mercoledì 12 novembre 2008

Presto, compriamoci un’altra automobile!

Facendosi la barba si sentono un sacco di notizie. Per questo noi uomini siamo generalmente più informati. Tra una tragedia umanitaria in Africa e una turbolenza scolastica, mi ha colpito la notizia della crisi dell’industria automobilistica… meno 26%, nel 2008.

Sarà stato per l’acqua scrosciante, non ho capito esattamente a cosa si riferisse il mitico 26%. Se al fatturato dell’industria, al numero delle unità vendute… Se si riferisse al venduto fino ad ottobre, etc. etc.. Comunque la quantità è imponente.

Una nota comune in tutti gli excursus utopici quali il mitico “La città senz’auto” quando Ripa di Meana era Commissario Europeo all’Ambiente, è il non saper riconvertire l’industria automobilistica… In questo è identica all’industria bellica. Prendiamo il rapporto tra trattori e carri armati. Dal punto di vista industriale non c’e’ paragone. Quanti trattori ci vogliono per arare un campo di 500 ettari… supponiamo 4. Quanti carri armati ci vogliono a difendere lo stesso campo? Dipende da quanti ne ha il nemico. Se ne ha 100, magari 120…

L’industria automobilistica beneficia di ragionamenti analoghi. L’auto è in genere molto surdimensionata rispetto alle reali esigenze di trasporto. Sappiamo che è uno status symbol (vedi I SUV) e che le sue prestazioni ormai travalicano le qualità guidatorie del proprietario. I benefici ci sono: le auto moderne sono oggetti magici… veloci, silenziose, sicure e potenzialmente molto parche nei consumi, sicuramente molto di più delle loro progenitrici. Provate a guidare una FIAT 124 e vedrete… e anche più economiche, almeno a parità di prestazioni.

Ora però l’industria dell’auto potrebbe starci stretta. In tempi di crisi generale, riaprmiare sull'auto, rimandarne la sostituzione, è una delle soluzioni classiche. I fabbricanti di auto, poverini, si trovano in un terribile dubbio: devono continuare a proporre al mercato modelli da soddisfazione o ripiegare su modelli da trasporto razionale? Sbagliare questa scelta può significare il fallimento e la povertà per decine di migliaia di famiglie, nonché un duro colpo all’economia della nazione.

Insomma, dovremmo tutti, a questo punto, pensare a cambiare l’auto, anche noi Marziani. In effetti la mia è del 1993. Fu fatta all’epoca tutta a mano da un artigiano austriaco, tal Herr Opel. Era tanto bella che la chiamò “Astro”, ma il primo proprietario, sensibile al fatto che l’auto è femmina, e che “Astro” nel traffico te ne tira troppe appresso, la ribattezzò “Astra”. Era tanto bella che tantissimi me l’hanno copiata, anzi credo che da qualche parte ci sia una fabbrica cinese che ne abbia fatte molte decine di migliaia di copie.

Malgrado funzioni accettabilmente, credo che sia arrivato il momento di cambiarla, magari approfittando dei ribassi… Aiutiamo l’industria dell’auto.

Spero che diano almeno una bicicletta in omaggio (mi pare lo facciamo la Mercedes e la Ferrari).

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