mercoledì 29 dicembre 2010

Ma cosa gli insegnano...

Questa è da automobilista, e l'unica cosa che ci lega è che sul tetto dell'auto avevo la bici.

Bene, sto sulla Pontina, passata Aprilia, diretto a Latina. Limite 90, sto sulla corsia di sorpasso, 110 all'ora (in effetti è difficile sorpassare a 90 all'ora un camion che va a 90 pure lui...).

Dallo specchietto retrovisore vedo avvicinarsi a velocità sostenuta, una Panda rossa, sul muso un cartello inconfondibile, anche se non riuscivo a leggerlo per la distanza. Ah... vabbè, mi dico, e continuo a sorpassare i tre o quattro camion in fila.

Neanche a dirlo... l'auto mi arriva a ridosso, i fatidici due metri, e lampeggia insistentemente. Adesso il cartello si legge bene, era proprio quello che avevo intuito: SCUOLA GUIDA.

Ma bene, penso, ma che C.... gli sta insegnando all'allievo: ad andare a 140 dove il limite è 90, a ridurre a 0 la distanza di sicurezza, e a lampeggiare a qualcuno che comunque è al di là del limite di velocità?

Comunque, finito di superare gli autocarri rientro. Mentre i due sfilano gli faccio con la mano il segno universale di "Ma che c.... gli stai insegnando all'allievo?", e i due si sbracciano in risposte che non per fortuna non ho compreso. Francamente mi sarei volentieri fermato a discutere con loro, ma i due pigiano sull'acceleratore e riaccelerano, sempre sulla corsia di sorpasso.

Dopo neanche trenta secondi piomba alle loro spalle, sui 180 all'ora, un SUV delle dimensioni di un camion freelander, che frena appena in tempo per portarsi a non più di 20 cm dal loro paraurti posteriore e suona per passare...

Chi la fa la aspetti.

Una speciale menzione all'ente che dovrebbe sorvegliare sul rispetto del codice della strada.

Sulla Pontina tutti fanno quello che vogliono.

Salvo le lacrime di coccodrillo se qualcuno si fa male.

domenica 26 dicembre 2010

Molto bene l'AMA, maluccio noi cittadini, male i Vigili

Parentopoli a parte, dalle mie parti, quartiere Nomentano-Trieste, la pulizia delle strade ha avuto un netto miglioramento da circa un mese a questa parte.

Merito della nuova organizzazione del lavoro, dei nuovi mezzi, ma anche, e soprattutto, della decisione con la quale le squadre affrontano il lavoro. Si vede che hanno intenzione di fare un buon lavoro, e lasciano le strade decisamente pulite.

Noi cittadini non sembriamo essere all’altezza, invece. Io spero che vedere le strade pulite suggerisca una maggiore attenzione, ovvero non buttare rifiuti per terra, e non appoggiarli vicino ai cassonetti, ma infilarli proprio dentro. Anche a costo di andare ad un altro secchio se il tuo è pieno.

Infatti un’altra delle cose che l’AMA sta facendo per migliorare la situazione è la rimozione dei rifiuti che inspiegabilmente si accumulano intorno ai secchioni.

Stamattina ho notato un giovane che svuotava un cesto di carte nella normale spazzatura. Peccato, i giovani dovrebbero essere i più convinti. Inoltre vi è ancora una notevole parte di cittadini che getta la carta da riciclare nei cassonetti in buste di plastica.

Male informati? Pigri? Oppure un messaggio chiaro: mi avete scocciato, butto la carta nel cassonetto ma vi frego lo stesso… mica vorrete che veramente perda tempo con la spazzatura? Non sapete chi sono io?

In tutto questo brilla l’assenza dei Vigili. Non solo a coloro che non riciclano non vengono fatte multe (e talvolta, molto raramente, vengono fatte multe salatissime, peggio che passare con il rosso… multe salatissime ed improbabili sono una tipica combinazione da regno di Franceschiello e sappiamo come sono finiti lì).

Infine nella foto che vedete, le macchine parcheggiate in divieto di sosta sul marciapiedi di sinistra (lato opposto ai cassonetti), impediscono alle auto che seguono il mezzo di superarlo mentre lavora, creando disagio alla squadra che si sente sotto pressione, e agli automobilisti.

Un altro esempio di come la sosta irregolare sia una delle peggiori abitudini romane, e che le macchine dei residenti ingombrano la strada come le altre.
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mercoledì 22 dicembre 2010

I prigionieri del bus... sbraco natalizio del servizio pubblico


La pioggia, un paio di conferenze a Fiumicino, e l'esigenza di vestiti da cerimonia ufficiale, mi hanno fatto scartare, per qualche giorno, l'uso della bici, e così ho utilizzato i mezzi pubblici.

Il tram va, il treno pure, la tragedia è l'autobus, affogato nel traffico natalizio.

Ovvio direte voi, tutti prendiamo l'auto, e quindi è chiaro che anche gli autbus rallentino.

Beh.. mica tanto.

Per quanto riguarda i bus che ho preso io, la colpa del rallentamento era tutta dell'uso irregolare dell'auto. Prendiamo il 93 o il 310, quando sono più vulnerabili al traffico, di pomeriggio.

Il primo problema sono le auto in doppia fila, che per le feste sono aumentate a dismisura. Restringono il passaggio e allungano enormemente le code. Ma le auto in seconda fila potrebbero essere multate, o rimosse.

Dopo vi è l'attraversamento della Nomentana.

Quasi 20 minuti per fare l'ultimo tratto di Viale XXI aprile, e perchè?

Perchè le auto della Nomentana ingombrano l'incrocio anche a semaforo rosso (per loro) e quindi le auto che vengono da Piazza Bologna non riescono a superare l'ingorgo. Ma basterebbe un vigile urbano per evitare questa parte di ingorgo.

Infine, per il 93, Viale Eritrea, dove le auto parcheggiate in doppia fila annullato la corsia preferenziale. Risultato, altra mezz'ora di fila su di un tratto che dovrebbe essere appena 5 minuti di preferenziale.

E NOI PAGHIAMO, perchè il mostruoso deficit dell'ATAC è fatto anche di queste cose. Che potrebbero e dovrebbero essere evitate da chi è preposto a farlo.

La cosa fastidiosa è che in questi ingorghi rimani prigioniero anche tu, perchè l'autista non ti fa scendere se non alle fermate, e tra una fermata e l'altra può passare anche un quarto d'ora

Meglio portarsi un buon libro. Io mi sto leggendo Il Cimitero di Praga, regalatomi per il compleanno. Speriamo duri fino a Natale.

sabato 18 dicembre 2010

La fine si avvicina: per favore, diamoci sotto con la sperimentazione…

Marziano, Buon Compleanno!

Il compleanno è il momento giusto per rallegrasi di esserci, e per pensare al futuro.

Ormai però non posso fare a meno di considerare di essere passato definitivamente al di là del cammino di mezza vita. Insomma, ogni giorno che passa uno si trova –per dirla con i Pink Floyd- shorter of breath and one closer to death. (In effetti da quando nasci ogni giorno che passa sei più vicino alla morte, ma almeno il fiato continua a migliorare per un bel po’ di tempo)

Proprio adesso che, un poco sollevato dall’ansia del fare che permea gli anni giovanili, comincio davvero a divertirmi…

Però, al tempo stesso, trovo sui giornali svariate cronache di come i moderni ricercatori abbiano cominciato a far ringiovanire i topi di laboratorio, propinando loro elaborati cocktail di proteine. Si comincia a fa strada l’ipotesi che il meccanismo dell’invecchiamento possa essere fermato, e forse invertito, semplicemente attivando le capacità di autoriparazione del DNA, per cui l’individuo smetterebbe di degradarsi al passare del tempo.

Sarebbe l’alt alla vecchiaia, il tornare giovani, o lo svilupparsi di una maturità senza decadenza fisica? Non lo possiamo sapere, ma sarebbe comunque interessante provarci. Anche perché non c’e’ molta alternativa, ovvero tutti quelli che scampano incidenti, infarti, ictus, tumori maligni, film di benigni, etc, alla fine li fa secchi la vecchiaia.

Poi non capisco perché provare solo coi topi. Il mondo è pieno di vecchietti che sarebbero felici di aiutare la scienza a fare passi da gigante con qualche bella sperimentazione umana, non avendo moltissimo da perdere.

Quindi spero che presto potremo avere qualche buona nuova, anche perché se tutti abbiamo più di un dubbio sulla desiderabilità di una vita “eterna”, a morire, come a pagare, c’e’ sempre tempo.

domenica 12 dicembre 2010

Della difficile arte della prescout senza GPS



In Cicloappuntamenti si chiamano prescout (che suppongo derivi dall’unione di scout, esplorazioni e pre, preventive) quelle gite fatte per mettere a punto un percorso nuovo.

