successo qualcosa di importante... infatti le due testate della pista sono totalmente occupate, dentro e fuori, da moto, auto e furgoni.
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domenica 12 giugno 2011

Sabato pomeriggio, in bici lungo la tangenziale


Ripresomi (a stento) dal terrore della guida filiale, me ne sono andato da Pro-Bike, e quindi a Viale Libia per vedere se trovavo un altro abito di lino "da guerra".

Per andare ho scelto però un percorso alternativo... il marciapiedi della tangenziale, che unisce in un sol ininterrotto tratto Via Alfredo Catalani con Viale Somalia, altezza di Piazza Gondar.

Il marciapiedi in qualche tratto è ostruito dai rovi (poco male) e da un'assurda coincidenza di cabina elettrica e tabellone segnalatore (meno facile da superare e da risolvere).


Il collegamento dei due punti è più lungo dell'attraversamento di Viale Somalia, ma è privo di dislivello e totalmente sicuro, svolgendosi sul marciapiedi.

Particolare ancora più interessante, per Via Catalani passa la pista che da Villa Ada va a Montesacro, che quindi avrebbe un'ulteriore ramificazione verso Viale Libia

E' però evidente come con un po' di creatività a Roma si potrebbero identificare molti itinerari ciclabili.

In particolare lungo l'Olimpica (già utilizzata per la pista della Moschea), strada lungo la quale avevo già prospettato un collegamento tra la pista del Tevere e quella della Moschea.

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sabato 11 giugno 2011

Fogli rosa: scuola guida sulle macchine SENZA servosterzo

Com'e' difficile fare l'istruttore...

E soprattutto com'e' difficile spiegare alle giovani signorine che l'Astra del 1993 è una delle ultime auto in circolazione senza servosterzo... Ovvero, che per farla girare nelle braccia ci si deve mettere forza.

La cosa più difficile per l'istruttore dilettante è che si deve mettere le mani sul volante, se necessario. E' un tabù da vincere...

Ne ha fatto le spese un povero dissuasore... e anche l'amico non sembra stare molto in salute.
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Dei vialoni senza pista ciclabile: un problema di regola?

Via Libia, Via Tor de’ Schiavi, Circonvallazione Ostiense… ma anche Viale Mazzini, Via Appia Nuova e Viale Jonio. Grandi strade, vialoni appunto, nei quali c’e’ tutto, tranne la pista ciclabile.

Sono infatti viali che hanno tutto: spazio, per le auto, parcheggi, grandi marciapiedi. Ma nessuno ha pensato ad integrarci una pista ciclabile.

Molto spesso la comunità ha speso bei soldi per rifacimenti completi, ma senza esito. Quindi l’assenza di pista non ha scuse, è solo trasandatezza amministrativa.

Però ricordiamoci di cosa dice il codice della strada:

Art. 14 2-bis. Gli enti proprietari delle strade provvedono altresì, in caso di manutenzione straordinaria della sede stradale, a realizzare percorsi ciclabili adiacenti purché realizzati in conformità ai programmi pluriennali degli enti locali, salvo comprovati problemi di sicurezza. (5)

Da regolatore devo ammettere che l’espressione è alquanto sconcertante. Infatti a casa mia “purchè” significa “a condizione che”. Se sostituiamo l’espressione nel testo otteniamo:

Art. 14 2-bis. Gli enti proprietari delle strade provvedono altresì, in caso di manutenzione straordinaria della sede stradale, a realizzare percorsi ciclabili adiacenti a condizione che (siano) realizzati in conformità ai programmi pluriennali degli enti locali, salvo comprovati problemi di sicurezza. (5)

Quindi la frase non sta in piedi dal punto di vista della logica. Infatti il primo obbligo (la realizzazione delle piste) è in qualche modo “spiazzato” dalla condizione successiva. Che succede se non li fanno in conformità ai programmi degli enti locali? Cessa l’obbligo? Allora non è un obbligo, ma una possibilità. Ma questo contrasta con l’indicativo categorico Allora funzionerebbe meglio una forma “pulita”:

Art. 14 2-bis. Gli enti proprietari delle strade provvedono altresì, in caso di manutenzione straordinaria della sede stradale, a realizzare percorsi ciclabili adiacenti realizzati in conformità ai programmi pluriennali degli enti locali, salvo comprovati problemi di sicurezza. (5)

