mercoledì 27 aprile 2011

Atac. Perché non smetterla con le frasi senza senso?

Dopo il disastro di bilancio, oggi sono stati nominati i nuovi vertici dell’Atac. Non ne ho mai sentito parlare, ma mi auguro che siano persone oneste, capaci di risollevare le sorti dell’azienda. Uno viene dalla Bombardier, e speriamo che abbia grinta e metodo per fare dell’Atac un’azienda al servizio dei Romani e non dei politici e dei loro amici.

Il Sindaco sono un po’ di giorni che va ripetendo una frase che mi sembra senza senso: «Faremo di tutto per evitare di scaricare sui cittadini il costo del risanamento di Atac».

Che significa? Sono passati i tempi nei quali pagava Pantalone e il debito del Comune di Roma finiva a carico dello Stato. I 120 M€ che mancano ce li dobbiamo rimettere noi e basta. Anche se non viene aumentato il biglietto, sono comunque soldi che verranno dirottati da qualche altro impiego. Se pensiamo che il piano della ciclabilità costerebbe circa 13 M€, vediamo che il deficit di quest’anno dell’ATAC costa più di 8 piani… Insomma, c’e’ da far girare le balle.

Le cause di un così cospicuo dissesto non le conosciamo. Una bella conferenza stampa nella quale illustrare al cittadino con onestà le ragioni del deficit avrebbe inaugurato una nuova stagione di trasparenza. Secondo le dichiarazioni del Sindaco le ingenti perdite sono il risultato di anni di gestione dissennata della sinistra… Sicuramente c'e' del vero, ma farebbe bene anche ad addossarsi una bella fetta di colpa.

Per quello che si sa l’esplodere del deficit è stato anche legato alla fallita (dal lato del bilancio) manovra di accorpamento delle tre società pre-esistenti (ATAC, Met.Ro e Trambus), che concepita per risparmiare, avrebbe invece un aumento incontrollato di organico, soprattutto personale di livello dirigenziale e amministrativo, che è stato battezzato con il nome di parentopoli (e che forse doveva essere più correttamente indicato con “fascistopoli”). Certo, il Sindaco può dire che la sinistra a suo tempo ha fatto cose analoghe (o peggio). Solo che adesso proprio non ci sono più soldi per queste debolezze.

Per le aziende municipalizzate, ed in particolare per l’ATAC, ci vuole più trasparenza. Che significa anche trasparenza sui dati di esercizio. Occorre che il pubblico sia informato sulla reale qualità del servizio.

Come?

Pubblicando su Internet, linea per linea, i dati dei passaggi quotidiani: quante corse perse, quanti minuti di ritardo per corsa, la velocità nelle varie fasce orarie. Solo così è possibile giudicare non solo la qualità del servizio, ma anche le conseguenze di molte scelte scellerate dei municipi.

Pensate alla riapertura al traffico privato di Viale Libia: con un sistema così sarebbe stato possibile diffondere a tutti, e non tenere celate, le pesantissime ricadute che ha avuto sul servizio pubblico e sulle tasche di noi tutti.

3 commenti:

Circasso ha detto...

«Faremo di tutto per evitare di scaricare sui cittadini...»
Andate a leggervi questo:
http://phastidio.net/2011/04/26/se-le-chiamano-auto-pubbliche-un-motivo-deve-esserci/

e, possibilmente, l'articolo di R. Incerti su : www.lavoce.info citato da Seminerio nel suo blog.

Lug il Marziano ha detto...

Io sapevo (ho conoscenti che fanno i tassisti) che i tassisti romani non percepivano alcun contributo.

Ora, il taxi è uno strumento indispensabile se si vuole una città con meno auto private, perchè il trasporto pubblico non può coprire tutte le esigenze.

E' assurdo che il tassista paghi la benzina come tutti, e poi lamentarsi dell'alto costo del taxi.

Però molti tassisti criticano la mossa di aumentare le tariffe, perchè riduce ulteriormente la scarsa utenza, e vorrebbero aumentare la velocità di spostamento, con più corsie preferenziali e più repressione della sosta irregolare.

Sugli NCC non mi pronuncio, ma che ci fanno quelli degli altri comuni a Roma?

Circasso ha detto...

Gli NCC di Monterotondo (scelta del tutto casuale) fanno salire i passeggeri che i tassinari romani non riescono a trasportare in maniera efficiente. E' però singolare che a Roma, dove il problema della mobilità è proritario, le soluzioni da parte istituzionale siano sempre, per così dire, di "corto respiro".