Il concetto è che un pugno di capaci coraggiosi si mette insieme per provare un percorso assemblato a tavolino facendo conto su carte, notizie, pezzi di altri percorsi. La prova su strada è decisiva e serve a mettere a punto la traccia finale, quella che può essere effettivamente percorsa, e che può differire in maniera anche notevole da quella studiata all’inizio.

Nelle puntate precedenti, ed in particolare nel picnic tra i Monti della Tolfa, era capitato al Marziano di interrogare ciclista inzaccherato che si stava tranquillamente cambiando (ma le mutande le aveva addosso, precisiamo), il quale aveva parlato di una mitica strada che univa Civitella Cesi al castello di Rota, e da Civitella raggiungerla ferrovia Capranica – Civitavecchia. Feerovia che, come l’amore, è bona a tutte l’ore.

Pertanto il Marziano, una volta identificata questa specie di mitica rotta sulle carte, aveva deciso di proporre una pre-scout, per unire un paio di itinerari ed effettuare un giro che, partendo da Manziana, avrebbe portato a Rota, Civitella Cesi e quindi a Capranica Sutri.

Una prescout per modo di dire, in quanto molti –compreso il Marziano- già conoscevano varie parti dell’itinerario, che al più andava cucito in qualche piccolo tratto di collegamento. Anzi, addirittura un consiglio dai nonni del sito (altro che pre-scout) di invertire il senso della gita, onde evitare il salitone di Rota, estremamente demanding. E così fu.

Come la prima gita, lanciata per volere dei nonni, è stata da questi disertata. Morale della favola ai nastri di partenza ci siamo trovati io e Gloria, ancora una volta un gruppo di due!

Vorrei ribadire la mia contrarietà all’ultima tendenza meteo di soleggiare il sabato e pioveggiare la domenica. Forse è un incentivo per farmi andare in chiesa la domenica… ma io resisto. Mi inumidisco ma non mi piego. Comunque la situazione meteo non era buona e qualche gocciolina già ci bagnava a Capranica.

La situazione è nettamente peggiorata scendendo la ferrovia, e arrivati alla stazione di Civitella Cesi, ci trovavamo in pioggia debole conclamata, ad indossare le cuffiette da doccia sopra il casco.

Essendo senza GPS avevo studiato bene i tratti di raccordo, con una programmazione scritta di buona qualità, che si è rivelata esatta al decametro fino a Civitella Cesi. Il minuscolo borgo è veramente magnifico, un gioiellino che in altri paesi valorizzerebbero molto di più.

A Civitella ci attardiamo per visitare il borgo e mangiare al sacco, ma io ero molto preoccupato perché dalla direzione di Rota si avvicinavano nuvole scure.

Quindi partiamo e ci avviamo per la strada, che non avevo studiato in dettaglio, in quanto sembrava senza alternativa. Alcuni gentilissimi campagnoli ci avevano guardato con compatimento, avvertendoci che la strada era solo sassi, buche e cani randagi. Un vecchietto del luogo ci aveva invece informato che la strada era “capabile” con la bicicletta, e che lui l’aveva fatta nel 1947 a piedi, quando aveva 23 anni (86 compiuti il 9 dicembre).

La strada di Rota è partita male, Infatti dopo circa 500 metri, mi sono trovato di fronte ad una imprevista deviazione. Ci ho messo quasi 20 minuti (e grazie a Gloria per i saggi consigli) a capire dove andare. La strada si è popi uniformata alla descrizione, a parte i cani randagi. Costituita da un selciato deteriorato che si sovrappone ad un fondo argilloso, è al limite della pedalabilità. In particolare i miei pneumatici artigliati scivolavano come sul ghiaccio, laddove Gloria con le sue gomme cittadine sembrava cavarsela un pochino meglio… e sviluppare più potenza. Una bi ammortizzata sarebbe stata magnifica, “la morte sua”.

In breve abbiamo avanzato tra i 6 e i 9 km/h su questa impossibile strada per carri, fino ad essere ripagati dall’apparire del castello di Rota tra le nebbie… poi giù per la discesona fino al fondo valle.

Da lì 15 km di pura sofferenza in salita, con la paura di essere raggiunti dal buio prima di arrivare a Manziana… 15 minuti dopo la partenza del treno. Inoltre con la pioggia era inutile cercarsi un posticino per riposare. Una vera iattura.
Purtroppo la frequenza di treni, uno ogni due ore è un problema molto serio. Abbiamo dovuto passare un’ora e mezza nel bar di Manziana per attendere i due successivi: io verso Roma e Gloria verso Viterbo.

Un grazie a Gloria per la fiducia riposta… e per avermi “aspettato”, infatti alla fine ero sfinito e con una caviglia prossima al blocco, non chiedetemi perché.

L’attrezzatura è andata benissimo, tutto di Decathlon vestito, ha resistito ad almeno tre ore di pioggia insistente…

Da rifare, ma stavolta con il sole.

venerdì 10 dicembre 2010

Vogliamo parlare di sampietrini?

Oggi ho perso la luce posteriore su Viale Aventino, credo di fronte alla FAO.

Di solito cerco di passare sul marciapiedi, ma oggi era presto e c'erano troppe persone... così sono stato sul pavè, dietro ad un autobus, e oltre alle solite scosse sono passato a gran velocità su di un avvallamento trasversale a tutta la corsia.

Ammazza che botta!

Fatto sta che la luce posteriore, appuntata su uno scatolone di cartone che stavo portando sul portapacchi, alla fine non c'era più.

I sampietrini non sono adatti alle strade moderne, perchè con il traffico pesante si scompaginano, e la manutenzione delle strade della Roma attuale è più vicina a quella del tardo impero che a quella dell'epoca di Augusto.

E' un po' come figurarsi le strade dell'antica Roma guardando il basolato sconvolto dell'Appia Antica (che ho scoperto essere un rifacimento medioevale). Le strade romane erano invece piuttosto piatte, come per esempio si può notare dai tratti superstiti dell'antica Prenestina.

Rimanendo ai sampietrini, quelli messi in opera sull'Appia Antica sono molto accettabili... percorribili, danno l'idea della strada antica.

Ma sulle grandi vie di scorrimento, tipo Via Nazionale, secondo me sono un costosissimo errore.

Non solo hanno bisogno di essere sigillati dall'asfalto alle giunzioni, ma se la strada è lasciata a se' stessa, i mezzi a due ruote (moto e bici) si trovano in seria difficoltà.

E di questi tratti maltenuti ce ne sono tanti: Viale Aventino è uno di questi, ma anche via di Santa Costanza, e svariati altri che in questo momento non mi vengono bene.

E' molto importante che siano rimessi a posto e curati, altrimenti è meglio sostituirli con l'asfalto.

martedì 7 dicembre 2010

Il limitatore di velocità: una cura per le auto impazzite

Una precisazione: sembra che il conducente alla guida dell'auto impazzita avesse la patente in regola. Gli era stata tolta, e poi restituita. E' irrilevante ai fini del risultato finale, ma almeno una delle aggravanti viene a cadere. La giustizia passerà ai raggi X il tutto e non vorrei essere il funzionario che ha gestito la pratica...

Si poteva fare realmente qualcosa per prevenire l'incidente? Forse poco, nel senso che può accadere a tutti di perdere il controllo dell'auto (Per esempio per un colpo di sonno, difficilissimo da prevenire, in quanto capita anche ai più esperti. Ma potrebbe anche essere un infarto, o un malore)...

... E a qualche gruppo di ciclisti (ma in passato ci sono stati scout, etc.) di trovarsi sulla traiettoria del missile.

Una volta, sul balcone di casa, sono rimasto bloccato con il collo alzato, mentre guardavo un aeroplano che passava.

Un dolore atroce, ho dovuto farmi fare un'iniezione di Voltaren. In quel periodo facevo scuola di volo, e mi chiesi come sarebbe stato se mi fosse accaduto durante un volo (senza istruttore). Ma anche in auto su di una strada a tornanti, o in moto.

Inoltre ci sono le auto che non impazziscono, ma vengono lanciate in manovre azzardate.

Quest'estate sulla strada di Terracina, per ben due volte ho avuto paura che chi sorpassava in senso opposto "mi pigliasse". Strada a 50 all'ora, due corsie secche, senza marciapiedi. Proprio come quella della foto.

E tutti i ciclisti di Terracina, dove mi sembrano pazzi per la bicicletta, a giudicare dalla quantità e qualità di negozi di ciclismo, lamentano incidenti, tutti con la stessa meccanica: sbattuti nel fosso accanto alla strada da un furgonato o un camion che semplicemente non ci passa.

I caschi rotti dalle specchiettate nemmeno si contano più.

E allora occorre fare qualcosa per diminuire la velocità, curare le auto impazzite.

Innanzitutto installare una bella quantità di misuratori di velocità, in modo da mettersi l'animo in pace. Tutti sanno dove metterle, ma nessuno le vuole, specie gli autotrasportatori e chi si sposta con la macchina per lavoro.