Qui si inserisce il secondo problema. Cosa succede se gli enti locali non hanno un piano approvato? Decade l’obbligo? Beh, sembra proprio di sì. Allora proviamo un’altra modifica, tanto per dare senso compiuto all’articolo:

Art. 14 2-bis. Gli enti proprietari delle strade provvedono altresì, in caso di manutenzione straordinaria della sede stradale, a realizzare percorsi ciclabili adiacenti, salvo comprovati problemi di sicurezza. Dove esistono programmi pluriennali degli enti locali, i percorsi ciclabili saranno realizzati in conformità e se previsti da tali piani.

Bene, vediamo che una migliore formulazione dell’articolo non lascerebbe scampo all’ente locale e metterebbe in mano alle associazioni dei ciclisti un’arma potente per pretendere le piste ciclabili. A meno che l’ente locale non adotti un piano a piste 0, ovvero un piano che dica non facciamo piste...

Proponiamo la modifica?

domenica 5 giugno 2011

GROINK! A tu per tu con i cinghiali del Lamone

Ieri abbiamo attraversato la magnifica selva del Lamone, che fa parte del Sentiero dei Briganti.

Ad un certo punto il gruppo si è fermato per il picnic, io volevo vedere uno dei sentieri laterali, che stando ai cartelli, mi avrebbe portato ad uno dei vecchi crateri responsabili del bosco.

Sì, perché la selva del Lamone si è salvata dall’agricoltura in quanto il terreno è letteralmente coperto da massi lavici, ora coperti di muschio, che rendono tutta l’estensione del bosco non utilizzabile per le colture.

Seguo il sentiero per un duecento metri ed esco allo scoperto, ai margini di un enorme avvallamento (forse il vecchio cratere, e di un colle, interamente coperto dal grano ormai prossimo alla mietitura.

Proseguo piano piano per un centinaio di metri lungo una traccia ai margini del campo, quando dal grano, a meno di dieci metri, si materializza un cinghiale.

Di cinghiali ne ho visti tanti nella selva del Circeo. Però, forse perché non sono cacciati dall’uomo, sono più allegri, come spiritelli della foresta. Sono curiosi quanto te, vengono ad osservarti interessati e poi si dileguano nel folto del bosco.

Questo era diverso. E’ rimasto sorpreso quanto me. Chiaramente scocciato di non essersi accorto prima della minaccia. Si è congelato, fissandomi con un cipiglio feroce. Mi sono accorto che tra il grano si vedevano le schiene di almeno altri 5 o sei cinghiali. Non avevo mai visto un branco allo scoperto in pieno giorno.

Istintivamente ho cercato la macchina fotografica, ma mentre muovevo la mano mi ha avvertito: GROINK! Fermo, non ti muovere.

Ho capito che si stava mettendo male, che il cinghiale stava decidendo se fossi una minaccia o meno.

Ho capito che poteva uscirci una carica.

Allora ho pensato: Meglio scendere tenendo la bici fra me e il cinghiale. Almeno se carica la bici mi protegge. Al secondo GROINK, ho risposto con un “Pussa Via” di Sordiana memoria... Per fortuna il cinghiale si è voltato e si è dileguato tra il grano.

Anche io mi sono voltato e mi sono ridiretto verso il bosco, scosso ma contento sia per il contatto con un angolo di selvaggio che per essermela cavata senza danni.
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giovedì 2 giugno 2011

Pista ciclabile a Viale Libia: se non ora, quando?

I lavori della linea di metropolitana B1 stanno cominciando ad avvicinarsi al completamento, previsto per la fine di quest’anno.

Già si comincia a rivedere il manto stradale di Viale Libia, adesso il tetto delle stazioni della metro, tra i cantieri che cominciano a ridurre la loro estensione.

Bene, quale migliore occasione per fare una pista ciclabile a Viale Libia? E se non ora, quando?

Intervenendo adesso è possibile integrare la pista a costi marginali. E' quella che chiamerei un'occasione opportunistica da sfruttare.

Altrimenti –magari tra qualche anno- avremo la solita solfa dei finanziamenti, etc. etc. Sappiamo che non è un periodo che si navighi nell'oro.