Senza rendersi conto che in quel modo i tempi di percorrenza diventano più certi, che è la vera condizione del business, senza essere costretti quotidianamente a tenere velocità illegali (con l'ansia di giocarsi la patente).

Ma la vera cura è il limitatore di velocità, collegato ad un bel navigatore, che limita a seconda della strada. Anche 150 sull'autostrada, ma 30 dov'è 30, cinquanta dov'è 50.

La tecnologia c'e' tutta, l'industria pure. E c'e' anche la possibilità, per le strade con tanto traffico, di variare le velocità a seconda delle condizioni di traffico. Per esempio è inutile andare a 90 ad Aprilia se a Pomezia stanno fermi. Le prospettive sono eccezionali.

Quante tragedie eviteremmo, anche perchè sì, ci sono 7 morti, forse di più, ma anche la famiglia dell'investitore non credo stia tanto meglio di quelle degli investiti.

lunedì 6 dicembre 2010

Della difficile arte di condurre i gruppi di ciclisti

In cicloappuntamenti arriva il momento nel quale, se vuoi salire di rispetto, devi proporre e condurre una gita. Un momento cruciale nella vita di ogni ciclista.

Il mio l'ho vissuto domenica, avendo finalmente proposto un itinerario basato sul Paola e Gino n. 121, Ciiclopinic tra Manziana e Tolfa. Sulla carta 40 km e circa 450 m di dislivello. SI va col treno, appuntamento stazione di Manziana ore 10 (ostiense 8:52).

Subito il diavolo ci mette la coda, perchè tra l'ascensore della metropolitana e il convoglio, mi si rompe il filo del cambio posteriore. Azz... Ma non posso ritirarmi, faticherò il doppio.

Ad Ostiense c'e' solo un altro (altra) ciclista. A Manziana nessuno.

Però la procedura va rispettata: chiedo ai presenti di alzare le mani per contarli. Risultato 1, due se conto me stesso.

Mi segno il numero sul taccuino, poi chiedo ad Uta: dovresti aiutarmi. Te la senti di aspettare agli incroci che siano passati tutti? Se la sente, e quindi partiamo.

Dietro telesoccorso del Sindaco aggiusto il cambio sul 3 rapporto e andiamo. Cambiando con il deragliatore anteriore ho tre rapporti salitina, salita e salitona. Mi manca la salitaccia, ma vabbè.

Il primo tratto (18 km) è tutto in discesa su strada Io perdo il contatto a 22 km, ma non mi va di riaggiustare il cambio, e quindi rimango indietro.

Per fortuna Uta agli incroci mi aspetta per vedere se passo.

La strada è magnifica, ma mi tocca frullare come un mototre imballato per tenere una velocità normale. Alla fine finisce e comincia la risalita su sterrato.

Al secondo km incontriamo due che fanno lo stesso percorso al contrario. Sono schizzatini di fango, ma ho visto di molto peggio. Chiedo lumi sullo stato dei campi, che sembravano piuttosto allagati.

"Impedalabile, un disastro, lasciate perdere" "Una fanga continua" "Guado all'altezza delle ginocchia non pedalabile" "salite a spinta" "Discesa? Torrente!"

Francamente a me sembravano non particolarmente esperti, anzi un po' peggio di me, ma alla fine col cambio in quelle condizioni, Uta con la sua ibrida artigliata, chi ce lo faceva fare? Così ho ripianificato al volo un giro esterno e ci siamo avventuarti per una strada sterrata che ci ha portato, senza tanti fanghi, alla vecchia Tolfa/Santa Severa.

Lì abbiamo saltato accuratamente la variante per le valli e per i torrenti, e abbiamo proseguito sull'asfalto.

Picnic con vista sulla valle che avremmo dovuto percorrere... Circa 4 anni prima, in quella stessa valle, che percorrevo da solo, avevo rotto il filo del cambio in un guado, facendo un perfetto field repair (all'epoca portavo circa 1 kg di attrezzi e parti di ricambio).

Abbiamo ripreso e continuato fino alla frana (veramente impressionante) e poi giù a rotta di collo (in senso figurato, ovviamente) fino al bivio tra Santa Severa e Manziana.

Dopo un breve consulto abbiamo deciso di riprendere per Manziana, siamo passati all'aeroporto e abbiamo fatto una piccola deviazione per la Caldara, constatando che la vegetazione ha riguadagnato il precedente accesso cancellandolo, almeno per le bici.

Ci siamo arrivati attraverso il bosco, lasciando le bici appoggiate agli alberi.

Dalla Caldara abbiamo ripreso per Manziana, evitando all'imbrunire il bosco e andando per strada.

Cioccolata calda a Manziana e treno per Roma.

Scendendo dal treno la sorpresa: gomma anteriore a terra... ci mancava!

Un grazie a Uta per la compagnia e complimenti per aver retto per 52 km e un dislivello tra i 600 e gli 800 metri (ultima cifra secondo bike route toaster, ma secondo me esagera), con una ibrida a ruote artigliate.

Debbo dire che uscire in due più semplice, ma condurre un gruppo è proprio tutta un'altra cosa! La responsabilità aggiuntiva mi ha sfinito.






giovedì 2 dicembre 2010

Sennò ci si va in canoa...

Tra estate romana ed inverno romano (anche se siamo ancora in tardo autunno), la pista del Tevere non sta trovando pace.

L'estate è stata occupata dalle bancarelle.

Passata l'estate erano finalmente partiti i lavori di asfaltatura, che erano praticamente conclusi (in effetti mancavano si e no 100 metri l'ultima volta che ci sono stato.

Adesso che tornava utile, è sommersa dall'acqua, e quando l'acqua se ne sarà andata, avremo di nuovo il problema del fango, il mitico limo parente di quello che fertilizzava l'Egitto.

Tra tutte queste cose l'uso con la bici è purtroppo molto ridotto, e quindi, come già sapevamo, non può essere annoverata tra le strutture di collegamento, ma solo tra quelle di divertimento.

Peraltro con un doppio uso... infatti, se non ci si va con la bici, ci si può andare in canoa, senza rischiare di essere investiti dalle auto.

martedì 30 novembre 2010

Viale Libia: smettiamo di prenderci in giro e arrendiamoci all'evidenza

In questi giorni di pioggia ho ri-preso metro e bus... e in questi casi viene naturale il riflettere sulle miserie del mezzo pubblico a Roma...

Prendiamo, per esempio, la riapertura al traffico privato di attraversamento di Viale Libia.

Uno dei primi atti del nuovo Presidente, fatto per rivitalizzare il commercio, ha avuto come effetto sicuro l'uccisione del mezzo pubblico, strangolando una delle giugulari del trasporto pubblico.

Infatti per rivitalizzare il commercio, si lascia che gli automobilisti parcheggino l'auto in seconda fila, e le macchine in transito sono obbligateoccupare la corsia preferenziale.

Non per niente non ci sono neanche le borchie a delimitare la preferenziale, altro che cordoli.

L'apoteosi dell'ingorgo avviene quando la strada, a causa dei lavori, si restringe nell'unica corsia che sbuca a Piazza Gondar... Chi non c'e' passato può facilmente immaginare le attese. Un'autentica Via Crucis.

Una follia, anche perchè le auto private posso scegliere percorsi alternativi, il bus no.

Il risultato è che l'attraversamento nelle ore di punta può prendere anche mezz'ora (Annibaliano-Gondar) per due chilometri scarsi, alla faccia della preferenziale.

Figuratevi adesso che scatta la corsa ai regali che cosa succederà.

Lo stato comatoso del trasporto pubblico romano non può permettersi queste aggressioni locali. Non è solo un problema di costi ATAC, con i bus bloccati nel traffico, ma anche del prezioso tempo dei cittadini.

E' ora che un'autorità centrale stronchi sul nascere queste iniziative ispirate da un bieco populismo localistico (scusate, m'e' proprio uscito) e si ricominci a pensare al bene comune e all'efficienza della città.

Occorre poi un comitato utenti dell'ATAC che difenda chi usa il mezzo pubblico dai soprusi dei privati.

Anzi, già che ci siamo, si potrebbe fare una bella pista ciclabile su Viale Libia, adesso che finiscono i lavori della B1?

Grazie
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lunedì 29 novembre 2010

Aggressione teppistica

Alle 20 e 20 circa mi sono fermato a Via Topino, di fronte all'Autosalone, per aggiustare la luce anteriore, che si era sganciata.

Mentre stavo fermo, sento un colpo alla schiena: una lattina di Cola-COla, mezza vuota, suppongo, lanciata da un'auto, una BMW metallizzata, non ho fatto in tempo a vedere la targa in quanto aveva la luce posteriore spenta (non a caso) , che svolta per Via Sabazio.

Il tempo di rimettere i pedali sulla bici e mi lancio all'inseguimento, confidando in un qualunque intoppo nella strettissima strada per raggiungerli.

Purtroppo la strada era sgombra e l'auto ha girato asinistra ed è risalita per Via Piediluco.

Francamente nessun danno, ne' per l'impatto (lieve) ne' per la poca Coca Cola versata.

Una ragazzata? Mah... non saprei, da persone con la patente non è più una ragazzata.

A mente fredda mi sono chiesto (come i cani che inseguono le auto) che avrei fatto se li avessi raggiunti?

Lì per lì il piano era quello di staccargli con un calcio uno degli specchietti retrovisori, tanto per pareggiare i conti.

Cosa sarebbe successo, allora?

Se fossero usciti sarebbero stati due contro uno, e quindi era un rischio che non avrei potuto correre. Quindi avrei dovuto bloccarne uno dentro, cosa non difficile se si è decisi a farlo, ma a quali conseguenze?

Poi come dire ad un eventuale seguito, che sei stato aggredito? Senza testimoni?

E in caso di gravi conseguenze, dove si trova un giudice che abbia le palle da dire che in caso di aggressione se l'aggressore ce le prende gli sta bene? Co' tutti i "nessuno tocchi Caino" che girano è molto meglio fare il delinquente....

Insomma un brutto pasticcio, sotto qualunque punto di vista.

Purtroppo mi ricordo vagamente di un altro ciclista che ha vissuto un episodio analogo.

Non vorrei diventasse una moda.

domenica 28 novembre 2010

ATAC: se tutto è gestito come il bike sharing...

C'e' una parentopoli all'ATAC? Lo dicono i giornali, io non lo so.

Speriamo che lo si chiarisca presto.

Spero proprio che il Sindaco sia veloce nell'accertare e risolvere, anche perchè l'ATAC quest'anno perde 120 M€.

Che significa?

Anche qui non lo so con chiarezza. Sono i M€ di perdita che dovrebbero risultare dalla gestione corretta, considerando che il biglietto copre solo una parte dei costi, oppure sono 120 M€ in più rispetto a quanto già preventivato dal Comune, ovvero dopo che il Comune ha pagato il proprio contributo sulla base del contratto di programma o di servizio?

Spero che qualcuno mi chiarisca presto.

Comunque il Comune sta pensando ad un holding che raggruppi tutte le municipalizzate.

Con questo tipo di struttura societaria, le perdite dell'una sarebbero compensate dai guadagni dell'altra (ACEA) e così almeno si eviterebbe di pagare le tasse sugli utitili ACEA (tasse per una trentina di M€).

Rimane però il fatto che l'ATAC perde un sacco di soldi, che devono essere stornati dalle opere delle quali il Comune ha bisogno. A cominciare dalle piste ciclabili.

Dell'ATAC noi siamo utenti. Non s come si debba gestire una compagnia di bus.

L'unica cosa che conosco "di prima mano" è il bike sharing. Un vero disastro.

Un disastro prevedibile e annunciato.

Sarebbe interessante sapere se il disastro è veramente "Made in ATAC" o se è stato imposto dall'esterno.

Così come sarebbe interessante sapere come l'ATAC si difende dalle decisioni sballate dei Municipi, come quella del II Municipio, di riaprire alle auto Viale Libia.

Quanto è costato all'ATAC in maggiori tempi di percorrenza dei bus?

E quanto ci costa la sosta selvaggia in seconda fila che rallenta i mezzi pubblici? Quanti M€?

E' difficile dirlo, perchè i vertici ATAC sono a nomina comunale e difficilmente criticherebbero i propri vertici politici.

Per questo all'ATAC, come alle altre municipalizzate, servirebbe un comitato utenti, serio.

Un comitato consultivo, ma pronto a denunciare, se necessario a sputtanare, le malversazioni di gestione.

Un comitato pronto a riguardarsi i curriculum dei dirigenti e a dire: "Ma questo dove l'avete preso, in qualche sezione di partito?". Magari un comitato del genere già esiste e non parla.

Sarebbe proprio il caso di farlo, questo comitato.

Strano a dirsi, ma aiuterebbe anche il Sindaco ad attuare una corretta gestione delle municipalizzate, invece di essere condizionato dal dover distribuire prebende pubbliche ai suoi sostenitori.

venerdì 26 novembre 2010

Se il movimento per la vita fosse veramente tale si occuperebbe anche di traffico stradale

Ho sempre pensato che se il Movimento per la vita fosse stato veramente per la vita, avrebbe avuto una sezione dedicata al traffico stradale e alla difesa di pedoni e ciclisti. Avrebbe perorato una legge per proibire tutti i motoveicoli con velocità superiore ai 40 km/h, mettere il limitatore di velocità obbligatorio sulle auto, fare le zone 30, etc. Avrebbe salvato centinaia di vite l’anno. Forse migliaia.

Invece si occupa, sotto mentite spoglie perché l’accezione non vorrebbe trasparire, di imporre la morale cattolica in temi che stanno cari alle gerarchie. Primo l’aborto, poi l’eutanasia, passando per il testamento biologico.

Pertanto ho appreso con soddisfazione che Fazio e Saviano non intendono concedere spazio al Movimento per la vita sul tema dell’eutanasia. Con soddisfazione, perché dopo anni di scuole dai preti non sopporto il nauseante tanfo dell’imposizione della morale religiosa.

Non che ci sia niente di male ad essere contro l’aborto. Tutti lo siamo. E quindi sarebbe fantastico un movimento che mirasse concretamente a diminuire gli aborti attraverso la diffusione della contraccezione e l’aiuto alle madri o famiglie.

Ovviamente di contraccezione non se ne parla, e l’obiettivo è sostanzialmente quello di abolire l’aborto legale e tutte le altre cose che hanno in qualche modo a che fare con ciò, tipo la pillola del giorno dopo e l’aborto chimico.

Sugli aiuti alle donne non mi pare andiamo molto meglio. Come tutto il mondo cattolico, gli aiuti vanno bene purchè a gestirli sia la Chiesa, e quindi ci troviamo con uno stato che dopo decenni di DC, Vaticano, etc., ha gli aiuti alla famiglia tra i più bassi d’Europa.

Invece ci stiamo inventando la personalità giuridica dell’embrione che appena nato potrà fare causa alla madre che fumava durante la gravidanza (oppure ci sarebbe la famosa barzelletta delle botte in fronte…)

Ma ancora peggio è la questione del testamento biologico e dell’eutanasia. Qui siamo proprio alla follia totale, perché finche si tratta di proteggere nuovi nati… beh, qualcuno lo può anche intendere come un sacrosanto obbligo morale.

Ma la battaglia su testamento biologico ed eutanasia, impedire a chi vuole di farlo sulla base di una dottrina religiosa totalmente inventata, è un atteggiamento così odiosa che non può ne’ essere accettato, ne’ tollerato. Rompe i patti di convivenza civile e la dignità delle persone.

Quindi fanno bene Fazio e Saviano, soprattutto in un paese nel quale quando parlano un papa o un cardinale, dicendo lo stesso tipo di idiozie che hanno portato al processo di Galileo Galilei, nessuno se la sente di rispondere per le rime, ormai neanche più Bossi (solo Veronesi ogni tanto ha alzato la voce).

mercoledì 24 novembre 2010

Ma i nostri, quando arrivano?

Nelle foto due esempi di parcheggio alla “Porco Xxx” , come comunemente venivano appellate siffatte prestazioni al mio vecchio liceo. Andiamo con ordine:

Sabato di pioggia a Piazza Trasimeno: pioveva piuttosto, sabato 20, a Piazza Trasimeno. Io stavo andando alla scuola media Settembrini per ritirare l’originale del diploma della figlia, che deve sostenere l’esame di maturità.

Intabarrato nel mio bel poncho verde, in sella al Marziangate (Cancello Marziano) mi appropinquo all’ingresso.

Mi precede un’Audi che infila la stradina contromano e si ferma sulle strisce, di fronte a
llo scivolo per gli handicappati. La manovra è ardita, ma non pericolosa. Immagino che voglia far scendere un pargolo per non farlo bagnare e ripartire.

Invece no. Il guidatore è sceso, con uno sguardo di sfida, ha chiuso la macchina ed è entrato dentro la scuola. Aveva uno sguar
do di sfida, nel fare questo.
Al termine delle mie commissioni l’auto stava ancora lì.

Mercoledì mattina a Piazzale Luigi Sturzo: potete osservare il parcheggio a spina di pesce, tranquillo.

Strisce pedonali e scivolo in un colpo solo, neanche fosse casa sua.

Ma i nostri, quando arrivano?

domenica 21 novembre 2010

Buon Compleanno Cicloappuntamenti


Alla festa per il terzo compleanno di cicloappuntamenti ci siamo divertiti un mucchio.

Il primo scherzo è venuto dal meteo, che ci ha fatto annullare le gite in bici (tranne pochi coraggiosi), e tutti gli altri a mangiare.

Per me Cicloappuntamenti è stata l'iniziazione ad un modo più serio di andare in bicicletta, rispetto alle gite che facevo da solo.