La pista al centro non dovrebbe portare via spazio ai parcheggi, e comunque sarebbe un’infrastruttura ciclistica di primaria importanza, da continuare su Ponte delle Valli e verso Viale Eritrea e Corso Trieste fino alla Nomentana (dove dovrebbe confluire nell’omonima pista :-))

Insomma, se non ora, quando? Aspettiamo l'approvazione del piano della ciclabilità?
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mercoledì 1 giugno 2011

Il ciclolaicista: l’incomprensibile innamoramento della sinistra per l’Islam

Quand’ero giovane la sinistra era molto laica e anticlericale. I bei tempi del kloro al klero. Andando ad una scuola di preti era musica per le mie orecchie. E le battaglie per conquistare una dimensione laica della società le ho condivise pienamente tutte, come del resto la mia famiglia.

Per questo non riesco a capire l’innamoramento della sinistra moderna per l’Islam, specialmente quello applicato nei paesi arabi. Per carità, non voglio assolutamente criticare la parte mistica ed escatologica, anche perché ne conosco veramente pochissimo. Così come ho nei pochi contatti che ho avuto con musulmani li ho trovati sempre amichevoli e cortesissimi. Quindi non stiamo parlando dei singoli.

Ma partiamo dal nome, Islam, che significa sottomissione, per quello che ne so. Sottomissione a Dio, che però si traduce inevitabilmente nella sottomissione ai preti. Forse quando l’Islam è nato, e stiamo parlando del medioevo, era anche un progresso rispetto al paganesimo vigente. Ma adesso?

Il progresso occidentale è stata (anche) la storia dell’affrancamento dalla superstizione religiosa e dai vincoli clericali, che peraltro ben poco avevano a che fare con la sostanza del Cristianesimo, tanto che quando il Cristianesimo sostituì il paganesimo come religione dell’Impero, il clero di allora dovette scendere a patti con le sue leggi, a cominciare dall’ammissione schiavitù, alla faccia degli insegnamenti di Gesù e delle politiche dei primi Cristiani.

Per fortuna ci siamo a poco a poco liberati da queste catene. Abbiamo imparato a tollerarci, a non fare le guerre tra protestanti, cattolici e ortodossi. Tanto che da noi il termine “guerra di religione” indica un contrasto privo di sostanza razionale.

Purtroppo l’Islam non ha seguito questa strada. Senza volermi addentrare in terreni che non padroneggio, il record dei diritti umani nei Paesi islamici è semplicemente tremendo.

Non solo in genere la libertà di culto è seriamente limitata, ma è di fatto impedita qualunque concreta manifestazione di laicità. Di femminismo neanche a parlarne. Atti e crudele oppressione degli omosessuali… Di separazione tra poteri, alla base dello Stato di Diritto, neanche a parlarne.

Il tutto ha contribuito in maniera sostanziale a mantenere le popolazioni in un riprovevole stato di sottosviluppo economico. L’assenza di una politica di limitazione delle nascite di origine religiosa fa sì che la crescita economica sia inferiore a quella demografica, con il risultato di incrementare le masse di poveri. Per non parlare della rivoluzione Iraniana, che ha defenestrato un tiranno per instaurare una dittatura teocratica degna di Orwell… l’innamoramento sarà mica nostalgia dell’Unione Sovietica?

Il bello è che è difficile accusare l’Occidente di tutto questo. A differenza della politica di sfruttamento applicata in Africa, Americani ed Europei hanno dagli anni ’70 hanno pagato il petrolio al pezzo che gli Arabi hanno voluto. Ma questo fiume di ricchezza ha portato ben poco beneficio a quelle popolazioni.

Ora io non sono contro l’apertura di qualche moschea, ma non mi entusiasmo, abbiamo sin troppe chiese in Italia.

Anzi, Vendola dovrebbe essere molto preoccupato e pretendere che nella futura moschea che non si propalino ideologie antidemocratiche o discriminatorie nei confronti di donne e omosessuali. E che non vi si attenti alla laicità dello Stato, così come giustamente lo pretenderebbe dalla chiesa cattolica.

Come dice Benedetto XVI quando vuole ingraziarsi gli islamici: “Abbiamo un nemico comune, il secolarismo”.