Ho imparato moltissimo sia di tecnica che di percorsi, e ho consciuto un sacco di altri ciclisti e un bel po' di ciclogirls.

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno messo su questo sito informale, che sta marciando a tutto vapore, con moltissime iniziative per ogni weekend. Dopo l'annunciata apertura di una sezione dedicata alla discesa ( e tutti so' capaci)' anche io stavo pensado di aprire una mia sezione, dedicata ai giri con le ruote bucate.

Il Presidente e Cofondatore, Marco Pierfranceschi, ha detto, nel suo indimenticabile discorso, che ormai il sito è arrivato al massimo che lui aveva pronosticato. Da qui in poi non sa cosa potrà succedere.

Ci trasformeremo in movimento d'opinione? Formeremo una lista per le prossime elezioni comunali? Perchè no, peggio di quello che c'e' adesso non possiamo fare.

Più concretamente, nello spirito del sito, secondo me dovremmo sostenere la causa del cicloturismo ed sostenere tutti quelli che mirano a creare una rete di itinerari protetti nel Lazio. In Trentino ed in Valle d'Aosta queste cose funzionano e portano quattrini. Da noi perchè non dovrebbe?

Personalmente per il momento intendo continuare a partecipare alle scampagnate e occasionalmente alle gite hard...

Infatti queste formano le gambe e ti permettono di affrontare senza pensieri le gite più semplici ed ogni eventuale extra.

Ancora un caro saluto agli indomiti organizzatori, e a quanti mi aspettano durante le gite!

sabato 20 novembre 2010

Bicicletta a terra: una sera, un incidente

Tornavo a casa in macchina.

Alle 21 e 45 circa, di fronte alla stazione della metro di Piramide, , dall'altra parte della strada, un triangolo rosso, dietro il triangolo un'auto ferma, davanti all'auto una bici in terra, con le luci posteriori accese.

Tra l'auto e la bici una signora sdraiata a terra, assistita da altre persone.

Parlava e muoveva le gambe, spero non fosse grave. Ferma anche un'auto dei Vigili Urbani, ma l'ambulanza non era ancora arrivata.

Non avendo competenze mediche sono risalito in macchina e sono andato via.

Speriamo che la signora si rimetta presto.

lunedì 15 novembre 2010

… e ultimo arrivò il Marziano…


Dopo tanta canoa e scampagnate varie, prima o poi dovevo affrontare il contatto con una gita “hard”, sempre in senso ciclistico, ovviamente. La salita al Santuario della Mentorella, mi è piaciuta da subito, anche perché Guadagnolo, Palestrina, sono sicuramente posti che adoro.

Che sarebbe stata dura lo sapevo, anche perché ciclisti molto più forti di me andavano con la bici da strada, e quindi ero condannato a restare comunque in coda, ma arrivare proprio ultimo no… e per di più con la MTB ho bucato in una gita su strada… Ma neanche Fantozzi…

Il buongiorno si è visto dal mattino, nel senso che i ciclisti tosti con le bici da strada sono schizzati subito da Zagarolo a Palestrina a 25 km/h. / km di massacro di gambe per star loro appresso. Unico aspetto positivo la compagnia femminile delle ultime file.

Sulla salita anche le donne mi hanno staccato.

In realtà non è che vadano molto più veloci di me, ma mi piace fermarmi a fare le foto, cosa che un po’ rallenta la marcia. Poi c’e’ stata la bucatura del pneumatico. Bici ricontrollata sabato era tutto in ordine. Ho trovato lo spino infilato dentro il copertone che sbucava allegro dall’altra parte.

Possibile che non si riesce a fare un bel copertone di kevlar blindato?

Da San Pietro in poi tranquillo, se non per l’ansia della seconda bucatura, che mi ha fatto fermare varie volte. In realtà il copertone di ricambio era già stato riparato 4 volte, per cui non ero sicurissimo che tenesse. Ha tenuto, comunque, ma sono sceso a rigonfiarlo più volte (altro tempo perso).

Per arrivare alla meta ho rinunciato al santuario (ho la spiritualità a zero) e mi riprometto di farci un salto.

Al ritorno eravamo solo due al treno a Zagarolo, e abbiamo fatto la discesa veloce tra i 40 e i 50 all’ora. Veloce per me, che con la MTB manteneva la trazione a 48,5 km/h.

Rientrato a Roma un colpo di telefono per rassicurare il Presidente: ero a Piazza Fiume, ma gli chiedo: “Marco, mi dici come si arriva alla stazione di Zagarolo che qui sta diventando buio?”.

Lui all’inizio mi ha creduto, che è un complimento alla mia abilità di attore, ma non certo alla mia reputazione di ciclista.

venerdì 12 novembre 2010

Quando i Fascisti ti bucano la gomma

Da quando mia figlia si è data alla politica, facendo l’attivista di sinistra in una scuola di centro destra, e ha preso ad andare a scuola in bicicletta, una rappresaglia politica sulla bici era attesa.

La domanda non era “se”, ma “quando”.

L’altro giorno sono stato appunto informato dalla signora madre che “ha bucato”, ma forse è un sabotaggio.

La prima sera utile ho riparato la gomma. Ho trovato un mezzo “attache” conficcato nel pneumatico e, soprattutto, un altro buco identico sulla parte diametralmente opposta della ruota.

Mi è bastato per identificare il dolo ed emettere una sentenza di morte contro ignoti.

La sentenza è emessa, e adesso basta trovarli ed eseguirla. E non mi vengano a rompere i Radicali con le moratorie. Quanno ce vo’ ce vo’.

L’azione di ritorsione sembra sia avvenuta a seguito di un volantinaggio durato due ore.

Il fratello, a tavola, ha detto che dopo due ore di volantinaggio era il minimo che potesse accadere.

Infatti per lui la scuola dovrebbe essere totalmente apolitica e questi di destra o di sinistra la rovinano. Non per niente fa il terzo anno di fisica.

Capisco perfettamente il suo punto di vista, ma la bicicletta è sacra.

Io ho suggerito di fare volantini con scritto su: “Chi mi ha bucato la ruota è stato condannato a morte da mio padre” il giorno successivo, ma la cosa non è stata accolta.

Alla fine una crisi di nervi per il non sentirsi capita… Capita… Capita di non sentirsi capita.

Tutte le mogli si trovano in quella situazione entro il terzo anno di matrimonio. La battaglia per sensibilizzare i compagni di scuola.

Io sono andato giù duro: “Alla tua età scegliere tra destra e sinistra è come scegliere tra Roma e Lazio. Una questione di tifo, senza nulla di razionale. Aspetta almeno altri sette od otto anni prima di aspettarti di capire qualcosa”.

Altra crisi di nervi.

Poi il fratello le ha chiesto: “Perché non metti la bici nel cortile della scuola? Quando ci andavo io quelli che venivano in bici la mettevano dentro”.

La risposta era: “Ma così non la bucano!”, e quindi niente martire. Ma non ha oltrepassato le labbra.

In effetti un’ottima idea, volevo parlarne al Preside. Magari anche offrendo di comprare per la scuola una rastrelliera da biciclette.

Ma questa è un’azione politica o amministrativa?

martedì 9 novembre 2010

Una borraccia di Sangiovese


Mi scuso con i lettori, ma l’ultima settimana è stata “densa” di avvenimenti che hanno in qualche modo ritardato l’aggiornamento del blog. In particolare c’e’ stato l’ingresso della nuova macchina fotografica (e l’impossibilità di scaricare le foto in quanto il programma per lo scarico non funzionava) e la ripresa di un minimo di attività con il flauto, quindi la riduzione degli spazi dedicati al blog… E aggiungerei la pianificazione di una gita per Cicloappuntamenti, che ha preso il suo tempo.

Sia come sia, il weekend ciclistico è stato attivissimo, anche se separato dal resto della ciclabilità romana.

Sabato mattina gli impegni familiari si sono annullati verso mezzogiorno, e quindi, dopo qualche esitazione, ho caricato la bici sulla macchina e mi sono diretto verso la Paliano-Fiuggi. Purtroppo non avevo fatto bene i conti con l’effetto giornata di sole, e quindi mi sono ritrovato bloccato in mezzo al traffico.

Sono arrivato alla base della pista alle due, non mangiato, e quindi alle 5 le (dopo circa 60 foto per provare la macchinetta in tutte le configurazioni possibili) ero ad Acuto a vedere il sole che tramontava. Romantico rientro nel crepuscolo, fino all’ultimo tratto fatto tutto con le luci di bordo. Molto formativo, indeed, specialmente se si considera che qua e là la pista è “protetta” da pali anti auto, con colori che vanno dal ruggine scuro al verde opaco… Ma un catarifrangente, non ce lo possono mettere?

Mentre ricaricavo la bici sulla macchina, a lato della Prenestina, è passato un ciclista locale che, nella più completa oscurità, procedeva vestito di grigio scuro, senza luci, con i soli catarifrangenti dei pedali… Un miracolo che l’abbia scampata, anche se la divinità che protegge i ciclisti ha chiesto un compenso il giorno dopo.

Tanta frenesia era dovuta al meteo catastrofico, diluviale, del favore giorno dopo (domenica), giornata nella quale avevo rinunciato a proporre il mio giro in favore di una proposta di Facebike nel Marturanum (it. 003 Paola & Gino).

Vedendo un certo miglioramento son partito per l’appuntamento (10:40 Barbarano), se non che alle 09:00 ricevo un messaggio di risposta che annullava la gita, e la ricollocava ad Ostia (che solo il nome mi deprime).

E sì che, in previsione della pioggia da sopra e del guado da sotto, avevo preparato almeno 4 kg di attrezzatura, compreso il portadocumenti stagno che uso in canoa.

Riprogrammo la gita e mi dirigo verso una location comoda (anche perché non avevo mappe al seguito), puntando alla classica Trevignano/Mola di Oriolo, sperando nella bontà di Giove Pluvio. In effetti la giornata si è srotolata bene, con la tappa obbligata, tra il bosco di e la Mola di Oriolo, alla “Bottega del Sapore” per un panino con la porchetta a complemento del pasto già in borsa.

Entrato nel negozio, per scacciare il grigio dell’autunno, mi è venuta voglia di un po’ di vino… ma non avevano nessuna bottiglia piccola. Abbiammo solo il vino alla spina, e solo bottiglie da 2 litri. LA che la folgorazione: E se svuoto la borraccia della bici, me lo date mezzo litro?

La risposta ha richiesto una lunga consultazione tra gli addetti, ma alla fine il buon senso ha prevalso: il Capo ha detto sì.

Quindi sono andato a prendere la borraccia dalla bici, ho bevuto un ultimo sorso (di acqua), ho gettato il rimanente, e ho fatto il pieno di Sangiovese rosso tra l’entusiasmo dei presenti (0.67 €).

Sangiovese che ha aiutato non poco ad alleviare l’umido della Mola, e a rendere più allegro il ritorno.

martedì 2 novembre 2010

Il Marziano che cadde (da fermo) sull’erba

Dopo il sabato passato a piccoli sgarrupi alla Caffarella, lunedì è stato dedicato ad un più serio allenamento nel complesso Villa Ada – Monte Antenne- Villa Glori, che conosco abbastanza bene. Un allenamento necessario, visto che durante l’estate tra canoa e cancello, di sgarrupi ne ho fatti ben pochi.

P

er “abbastanza bene”, intendo dire che ho percorsi consolidati che mi permettono di allenarmi anche i velocità. Anzi, uno di questi sabati pomeriggio vorrei invitare coloro che non vanno in gita ad un allenamento sui pendii di Roma Nord.

Purtroppo i percorsi tradizionali, anzi direi tutti i percorsi di Villa Ada, stanno subendo modifiche radicali a causa della moria di alberi. Manco fosse la foresta amazzonica! Con una differenza, che nella foresta amazzonica gli alberi li tagliano e se li portano via, a Villa Ada/Monte Antenne li lasciano a terra, molto romantico, con il risultato che i tortuosi percorsi concepiti per aumentare a dismisura la lunghezza dell’allenamento risultano impraticabili alla bicicletta.

Una delle deviazioni inaspettate mi ha tradito. Sul versa costa, monte Nord-Ovest di Monte Antenne, a mezza costa, mi sono bloccato accanto ad un albero che mi ha costretto ad uno sto inaspettato. Ero sbilanciato, e mi sono appoggiato con il piede a valle (errore gravissimo).

Neanche a farlo apposta mi sono appoggiato su di uno spesso strato di paglia, che ha ceduto di almeno dieci centimetri sotto il mio peso… mi sono inclinato e sono caduto, sperando di non beccarmi uno spuntone di ramo nelle costole. Non è successo nulla, per fortuna, e ho proseguito l’allenamento, dopo una breve sosta.

Bello il ritorno sotto la pioggia… dopo l’esperienza di Brussels, neanche me ne sono accorto.

domenica 31 ottobre 2010

Se la città (il Sindaco) si arrende ai prepotenti e agli indisciplinati


Leggevo or ora che a Roma ci sono circa 900 macchine per mille abitanti, contro una media Italiana di 550 ed una europea di 490.

Secondo alcune stime l’offerta di trasporto pubblico di Roma, parametrata alla densità di popolazione, è circa 50 volte inferiore a quella di Londra, 30 a quella di Parigi, un terzo inferiore a quella di Napoli.

Da qualunque parte la si guardi, è una catastrofe, secondo me di proporzioni tali da influire anche sul PIL nazionale.

Ad occhio da un ventesimo ad un decimo di punto l’anno.

Una catastrofe destinata a perdurare nel tempo, visto che il completamento della Linea C della metropolitana è ancora da definire.

Nel frattempo potremmo darci al tram, ma niente: tante fanfare per un piccolo spostamento di capolinea dell’8 a Piazza Venezia, quando la linea da San Pietro a Termini rimane ancora un miraggio.

E’ chiaro che il cittadino romano cerca di supplire con il trasporto privato alla mancanza di quello pubblico.

Purtroppo la d

ensità di popolazione è tale che il trasporto privato da solo non ha speranza di soddisfare i bisogni della città. Basta vedere il traffico nei giorni di sciopero dei mezzi pubblici.

Inoltre l’abuso di mezzo privato sta rendendo invivibile la città.

Nelle foto tre esempi:

  • Ingorgo dovuto alla riapertura al traffico privato di Viale Libia: nell’ora di punta le auto private si incolonnano e provocano gravi ritardi ai mezzi 80, 38, 3 93 che percorrono quello stesso tratto.

  • Parcheggio su marciapiedi a Piazzale Luigi Sturzo: le auto salgono sul marciapiedi, distruggendo gli scivoli di travertino tipici dell’EUR. Il posto c’e’, ma magari occorre camminare 10 minuti o pagare due euro (strisce blu).

  • Parcheggio abusivo alla Salita del Grillo. Il mezzo dell’AMA occupa tutto lo spazio disponibile. Rimangono bloccate le auto, le moto, le biciclette perché a fronte di doppio cartello di divieto di sosta con rimozione, parcheggia di tutto. (Piccola soddisfazione: nel blocco è incappata anche un’auto dei Vigili Urbani);

-

Potrei continuare, ma a che serve? Il Comune sembra abbia rinunciato, se mai lo ha avuto, a qualunque programma credibile di contenimento del traffico privato. e di fatto scoraggia il mezzo pubblico, rendendolo più lento e meno efficiente.

Con la stessa logica il tram non viene espanso, in quanto considerato incompatibile con la circolazione automobilistica. Per fare un capolinea a Piazza Venezia sembra che si stia facendo il Ponte di Messina.

I Vigili Urbani chiudono un occhio, talvolta tutti e due. Ormai intervengono solo se qualcuno li chiama, altrimenti i cittadini devono sbrigarsela da soli contro i prepotenti. Poi ci si meraviglia che finisce a botte. E qualcuno ci lascia la pelle, anche. Ma la forza pubblica dove sta? I Vigili?

Come dice oggi Monti sul Corriere, quanto tempo perduto. A Roma anche in idiozie come la Formula 1.

Per quello che vedo io il bilancio di Alemanno, almeno nel settore della mobilità e dei trasporti, è per adesso più di un fallimento, perché a supporto del trasporto pubblico, e della mobilità, in due anni è stato fatto ben poco, e le cose continuano a peggiorare.

domenica 24 ottobre 2010

Il Marziano prova Villo!, il bikesharing di Brussels


Alla fine non ho resistito e ho provato il Villo!, ovvero il bikesharing di Brussels. Che è un bikesharing coi cavoletti e controcavoletti di Brussels, anche se qualche piccola magagna l’ho scoperta immediatamente.

Le immagini sono di repertorio, ovvero non ho potuto scaricare le mie dal cellulare, e quindi mi servo nella rete.

Innazitutto il Villo! Ha tre abbonamenti: annuale (30€), Settimanale (7€) e giornaliero (1.5€). Già capite come sia flessibile. Io l’ho fatto per 1 giorno, costa meno che girare in bus.

Il biglietto si deve fare ai totem che stanno accanto alle stazioni. Anche per quello da 1.5 euro è necessario avere la carta di credito, infatti se ti freghi la bici o non la restituisci ti vengono addebitati 150€. Il che costituisce un buon deterrente.

Il miglior deterrente contro il furto è però la bici stessa. Più che un cancello è una porta corazzata. Pesantissima, ruota 26 da guerra, freni a nastro, è quanto di meno attraente per un ladro. Cammina, certo, e anche benino nelle distanze corte, ma ho dei seri dubbi che potrebbe essere utilizzabile a Roma, per via della difficoltà a farla camminare in salita.

Un’altra buffa peculiarità è che il cambio (a 7 marce) è al contrario dei nostri, ovvero le marce più potenti si ottengono ruotando la manopola verso l’avanti, quelle più veloci ruotando la manopola verso l’indietro.

Comunque sia ho preso tre bici nella mattinata, e tutte andavano bene.

La prima mezz’ora è gratuita e quindi, per pedalare l’intera mattinata ho fatto come consigliava la guida: ho cambiato la bicicletta ogni mezz’ora.

Tutto a posto, costa meno del bus, poi Brussels è una città “piccina”, quindi le distanze sono assolutamente umane.

Ma non tutto è perfetto: con il Villo! sono andato a trovare un amico che mi ha invitato a pranzo con la bici.

La casa era vicino ad una stazione della metropolitana, e così ero sicuro di trovare una stazione anche lì.

Invece nulla, e mi hanno confermato che le stazioni in periferia sono pochissime, e non come a Parigi.

Evabbe’, nessuno è perfetto, ma magari avere a Roma un bikesharing così!

sabato 23 ottobre 2010

Una gita al castello di Beersel con l’A-Group


Dovendo partecipare a due impegni di lavoro, uno venerdì e uno lunedì,, ed essendo già stato a Brussels lunedì e martedì scorsi, ho optato per rimanere a Brussels anche il weekend, sperando di riuscire a non rimanere due giorni da solo.

Purtroppo il tempo non è stato favorevole, ma comunque avevo deciso di andare a vedere la Foresta dei Sogni, un bellissimo bosco al margine sud-est di Brussels. Molte incertezze per il tempo, appunto, ma cmq mi sono diretto al noleggio di bici alle 10 di mattina, ora di apertura.

Mentre stavo lì, ho notato un gruppo che si stava assemblando… ho chiesto in maniera abbastanza spudorata che gita pensavano di fare e se mi potevo aggregare. Dopo una serie di confabulazioni tra l’organizzatrice (Veronique) e il capo gruppo (Jack, un colonnello dei paracadutisti in pensione) mi è stata data la luce verde, abbassando il costo del nolo della bici da 15 a 9 euro, perché ero diventato del gruppo.

Un po’ ero preoccupato, in quanto ero senza guanti e con attrezzatura un tantino raccogliticcia, infilata di contrabbando nella valigia. In cima alle assenze spiccavano i guanti ed i pantaloni impermeabili, indispensabili in una giornata di pioggia. Comunque non ho avuto freddo alle mani, e la pioggia non ha reso inservibili i pantaloni normali.

Il gruppo era di una ventina di persone, 70% ciclogirls, il programma leggero: circa 40 km nella campagna a sud-est di Brussels, traversando la Foresta dei Sogni, la quale foresta è bellissima, e vale la penna andarci. Ancora più bello è l’hinterland di Brussels, con magnifiche case monofamiliare curatissime, in un panorama di dolci colline.

Insomma abbiamo grato tutto il giorno, tra pioggerella e vento, fino a raggiungere e visitare il Castello di Beersel, molto bello, sotto la guida sicura di Jack. Ciclogirls molto lente, addirittura tre sono cadute. La prima e la più impressionante caduta è stata fatta dall’unica cubista del gruppo, nel bel mezzo di una discesella su asfalto. Ma non si è fatta male...

Per il resto impressionante il guidare in una nazione che cura il trasporto su bicicletta, quindi permesso ai sensi unici, zona davanti alle auto ai semafori, piste ciclabili –fuori e dentro carreggiata- come se piovesse, ed in effetti tutta la gita è stata sotto l’acqua.

Un grazie a tutti per la simpatica accoglienza e fatevi sentire se passate da Roma!

lunedì 18 ottobre 2010

Ecchevvordì? SOS Pista di Via Panama a Piazza Ungheria


Nella foto potete gustarvi le nuove strisce pedonali che uniscono la pista di Via Panama con il tratto di Piazza Ungheria.

E cosa vogliono dire?

Sembrano la scritta iniziale di Guerre Stellari: finiscono nel nulla, a metà marciapiedi.

E inoltre sembra che siano messe la’ senza tenere minimamente conto della pista.

Ma ci si può passare in bici oppure no?

Io per non sapere ne’ leggere ne’ scrivere, passo con la bici…

Certo, sembra di vivere in una contraddizione: da una parte si fa la pista ciclabile, dall’altra la si sabota con una segnaletica incoerente, che potrebbe anche essere pericolosa.

Invece andrebbe protetta da chi proviene da Via Panama e gira a destra con un bel cordolo, ed eventualmente qualche “banda rumorosa”.

A meno che non sia stato tutto fatto apposta…

domenica 17 ottobre 2010

Mancano si e no gli ultimi 100 metri…


Una ricognizione sulla pista del Tevere ha evidenziato che al completamento dell’asfaltatura mancano si e no un centinaio di metri… ovviamente sotto Castel Sant’Angelo, dove probabilmente occorre fare qualche operazione di sistemazione dei sampietrini prima di procedere con l’asfaltatura.

Da segnalare anche l’avanzamento del Ponte della Musica, che ormai unisce le due sponde del Tevere.

mercoledì 13 ottobre 2010

Forza Pubblica che non si espone

Qualche domenica fa esco di casa e trovo la Municipale che sta rimuovendo un’auto (una mini, ovviamente) da un passo carrabile accanto al mio portone. Ne approfitto e mi rivolgo al “pizzardone”:

- Guardi che macello: l’altro marciapiede è usato come parcheggio.

- Che vuole – mi fa lui – mi sembrano tutte auto di residenti. Se nessuno protesta noi non interveniamo.

- Ma guardi, dovreste intervenire tutti i giorni.

- Lei faccia un esposto e vedrà che interveniamo.

In queste quattro battute c’e’ il dramma romano. La forza pubblica, che dovrebbe difendere il cittadino dalla prepotenza, interviene solo “a chiamata”. E’ vero che le battaglie minoritarie non sono mai state popolari in Italia, ma qui parliamo di un marciapiede permanentemente occupato da una tribù di furbi… anzi, si fottono il marciapiede per parcheggiare. Lo fottono a me, a voi.

Ovviamente a me non costa niente mandare un esposto. Con l’esposto mi espongo a litigare con tutti quelli che girano in strada, perché quando i vigili poi vengono, state certi che diranno a quelli delle auto multate:

- Che volete, c’e’ uno che protesta… siamo costretti a venire…

sottintendendo che per parte loro sarebbero (ben) lieti di lasciar perdere. Carità, mica ho paura, ma il principio che i Vigili non intervengano spontaneamente anche di fronte a violazioni così sfacciate mi fa impazzire! Bei tempi quando gli addetti della STA potevano multare anche le auto in sosta irregolare fuori dalle strisce blu.

Circa 20 anni fa era andata meglio. A quell’epoca abitavo poco distante, in una strada dove gli automobilisti avevano preso la brutta abitudine di parcheggiare a spina di pesce sul marciapiede, fino ad appoggiarsi con lo spigolo dell’auto ai palazzi. Con il piccolo appena nato, ci trovammo sempre in mezzo alla strada con la carrozzina. Alla zona venne assegnato un vigile.

Gli parlai e mi rispose: adesso li raddrizzo io.

Nel giro di una settimana tutti si misero a parcheggiare correttamente, e da allora non hanno sostanzialmente smesso di farlo.

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domenica 10 ottobre 2010

Col "cancello" da Capranica a Civitavecchia

La vecchia Ferrovia che da Caprinica a Civitavecchia è un po’ il refugium peccatorum del ciclista romano.

Io però non l’avevo mai percorsa tutta e così ho deciso, di getto, di gettarmi nella piccola e scontata impresa.

Prima di questa gita ero arrivato solo fino alla stazione di Bandita di Barbarano, mentre con una gita di cicloappuntamenti ero risalito da poco più in giù, fino a Capranica.

Stavolta, invece tutta, e pure col cancello, visto che la consideravo non abbastanza impegnativa per portarci la bici da fuoristrada.

Inoltre il cancello è così pesante (in pura billetta di ghisa) che trasforma ogni semplice passeggiata in una specie di eroica.


Sono rimasto letteralmente affascinato dalla veduta del Mignone dal ponte.

Un vero paradiso, dove mi prometto di ritornare con la bici “seria” (che comunque costa sempre 5 volte meno della peggiore Cube).

La sorpresa è stata, invece, la difficoltà della pista dal Mignone in poi, e soprattutto le pietraie dell’ultimo pezzo (ho seguito l’itinerario di Paola e Gino, soprattutto per ricongiungermi alla rete viaria dopo l’ultima stazione).

Infatti il mio cancello, malgrado l’impostazione di guida molto aggressiva, non è molto cittadino, e non ne è uscito un granchè bene. Ho leggermente storto il cerchio posteriore, e ho pattinato su di un paio di fondi sabbiosi, soprattutto a causa della gomma anteriore che è liscia da strada.

Inoltre ho avuto molto imbarazzo nel guadare un paio di pozzanghere olivedolci… e lunghi tratti sommersi nelle gallerie.

Per quanto riguarda l’ultimo pezzo, ho seguito appunto l’itinerario di Paola e Gino, che però è stato evitato da tutti i gruppi che mi seguivano, i quali non mi hanno sorpassato e li ho trovati tutti alla stazione di Civitavecchia.

In effetti quell’ultimo pezzo non mi è piaciuto per niente, e se devo essere sincero, verso la fine del tracciato anche le gallerie hanno cominciato a darmi sui nervi.

In effetti il vantaggio del tratto di Paola e Gino è che minimizza il percorso su strada, e seguendolo ho avuto un piccolo premio: al guado del corso d’acqua (ridotto ad una serie di pozzanghere, ho trovato un magnifico airone (era grigio… cenerino?) che si è sollevato dall’acqua, con silenziosa maestosità, di fronte ai miei occhi.

Purtroppo non sono stato abbastanza veloce con la macchina fotografica
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venerdì 8 ottobre 2010

Parte l’asfaltatura del terzo, ed ultimo, tratto della pista del Tevere.

Giovedì mattina, ho deciso di percorrere la pista del Tevere per andare in ufficio.

Che meraviglia nel vedere che non solo stavano iniziando a rimuovere i cumuli di immondizie lasciati dall’estate romana, ma che era iniziata l’asfaltatura del terzo, ed ultimo, tratto della pista.

Ne erano stati completati già almeno due o trecento metri, percorribili, e “le maestranze” stavano accingendosi a continuare il lavoro spruzzando il bitume preliminare sui sampietrini.

Ovviamente tutti temiamo che la pista realizzata in modo così sbrigativo, duri solo lo spazio di un inverno.

D’altra part e non è destinata ad essere percorsa da mezzi particolarmente pesanti. Speriamo dunque che si conservi liscia e percorribili per molti anni ancora… e che comunque sia oggetto di manutenzione quando servirà.

Occorre però riflettere sul significato del completamento di una tale infrastruttura. Percorrendola non avevo dubbi… niente auto, niente smog, niente buche, niente semafori, niente stop-and-go. Nessuno di quei fenomeni che piagano le altre piste.

Se non fosse per le due interruzioni a Via Capoprati e al Ponte dell’Industria, offrirebbe una stupenda via per percorrere Roma da un capo all’altro senza interruzioni di sorta.
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mercoledì 6 ottobre 2010

Bici sulla metro

Spett.le Assessorato alla Mobilità,
sono ormai molti anni che utilizzo la bicicletta come mezzo di trasporto in città. Non l'unico, ho anche l'auto, ma quando posso prendo la bici, che è più rapida ed economica.

Nell'uso quotidiano sarebbe molto utile poter usufruire, magari fuori dagli orari di punta, del trasporto su metropolitana. Tornerebbe molto utile in caso di pioggia imprevista, o di copertura di grandi distanze.

E' molto importante anche per aumentare l'efficienza della poca metropolitana che abbiamo.

Sto vedendo che la richiesta espandere l'orario, come me, a cuore di molti altri utenti della bicicletta.

E la bicicletta è un mezzo di trasporto sempre più popolare, anche a causa della cronica inefficienza del servizio di trasporto di superficie, che tra le altre cose è massacrato dalle infrazioni delle auto -innanzitutto la sosta in doppia fila- che il Comune si guarda bene dal reprimere in maniera adeguata.

Spero pertanto che possiate a breve espandere l'orario di trasporto sulla metropolitana delle biciclette anche alla mattina e al pomeriggio.

Cordiali saluti

martedì 5 ottobre 2010

Sistemata la trincea della Salaria

Una notizia positiva: la brutta Trincea antibici segnalata di fronte al nuovo edificio dei Mnopoli di Stato sulla Salaria è stata sistemata.

Evviva

domenica 3 ottobre 2010

Roma Ciclista – Programma 2010 –2011

Arrivato Ottobre, è tempo di rimboccarsi le maniche e preparare il programma ciclistico per il nuovo inverno.

Quello del 2009-2010 lo vedete ancora (per poco) a destra. Qualcosa è stato fatto, sono le voci blu.

Ricapitoliamole:

- sono stati asfaltati due tronconi su tre della pista del Tevere. Non è poco, e si spera che anche il terzo seguirà a breve;

- è stato completato l’attraversamento della pista a Via Cilicia

- il bike sharing è stato esteso al III Municipio.

Ancora di più è la circostanza che è stata ripresa la manutenzione della viabilità ordinaria, e quindi da ciclista si viaggia molto meglio.

Se altro è in marcia (le azioni in verde), altro ancora aspetta e… spera. Sono i carry-over, i trascinamenti, del 2009. Elenchiamoli:

a) Il Ponte sulla pista Roma Nord. Quella è una vera vergogna. Non solo la pista è interrotta da almeno due anni, non sono in vista lavori di riparazione e nessuno si è preoccupato di allestire un microbo di itinerario alternativo per collegare i due tronconi. Usque Tandem?

b) I passaggi ciclopedonali. I ciclisti romani ancora aspettano di capire se c’e’ una logica nelle differenze tra un passaggio ciclosemaforico e l’altro, ovvero capire dove si spinge la bici a mano e dove no.

c) Espansione bike-sharing: per ogni passo avanti, due indietro. Che altro c’e’ da dire?

Quindi direi che al primo posto dovremmo mettere queste voci, che “avanzano” dall’anno scorso. Ma la vera “roba” di quest’anno, quale sarà? Io suggerisco di riferirsi al Piano Quadro della Ciclabilità del Comune di Roma, e precisamente alla pagina 19, dove si trova lo specchietto degli interventi già finanziati.

Vediamoli nel dettaglio:

a) Pista Roma Fiumicino (Fattibilità)

b) Dorsale Aniene Ponte Fomentano P.te Mammolo (Esecutivo)

c) Pista V. del Mandriane (Esecutivo)

d) Pista Tor Fiscale-Parco degli Acquedotti (Esecutivo)

e) Pista Cervelletta Togliatti (Appaltata)

f) Pista Papiria Nobiliore (Esecutivo)

g) Pista Aguzzano Borraccia San Basilio (Definitivo)

h) Pista Appia Caffarella (Esecutivo)

i) Pista Torvergata Tor Bella Monaca (Appaltata)

j) Pista A.V. Roma Napoli (Opera di Compensazione TAV)

k) Pista Monte Ciocci Valle Aurelia (Opera di Compensazione TAV)

l) Piste XII Municipio (Appaltata)

m) Piste Roma Metropolitane XII Municipio (Appalto EUR-Tor De Cenci)

Non conosco esattamente il significato pratico dei vari termini. Non so se sia meglio definitiva, esecutiva o appaltata. Appaltata mi sembra meglio, decisamente.

Alcune di queste piste sono già in fase di realizzazione, mi pare quella di Roma Metropolitane.

Comunque sono un bell’elenco. Avete altre idee per l’anno prossimo?

sabato 2 ottobre 2010

I ladri di biciclette vanno trattati come i ladri di cavalli nel West

Uno dei capolavori del cinema italiano, Ladri di Biciclette, ha avuto un terribile effetto sul ciclismo in Italia. Il ladro di biciclette viene ormai sempre trattato come un povero Cristo da compatire, invece che come un vigliacco che spara sulla crocerossa, ovvero porta via povere biciclette indifese.



I danni sociali del furto di biciclette sono notevolissimi. Infatti uno dei problemi più seri per chi vuole utilizzare la bicicletta è il rimessaggio. Solo pochi fortunati dispongono di posti sicuri dove lasciarle, e spesso anche i cortili condominiali e le cantine sono violate.




Per la bicicletta poi il problema è peggiore che per altri mezzi di trasporto.

Infatti se per andare in macchina non sono necessarie Ferrari o Porsche, la qualità della bicicletta, la sua leggerezza e funzionalità, varano molto al variare del prezzo.



Pertanto sono convinto che i ladri di biciclette debbano essere equiparati ai ladri di cavalli nei film di Cowboy, impiccati senza tanti complimenti, magari al Pincio in occasione di un bel ciclopicnic… Pensate con un opportuno avviso su cicloappuntamenti!

Magari sulle pagine "Scampagnate e Gite"...



In alternativa, il reato di furto di biciclette, come qualsiasi altro reato perpetrato sui mezzi di trasporto pubblico, dovrebbe essere aggravato da una clausola di pericolosità sociale.


Per gli immigrati una clausola speciale: decuplicazione della pena. Infatti se sei venuto da un paese straniero, magari anche parecchio lontano, proprio per fregare le nostre biciclette, è giusto che ti si faccia un mazzo così.


Non vi pare?

PS.: sto preparando anche due posti sui ladri di canoe e quelli di flauti dolci, altre categorie di criminali pericolosissimi
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